La guerra in Ucraina: tecnologie e verità

La campagna elettorale sembra volersi tenere volontariamente alla larga dalla politica estera, ribadendo il provincialismo di una certa Italia molto ombelicale.Uno scarto inaccettabile, tanto più in presenza di due gravi crisi internazionali vicine e dagli esiti imprevedibili: la guerra russo-ucraina e l’ulteriore destabilizzazione della Libia dopo la nascita di un secondo governo (illegale) e l’assalto al Parlamento. Il conflitto d’attrito nel Paese invaso dalle truppe del Cremlino non dà segni di cedimento, anzi.

I recenti attacchi dell’esercito di Kiev alla Crimea, segnano un’escalation nella regione annessa unilateralmente a Mosca da Putin nel 2014, senza che allora i militari ucraini battessero ciglio. C’è poi la grave questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Europa, occupata dalle truppe russe e al centro di combattimenti che rischiano di metterne a rischio la sicurezza con conseguenze devastanti. Le parti in guerra si rimpallano la responsabilità sul ricorso a ordigni nella zona.

Sul fronte della propaganda, vengono intanto in soccorso le nuove tecnologie. L’«Osint» in particolare - ovvero l’utilizzo di immagini satellitari commerciali, strumenti di geolocalizzazione, tracciamento dei voli, comunicazioni in chiaro, post sui social media, produzioni video, software di riconoscimento facciale e analisi vocale - sta giocando un ruolo fondamentale ma spesso sconosciuto nel conflitto. Grazie a questo sistema complesso, gli esperti sono riusciti a scoprire in anticipo un tentativo delle autorità filorusse delle Repubbliche autoproclamate di Donetsk e di Lugansk di attribuire alle forze armate ucraine un attacco contro civili russi. Investigando sui dati di un video girato il 18 febbraio, sette giorni prima dell’invasione, gli analisti hanno dimostrato come la sua diffusione fosse un tentativo pianificato di innescare le ostilità dipingendo l’esercito di Kiev quale aggressore.

Secondo l’analista Caroline Rose, uno dei più rilevanti esempi del ruolo dell’«Osint» nell’individuazione dei crimini di guerra è il caso di Bucha. Quando i militari di Kiev entrarono nella cittadina a 30 km dalla capitale, dove si era consumato un eccidio, hanno subito identificato una serie di corpi. Una volta emerse le foto delle atrocità, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov parlò di «una messinscena architettata» a seguito della ritirata del Cremlino il 30 marzo. Ma le immagini satellitari di «Maxar Technologies» hanno mostrato come almeno 11 corpi fossero sparsi per le strade oltre tre settimane prima della partenza delle forze armate di Mosca.

Metodi simili sono stati impiegati anche il 9 marzo scorso, quando i militari russi hanno bombardato l’ospedale pediatrico di Mariupol. Di fronte alle immagini di donne che evacuavano in barella, i funzionari del Cremlino definirono le foto dei falsi accusando le pazienti di essere attrici. Ma anche in questo caso le tecniche di «Osint» hanno contribuito a limitare la propaganda russa. I droni invece hanno ripreso camion degli invasori impegnati a trasportare salme di ucraini estratte dalle macerie del teatro di Mariupol, bombardato dal Cremlino lo scorso 16 marzo, in fosse comuni scoperte ancora grazie ai droni. Quel raid fu negato da Mosca ma le foto, come la carta, «cantano». Morirono 600 persone.

Intanto il fronte diplomatico è in stallo. A tessere la tela di un possibile negoziato è il presidente turco Recep Erdogan, che si può permettere di esplicitare il suo sostegno a Kiev alla quale vende droni ad uso militare e di mantenere buoni rapporti con la Russia sul fronte energetico, commerciale e bancario. I soldi e la furbizia levantina possono (quasi) tutto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA