L'Editoriale
Martedì 14 Gennaio 2025
La corsa all’Artico va presa sul serio
MONDO. Le affermazioni di Donald Trump sono tutt’altro che una boutade da campagna elettorale e, di fatto, riaprono la corsa alla colonizzazione dell’Artico.
Già una quindicina di anni fa la Russia - con i forzieri ricolmi di «petrodollari» - aveva accampato presunti diritti sulla regione. La questione era poi finita al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Adesso, dopo che si è scoperto che i cambiamenti climatici sono più rapidi di quanto si pensasse nelle zone glaciali, le grandi potenze regionali si stanno posizionando come meglio possono per farsi valere nel prossimo futuro. In palio vi sono la sicurezza internazionale nell’emisfero settentrionale, incommensurabili risorse naturali e il famoso passaggio a Nord-Est-Ovest (presto libero dai ghiacci) per il commercio marittimo sulla rotta tra Asia e mercati occidentali e viceversa.
In palio vi sono la sicurezza internazionale nell’emisfero settentrionale, incommensurabili risorse naturali e il famoso passaggio a Nord-Est-Ovest (presto libero dai ghiacci) per il commercio marittimo sulla rotta tra Asia e mercati occidentali e viceversa
Nell’ottica di Donald Trump gli Stati Uniti si devono rimettere in moto dopo essersi fermati alla colonizzazione dei territori continentali nel XIX secolo. La mastodontica Groenlandia, terra con poco più di 50mila abitanti, è un obiettivo a portata di mano. Il «tycoon» newyorkese adduce ragioni di «sicurezza nazionale», benché l’isola più estesa al mondo abbia, già nella pratica, anche se non ufficialmente, un posto nel «Norad», il North american aerospace defense command. A causa delle tensioni con il Cremlino, nel gennaio 2023 alcuni F-35 sono stati parcheggiati nella locale base Usa di Thule. Un sistema di radar e di postazioni garantisce a Washington informazioni «live» preziose. Fino ad oggi la Groenlandia è stata vista più come un’estensione dell’Europa che del Nord America. Le varie operazioni militari Usa sono infatti gestite dall’«Eucom», il Comando europeo americano, e non dal «Norad». La ragione è che finora si era data importanza strategica all’isola sotto l’aspetto marittimo: le navi e i sottomarini, prima sovietici e oggi russi, che entrano in Atlantico devono per forza transitare nello specchio di mare fra la Groenlandia, l’Islanda e il Regno Unito. Ed è qui che sono localizzati. Ora l’attenzione si sposta all’aspetto aereo-missilistico.
L’obiettivo di Trump
Con le sue dichiarazioni Trump mira ad anticipare le mosse russe e cinesi, che potrebbero soffiare sull’indipendentismo della popolazione Inuit locale, come già successo in passato in Scozia e in Catalogna. Gli americani tentano anche di ridurre il controllo di Pechino a livello globale sulle terre rare (nel 2023 il 68,75%), fondamentali per produrre i microchip. Sfruttare a queste latitudini le risorse energetiche - petrolio e gas - è presto: le tecnologie utilizzabili sono oggi troppo costose o devono essere perfezionate. La Russia, che possiede la costa più lunga nell’Oceano glaciale, ha ribadito al neo inquilino della Casa Bianca che l’Artico è una sua zona di interesse strategico nazionale. Negli ultimi anni Mosca ha investito nella costruzione di nuovi rompighiaccio, alcuni ad energia nucleare. Oggi ne ha una sessantina. Il suo obiettivo più ravvicinato è rendere navigabile il transito marittimo a Nord-Est, già parzialmente usato nei mesi estivi. L’Europa appare incerta sul da farsi - ma non è una novità - e priva di una visione lungimirante. Francia, Germania e Danimarca hanno reagito seccamente alle parole di Trump. Lo stesso ha fatto il Regno Unito, pensando più al Canada che alla Groenlandia, facente parte del Regno danese dal 1814, ma che gode di ampia autonomia dal 2008.
Negli ultimi anni Mosca ha investito nella costruzione di nuovi rompighiaccio, alcuni ad energia nucleare. Oggi ne ha una sessantina
Serve con urgenza ai Ventisette una «road map» artica. Proprio in Groenlandia l’Ue potrebbe trovare quelle terre rare di cui è drammaticamente sprovvista.
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