L'Editoriale
Lunedì 18 Novembre 2024
La lezione spagnola sul clima che cambia
MONDO. Un disastro annunciato aggravato da spaventose incapacità e colossali inadempienze delle autorità; una pericolosa deriva politica finita nelle mani di facinorosi; il volto della Regina profanato dal lancio di fango.
Piange il cuore a vedere la Spagna in ginocchio. E non ci si capacita come un Paese - nei decenni post franchisti esempio e modello di successo per l’intero Vecchio continente – sia incappato in una sciagura del genere. Ma c’era da aspettarselo che la natura prima o poi avrebbe presentato il conto. Spaventosa è stata la calata di cemento, soprattutto dall’inizio del nuovo secolo, in una realtà in cui la speculazione edilizia l’ha fatta da padrone.
La furia dell’acqua
È vero: siamo di fronte a fenomeni ambientali diversi da quelli del passato ingigantiti dai cambiamenti climatici. E nessuno avrebbe mai potuto immaginarsi che Dana avrebbe potuto riversare oceani d’acqua in poche ore in aree così geograficamente piccole.
È vero: siamo di fronte a fenomeni ambientali diversi da quelli del passato ingigantiti dai cambiamenti climatici. E nessuno avrebbe mai potuto immaginarsi che Dana avrebbe potuto riversare oceani d’acqua in poche ore in aree così geograficamente piccole
La Spagna di oggi è, però, totalmente differente da quella che avevamo negli occhi da ragazzi negli anni Ottanta. Si è arrivati perfino a costruire grattacieli in riva al mare, le coste sono state deturpate quasi ovunque e i letti dei fiumi, solitamente secchi, rimpiccioliti. In breve, scarsa è stata l’attenzione prestata al rischio ambientale fino ad arrivare, in alcuni casi, all’incoscienza, che spesso sconfina nell’irresponsabilità criminale.
E questa volta il famoso «stellone» di coniazione italica, compagno di vita da decenni anche dei fratelli iberici, non ha salvato la Spagna. Anzi. Proprio perché non succede mai niente o quasi non ci si è preoccupati più di tanto.
L’errore di valutazione
Troppo tardi così si è mosso chi avrebbe dovuto avvertire la popolazione di fronte al pericolo incombente di una tempesta d’acqua del genere, provocata dal surriscaldamento eccessivo del mar Mediterraneo. Apparentemente è stato fatto un errore di valutazione.
A parte l’impreparazione a fronteggiare un’emergenza di tali proporzioni, le ragioni vanno ricercate nelle spaccature politiche, nel dissidio tra Governo centrale a trazione socialista e quello autonomo di centro-destra, da cui è uscita in estate l’estrema-destra di Vox
Ma poi la gente come avrebbe risposto all’allarme lanciato dai tecnici, dalle solite «Cassandre», in un Paese in cui non piove mai? E quale politico avrebbe potuto dare credito ai tecnici, arrivando a fermare la vita quotidiana?
Ci sono, tuttavia, anche altri aspetti che colpiscono in questo dramma. Su tutti. Come è possibile che la «macchina» dei soccorsi abbia impiegato tre giorni a livello nazionale per mettersi in moto? I pompieri francesi sono arrivati a Valencia prima di quelli spagnoli. Dove erano i mezzi meccanici per levare il fango dalle strade?
A parte l’impreparazione a fronteggiare un’emergenza di tali proporzioni, le ragioni vanno ricercate nelle spaccature politiche, nel dissidio tra Governo centrale a trazione socialista e quello autonomo di centro-destra, da cui è uscita in estate l’estrema-destra di Vox.
I continui litigi politici
Da dopo le parlamentari anticipate del 2023 la Spagna è un Paese sull’orlo di una crisi di nervi: lo scontro è frontale e i toni troppo accesi. Così, invece, di unirsi ora per fronteggiare una sciagura del genere si è continuato a litigare, facendo il gioco degli estremisti. L’arena politica si è trasformata in uno stadio da corrida.
Ecco la vergognosa pagina di Paiporta con il fango lanciato contro la coppia reale, andata a sincerarsi di persona sull’accaduto, e desiderosa di consolare il proprio popolo. Contestare è lecito; usare la violenza no! Quali immagini di questa tragedia rimarranno nella storia? Certamente quelle delle distruzioni, della morte, delle proteste civili di migliaia di persone, del lavoro delle decine di migliaia di instancabili volontari e delle scopette con cui i soldati pulivano le strade dal fango. Una domanda: ma dov’erano le ruspe?
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