La logica di Caino, la denuncia del Papa

MONDO. È l’era della non pace quella che descrive magistralmente Jorge Mario Bergoglio nel Messaggio per la prossima Giornata della pace.

È l’era dei conflitti, dei trattamenti disumani, del degrado ambientale, di un’informazione che genera colpevole confusione, del rigetto di ogni dialogo e di una diplomazia senza fascino, l’era dello scandalo inaudito dei finanziamenti in armi, mai così cospicui nella storia dell’umanità. In una sola parola l’era dell’ingiustizia. Alla vigilia del Giubileo Francesco pubblica un Messaggio che si alza come un’invettiva, ultimo appello per scongiurare la catastrofe. La spinta verso un destino comune di fratellanza e unità si è fermata, per non dire naufragata del tutto.

La scorciatoia delle grandi semplificazioni

Oggi la domanda di guerra terrorizza il mondo, ma pochi ne sono consapevoli, perché si preferisce la scorciatoia delle grandi semplificazioni, del contrappunto di buoni e cattivi, giusti e ingiusti cosicché ognuno possa trovare il suo posto dal lato che ritiene conveniente e opportuno della storia. La logica di Caino trionfa ovunque e gode del sistema di semplificazioni che lucidano interessi particolari, sfruttamento, finanza canaglia, bramosia del possesso fino a stabilire perimetri dell’odio autorizzato.

La globalizzazione del rancore

È un sistema drammatico quello che descrive il Papa nel Messaggio e la sua denuncia illumina uno stato ormai fisiologico nel quale è finito il mondo dove contano solo le rivalità economiche e geopolitiche e il ciclo perverso della globalizzazione del rancore che ha sostituito l’indifferenza. Eppure la matassa è talmente ingarbugliata e le spiegazioni talmente approssimative, pasticciate e dissennate, ancorché alimentate dal cortocircuito dei media, che si sta generando una sindrome di giustificazione e autoassoluzione in molti cittadini e istituzioni, un passo verso l’arrendevolezza e lo svuotamento di ogni responsabilità personale e pubblica rispetto a quelle che il Papa definisce, riprendendo un concetto di Karol Wojtyla, «strutture di peccato».

Oggi non sono più dovute «all’iniquità di alcuni, ma si sono per così dire consolidate e si reggono su una complicità estesa». È una sindrome pericolosissima, che ha assunto non solo

Attenti alla trappola di confondere il bene comune con il bene personale

le forme del posizionamento politico, legittimo o illegittimo, ma in questi ultimi anni anche le forme di una collocazione dell’anima, una sorta di posizionamento antropologico, che legittima comportamenti e pensieri sciagurati di una parte dell’umanità contro un’altra. Così tutto è permesso, ideologie dominanti, legislazioni malvagie, ambizioni scellerate personali e pubbliche, diritti e doveri stravolti, rappresaglia come unica soluzione all’orrore e alla disperazione.

Bergoglio è l’unico che smaschera la dinamica, avverte sulla follia di semantiche e di comportamenti che portano dritti alla trappola di confondere il bene comune con il bene personale. Il Messaggio aiuta a ritrovare il filo nella matassa di nefandezze planetarie del «villaggio globale interconnesso», a riscoprire i debiti che abbiamo per la crisi climatica, l’eclissi delle democrazie, la pace, la giustizia, l’uguaglianza dei popoli, che intrappolano quelli più poveri.

Nessuna persona viene al mondo per essere oppressa

Dal debito internazionale a quello ecologico tra Nord e Sud del mondo, dall’aborto all’eutanasia alla pena di morte, ad una nuova «architettura finanziaria globale», al superamento della retorica della sicurezza sottraendo denaro alla finanza armata per costituire un Fondo mondiale per il cibo, l’istruzione, la sanità, il Papa indica come sciogliere l’egoismo imputato di tutte le guerre capitaliste. La Giornata della pace apre il Giubileo, un anno per convincerci che, sollecita Francesco, «nessuna persona viene al mondo per essere oppressa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA