L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 24 Dicembre 2019
La luce del Natale
trasforma la vita
Le luci si accompagnano alla notte del Natale, silenziosa invocazione di interiore illuminazione e di diffusa luminosità. Abbiamo bisogno di luce, non soltanto per accendere la festa del Natale, ma soprattutto per penetrare il mistero della vita. I cristiani invocano la luce dello Spirito e custodiscono quella della Parola, che apra gli occhi e li renda capaci di riconoscere nel loro oggi la presenza amorosa e liberante di Dio. È questa luce che li conduce alla grotta di Betlemme e in quel Bambino venuto alla luce della storia dell’uomo, li rende avvertiti dell’Emmanuele, il Dio con noi.
In questi giorni abbiamo assistito alla consegna di due lampade simboliche: la prima è la «Luce della Pace di Betlemme». A Betlemme, nella Basilica della Natività, una lampada arde da secoli sul luogo che ricorda la nascita di Gesù. Sono le nazioni del mondo a provvedere l’olio per alimentare la fiamma. Dal 1986 su iniziativa della Radiotelevisione Austriaca, uno scout, nei giorni precedenti il Natale, accende una fiamma dalla lampada e la porta in aereo a Vienna. Da qui la luce viene distribuita in tutta Europa attraverso l’impegno degli scouts. La Luce della Pace arriva in Italia a Trieste, dove viene accolta e, attraverso la collaborazione di molti, raggiunge diverse città. Grazie agli adulti scouts di Bergamo, da diversi anni arriva anche da noi, e viene collocata nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna, dove ognuno può attingere a questa lampada.
Questo simbolo affonda le sue origini in una leggenda che ha attraversato i secoli. Si racconta che, al tempo delle crociate, un soldato aveva avuto la folle idea di portare a Firenze la fiammella di un cero che brillava nella grotta di Betlemme. Il vento, la pioggia, il freddo, il sonno, i briganti avevano congiurato per spegnere il fuoco sacro, ma invano. Dopo mille avventure, il soldato arrivò finalmente a Firenze. Era la notte di Natale e, grazie a lui, tutte le lampade di Santa Maria del Fiore furono accese con la fiamma venuta dalla grotta di Betlemme. Il soldato aveva adempiuto il suo voto, ma soprattutto aveva scoperto il vero senso della vita. Tutta la sua brutalità di soldato era stata consumata da quel fragile fuoco che aveva dovuto difendere, senza poter difendere se stesso, occupato com’era a protegger la tremolante fiammella posta nelle sue mani.
Il segreto del Natale è rappresentato da questa trasformazione: l’uomo, nella luce del Natale di Gesù, rivela a se stesso la sua vera natura, una natura capace di amare e dunque di superare il confine della difesa di sé e del proprio particolare, per proteggere e promuovere un bene più grande, un bene per tutti e, scoprendosi così, egli rinasce, ritrova fiducia, si scopre della razza di Dio. La luce rivela all’uomo che è capace di giustizia e di pace: non è un sogno, una fiaba, un’illusione, perché Dio, nella nascita di Gesù, lo ha fatto entrare nella sua famiglia.
In questi giorni, un’altra luce è stata consegnata ad Assisi al Presidente della Repubblica italiana: si tratta di un premio in forma di lampada che viene assegnato a personalità il cui impegno per la pace viene particolarmente riconosciuto. Il Presidente, a sua volta, l’ha attribuito a l’Italia nel suo insieme, con, tra le altre, queste parole: «In un periodo in cui si assiste a numerosi e gravi conflitti e focolai di guerre regionali, a contrasti e scontri crudeli a carattere etnico, o per motivi pseudoreligiosi, in un periodo in cui rischiano di venir meno limiti agli armamenti nucleari e in cui si vedono sviluppare armamenti in tante parti del mondo vi è bisogno di un grande impegno per la pace, di una grande educazione alla pace. Credo di poter dire, qui nella casa di San Francesco, che questa educazione ha un punto di partenza che si può esprimere con un semplice termine: insieme. Conoscersi, rispettarsi, apprezzarsi, operare insieme per il comune progresso».
Il ricordo della nascita di Gesù e, per i cristiani, il mistero che continua a rigenerarli, è ben rappresentato da queste «fiammelle di Natale», piccole come un bambino che nasce, ma capaci di illuminare la storia del mondo, nel momento che non restano sole come le stelle, ma si riuniscono insieme. Allora non solo illuminano, ma scaldano e trasformano la vita, a cominciare dalla storia personale di ciascuno. Molti uomini e donne oggi, dicono di non credere in Dio: Dio invece continua a credere nell’uomo, al punto da diventarlo. Perciò custodiamo ad ogni costo la fiammella del Natale, come il soldato che per la prima volta la portò da Betlemme.
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