L'Editoriale / Bergamo Città
Giovedì 02 Settembre 2021
La politica estera
e gli interessi nazionali
Immediata apertura di corridoi umanitari? Accoglienza solo di donne e bambini o anche di uomini? Senza limiti o contingentata? Sono i quesiti su cui si dividono i partiti. La destra si fa scudo dell’Europa per non scaricare sull’Italia il peso dell’accoglienza, la sinistra vuole che il Belpaese si confermi campione dell’accoglienza. E i nostri interessi nazionali? Chi se ne occupa? È la solita storia. La politica estera subordinata alla politica interna, il calcolo elettorale prima di tutto e sopra tutto. Così è stato anche recentemente, con la Libia. Avevamo un dittatore, sì un
dittatore, Gheddafi, che però ci garantiva una posizione privilegiata nelle forniture di gas nonché una protezione dall’immigrazione incontrollata e noi cosa facciamo? Offriamo a Francia e Inghilterra il nostro contributo alla sua destituzione. Era questo il nostro interesse nazionale? Non è così che si comportano gli altri Stati, che siano democrazie o dittature. Gli Stati Uniti, culla del capitalismo, hanno accettato, finché non è diventato per loro troppo oneroso, di fare i gendarmi del mondo, pur di confermare il loro status di prima potenza mondiale. La Cina, patria eletta del comunismo, in barba all’internazionalismo operaio di cui dovrebbe essere banditrice, si prodiga invece a occupare ogni spazio lasciato libero dall’Occidente pur di allargare la sua influenza politica ed economica con l’esplicito intento di scalare la vetta del potere globale.
L’Italia è un piccolo Paese, non può certo nutrire ambizioni più grandi delle sue modeste forze. Ma una politica estera coerente con i propri interessi, questo lo può fare: quando, per fare un esempio, abbiamo deciso di accodarci alla Nato o all’America in un’operazione di «peace keeping» ci siamo mai chiesti a che pro mettevamo a repentaglio la vita dei nostri militari? Ne abbiamo guadagnato almeno in prestigio internazionale? A guardare da come ci tratta l’Egitto (e dalla solidarietà che ci è mancata sia dall’Europa sia dai nostri alleati Nato) nello sporco affare della tortura e uccisione di Regeni e nella carcerazione preventiva, scandalosamente infinita, di Zaki, non si direbbe.
Di quale sia l’interesse nazionale nelle varie occasioni si può - si deve - ovviamente discutere e duellare. L’importante è che si abbia sempre di mira l’interesse nazionale e non il tornaconto di partito. Vecchio vizio dei partiti, quello di sguazzare nelle risse, tenendo gli occhi fissi sul prossimo appuntamento elettorale, senza mai preoccuparsi delle prossime generazioni. Ma è colpa anche dei media, dell’opinione pubblica e - perché non ammetterlo? - di noi stessi elettori che non dell’interesse nazionale, ma nemmeno dell’elementare idea di comunità nazionale ci siamo mai curati. Pesa su di noi un processo di costruzione della nazione (il «Nation building») non certo ben riuscita, voluta da una conventicola di massoni in una nazione di cattolici, così come della costruzione dello Stato («State Building»), risultato inviso alle masse popolari, cattoliche e socialiste, e a interi territori, in particolare al Meridione. Grava anche su di noi come un macigno la tragedia sofferta l’unica volta in cui è stato messo in gioco , «l’interesse supremo della Nazione» (che poi era solo l’ambizione mussoliniana di riportare «l’impero sui colli fatali di Roma»). Sappiamo com’è andata a finire. Da allora dire nazione è equivalso a tradirsi nostalgici del colonialismo del Ventennio, in una parola a dirsi fascisti. Non ci siamo accorti che nel frattempo abbiamo perso l’ombrello degli Usa che per più di mezzo secolo ci ha tenuto al riparo da sgradire sorprese.
Non abbiamo preso coscienza del fatto che s’è aperta una nuova epoca nella vita internazionale, che il multipolarismo non è fatto per le piccole patrie, che quindi noi (non noi italiani, ma noi europei) o ci attrezziamo culturalmente, politicamente, e anche militarmente per diventare una grande nazione continentale o faremo sempre più fatica a salvaguardare i nostri interessi nazionali.
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