La guerra in Ucraina: ora Putin si gioca tutto

Esteri. La tempesta si avvicina. Non appena il tempo atmosferico lo permetterà, inizierà una nuova fase della campagna militare, forse quella decisiva nei piani dei rispettivi Stati maggiori. Russi e ucraini si stanno ora preparando sia a respingere una temuta offensiva nemica sia a sfondare le linee avversarie.

Chi avrà la meglio disporrà a quel punto di ottime carte per un ipotetico tavolo negoziale. Mosca sta addestrando i suoi 300mila mobilitati nelle regioni limitrofe al confine ucraino: Voronezh, Kursk, Belgorod. Ma non le basta e sta cercando munizioni e uomini ovunque. Dopo gli ennesimi colloqui tra Putin e Lukashenko, alcuni esperti ritengono che pure militari bielorussi - inquadrati però nelle Forze armate federali - parteciperanno alla campagna. La Russia sta inoltre pensando di utilizzare le armi più moderne a disposizione, in particolare i carri armati «Armata» e gli aerei-caccia ultimo modello che finora non sono mai usciti dai confini nazionali, temendo che potessero finire in mani nemiche. In 11 mesi di conflitto si è dato fondo agli arsenali sovietici, tenendo le riserve migliori per un possibile scontro con l’Alleanza atlantica. A questo punto l’obiettivo del Cremlino sarà quello di completare l’acquisizione del Donbass e di riprendersi i territori di Kherson e Zaporizhzhia fino al fiume Dniepr.

Di segno opposto sono le intenzioni di Zelensky, in lotta contro la corruzione interna, che spera di buttare fuori i russi dai confini nazionali, spezzando per prima cosa le linee di rifornimento federale dalla Crimea a Melitopol. I tank occidentali, la cui fornitura è stata appena confermata da Joe Biden dopo colloqui con gli alleati tra cui Giorgia Meloni, servono proprio a questo. Ad attaccare.

Dopo aver fermato l’offensiva russa con droni e bazooka leggeri anti-carro, Kiev si è difesa per mesi con le artiglierie e ha condotto una campagna dentro alle trincee, come nella Prima guerra mondiale. Adesso lo scenario cambia. Così, per la prima volta dalla fine della Guerra fredda, armi pesanti occidentali (dopo i lanciarazzi Usa Himars) oltrepasseranno la frontiera orientale tedesca dell’Oder. Ecco spiegata la ragione per cui rappresentanti russi parlano apertamente di avvicinamento alla Terza guerra mondiale, sperando di dividere europei ed americani e sapendo bene che se le cose si dovessero mettere male in Ucraina l’attuale Amministrazione al Cremlino entrerebbe in crisi a pochi mesi dalle presidenziali del marzo 2024.

Le opposte schermaglie propagandistiche vanno di pari passo con quelle diplomatiche. Russi da una parte, estoni e lettoni dall’altra hanno espulso i rispettivi ambasciatori. Il Baltico è in subbuglio con i finlandesi che - fiutando il pericolo - accelerano l’adesione alla Nato, mentre la Turchia frena su quella degli svedesi, per questo semestre detentori della presidenza Ue. Ma alla fine Ankara - irritata per una manifestazione a Stoccolma in cui alcuni estremisti hanno bruciato dei Corani, a tre mesi e mezzo da consultazioni in cui Erdogan si giocherà il potere - si schiererà con chi le fornirà maggiori convenienze.

A questo punto sorgono spontanee due domande. È possibile fermare questa follia? C’è un modo di restarne fuori? In entrambi i casi le risposte sono negative. La Russia si sta giocando il ruolo di potenza nel XXI secolo e Putin, l’ha ribadito recentemente, non farà sconti a nessuno. Di qui la scelta Usa e tedesca di consegnare loro tank a Kiev. «La Nato - ha messo le mani avanti Biden - sostiene l’Ucraina, ma non è contro la Russia». Ma al Cremlino ci crederanno?

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