L'Editoriale
Domenica 13 Ottobre 2019
La giustizia fallibile
che persegue i sistemi
Sistema è parola che, usata in ambito giudiziario, rimanda a una serie di relazioni ampie e durature con finalità criminale. È suggestiva, ma spesso applicata a priori e non alla fine di un percorso investigativo con riscontro di fatti che certifichino la giustezza del ricorso a quel termine. Si parlò di «sistema Sesto» tangentizio a proposito dell’inchiesta che coinvolse tra gli altri l’ex sindaco di Sesto ed ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, morto mercoledì scorso. A conclusione delle indagini il teorema del «sistema Sesto» fraudolento si sciolse come neve al sole: assolti i nove imputati.
Ma intanto Penati rimase inguaiato nell’inchiesta per anni e si ammalò di tumore, anche per le sofferenze profonde patite in quel periodo infernale. Fu pure scaricato dal suo partito, il Pd, per il quale si era speso tanto.
In Italia non è in voga la preoccupazione per le persone coinvolte ingiustamente in inchieste giudiziarie, tra patimenti e esistenza rovinata, che può restare tale anche dopo l’assoluzione. Qualcuno si è tolto la vita mentre era in carcerazione preventiva (quindi ancora innocente) non reggendo l’urto della cella, altri si ammalano di depressione e non ne escono più. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nel precedente governo riuscì ad ottenere la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio: eppure i processi prescritti sono solo il 9% del totale, ma lascia indifferenti invece che il 50% siano indebiti.
Quest’estate si è parlato di sistema anche a proposito del caso Bibbiano, l’inchiesta della procura di Reggio Emilia denominata «Angeli e demoni». Nove bambini tra i 5 e 14 anni sarebbero stati sottratti ai genitori naturali sulla scorta di testimonianze e relazioni falsificate, per essere poi affidati ad altre famiglie che percepivano una somma mensile (prevista per legge). In base all’accusa, i minori erano costretti a ricordare fatti mai avvenuti. Gli indagati sono 29, tra assistenti sociali, il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (Pd), gli ex sindaci di Montecchio Emilia e Cavriago, i terapeuti della onlus Hansel e Gretel di Moncalieri (Torino) ai quali erano stati affidati il servizio di psicoterapia e corsi di formazione. Le accuse vanno dalla frode processuale all’abuso d’ufficio, fino alle lesioni sui bambini.
Il Tribunale dei minori di Bologna ha proceduto in questi mesi a una verifica, dalla quale è emerso che rispetto ai procedimenti contestati dalla procura di Reggio, 7 bambini su 9 erano già stati restituiti alle loro famiglie prima che scattassero le misure cautelari. Prima, non dopo. Al contrario di quello che molti media hanno raccontato, volendo presentare il rientro in famiglia come riparazione a un errore. I giudici nella maggior parte dei casi prendevano decisioni contrarie alle richieste dei servizi sociali. Decidendo, nei 7 casi, per un rientro a casa. Restano tuttora fuori famiglia due bambini dei 9 citati, sulla cui situazione un nuovo consulente sta svolgendo ulteriori accertamenti. Di fronte alla gravità della vicenda sollevata dall’inchiesta, è stata svolta una verifica su tutti i fascicoli dei minori per cui negli ultimi due anni gli incriminati servizi sociali della Val d’Enza avevano fatto una segnalazione e ipotizzato l’allontanamento dalla famiglia.
Su 100 segnalazioni, in 85 casi il Tribunale aveva deciso di lasciare il minore nel proprio nucleo. Solo in 15 casi i giudici hanno scelto per l’allontanamento del bambino dal nucleo familiare. Di questi 15, in 8 casi i genitori non hanno fatto ricorso, quindi nei fatti riconoscendo la necessità di quella decisione. Contro le sentenze di allontanamento sono stati presentati invece 7 ricorsi, tutti respinti dalla sezione minori della Corte d’Appello. La conclusione sgonfia l’esistenza del sistema, di cui non facevano parte senz’altro i giudici minorili, che nel percorso dell’affido hanno un ruolo decisivo. Ciò non cambia la gravità di eventuali abusi, fosse anche uno solo. Ora la Procura di Reggio dovrà esprimersi sui casi in sospeso. Ma non siamo di fronte a «decine di migliaia di bambini portati via alle loro famiglie per fare quattrini», come è stato ripetutamente detto nei mesi scorsi da politici di primissimo piano, o «tolti ai genitori e addirittura sottoposti a elettroshock» come disse Luigi Di Maio riprendendo una notizia falsa. L’effetto di questa caccia alle streghe, come ha riportato «Avvenire», è però pesante: adesso è diventato quasi impossibile trovare una famiglia affidataria e anche interventi ordinari degli assistenti sociali.
Alla Camera è in discussione una riforma dell’affido, con aspetti controversi. La diffusa conflittualità familiare, fino ai casi di divorzi burrascosi, porta i minori ad essere usati come oggetto delle controversie, alle quali vanno sottratti. Solo nell’8% dei casi segnalati c’è abuso sessuale e nell’80% il maltrattamento è trascuratezza. Va quindi cambiata anche la cultura suggestiva ed emotiva che allontana dall’accertamento dei fatti. Ma è in generale che il nostro sentire comune sulla giustizia va rettificato (tanto più se ci sono di mezzo minori) improntandolo alla prudenza, che non è la cifra dei pavidi, ma una virtù.
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