La pandemia
e le istituzioni

Le crisi sociali provocano fatalmente effetti di smarrimento nella collettività. Non sorprende, sotto molti aspetti, che emergano (a vario livello e in modo diverso) comportamenti inusuali e preoccupanti, poiché ciò non fa altro che rendere palesi le ansie e, a dir meglio, le paure tra la gente. È ciò che sta accadendo nei confronti della pandemia da coronavirus. Desta però legittima preoccupazione l’esistenza e il diffondersi di alcuni fenomeni di pura irrazionalità. O – volendo essere più espliciti – di totale imbecillità. Nell’annuale Rapporto del Censis si afferma che ben tre milioni di italiani affermano che il Covid non esiste.

L’autorevolezza della fonte porta a ritenere che il dato non sia lontano dal vero. In tal caso siamo di fronte ad opinioni totalmente prive di fondamento. Si può ritenere che il vaccino sia rischioso e si può, di conseguenza, decidere di non vaccinarsi. Anche a dispetto delle cifre che mostrano l’utilità di sottoporsi alle vaccinazioni per evitare al massimo la possibilità di ammalarsi di una malattia pericolosissima e, non di rado, letale. Ma è inconcepibile negare la realtà. Allora cosa sarebbero le luttuose file di camion pieni di persone, decedute a causa del Covid, che hanno fatto vedere al mondo intero cosa stava accadendo a Bergamo e nella Bergamasca intera nella primavera dello scorso anno?

Negare la realtà, oltre ad essere segno inequivocabile di mancanza di raziocinio, è anche un oltraggio alle vittime del Covid, ai loro cari e ai cittadini tutti. Tale pericoloso fenomeno ha le sue radici principalmente nell’ignoranza e, nel contempo, nella scarsa fiducia nella scienza e nelle istituzioni pubbliche. Non credere nel valore della scienza e rifugiarsi nella credulità popolare, ovvero ritenere che ciò che vedono intorno ad essi sia frutto di un «complotto» mondiale delle case farmaceutiche o di altri poteri «occulti» è fenomeno molto difficile da sradicare. Essere scettici - nonché spesso apertamente ostili - nei confronti delle istituzioni politiche e sanitarie chiama in causa, diretta e indiretta, proprio le istituzioni. A tutti i livelli, da quello centrale (il Governo e il Parlamento) a quelli locali (le Regioni, i Comuni, le strutture sanitarie).

Su questo punto è lecito interrogarsi, chiedendosi se le scelte siano sempre state coerenti ed adeguate, partendo in ogni caso da un dato incontrovertibile: le misure adottate dal Parlamento e dai governi dalla primavera del 2020 ad oggi hanno permesso al Paese di fronteggiare con efficacia uno tsunami di inaudita violenza e pericolosità. Non meno importante è stato l’apporto di tutti coloro che – tanto sulla frontiera ospedaliera della lotta al virus, quanto nelle retrovie del lavoro di approvvigionamento e di aiuto materiale – hanno dato dimostrazione di capacità abnegazione, spirito civico, sacrificio spinto anche alle conseguenza estreme. Si può, quindi, ritenere scontato che, in questa vera e propria guerra contro un nemico tanto invisibile quanto implacabile, il Paese abbia offerto al mondo intero l’immagine di un popolo responsabile, al punto da ricevere ripetute attestazione di stima da parte di autorità di altri Paesi.

Nello stesso tempo non si possono chiudere gli occhi sulla persistente esistenza di una «minoranza rumorosa» (perché di esigua minoranza si tratta) che continua a fomentare - in primo luogo attraverso i social - sentimenti di sfiducia e di odio verso i poteri pubblici e di contestarne continuamente l’operato. Che i gruppi di esagitati No-vax siano manovrati da estremisti fascisti o da delinquenti comuni è noto. Ma ciò non basta. Se una pecca può rinvenirsi nell’azione dei governi fin dalla primavera dello scorso anno, è l’efficacia della comunicazione rivolta ai cittadini. Siamo stati quasi travolti dalla quantità delle informazioni, dal confronto quotidiano sulle televisioni, dall’incessante scontro di opinioni su quasi tutto, da essere costretti a concludere che non vi è stata finora una regia capace di orientare nel modo giusto - nella persistenza della pandemia - i comportamenti della gran parte dei cittadini, che non chiedono altro che chiarezza da parte dei pubblici poteri.

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