La cordialità ritrovata
nei rapporti con l’Europa

Non sappiamo ancora quale incarico assumerà tra i componenti della Commissione europea Paolo Gentiloni: potrebbe essere la delega alla Concorrenza ricoperto dalla liberale danese Margrethe Vestagen, se non addirittura il commissariato agli Affari economici che fu del francese Pierre Moscovici. Dunque di sicuro sappiamo che si tratta di una nomina di assoluto rilievo (oltretutto, per il nostro candidato ufficiale, si parla anche di un ruolo da vicepresidente). E infatti l’incontro a Bruxelles con la presidente Ursula Von der Leyen, che il 10 settembre presenterà la sua squadra, si è svolto in un clima di grande cordialità.

Il clima è cambiato tra Italia ed Europa, è inutile negarlo. Non si può certo minimizzare, sul piano dei rapporti internazionali, il fatto che il Conte bis sia radicalmente diverso dal precedente esecutivo, anche se il timoniere è rimasto lo stesso. Quasi si trattasse di un abito double face, il premier ha indossato i panni di un forte euro-atlantismo gradito alle Cancellerie dell’Unione, alla Casa Bianca (resterà agli atti il famoso tweet di Donald Trump «forza Giuseppi» in suo favore) e agli ambienti della finanza. Lo testimonia anche lo spread, il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, tornato ai bassi livelli dello scorso anno. La cosa ci permetterà di risparmiare dagli 800 milioni ai due miliardi di euro solo quest’anno.

Non è difficile spiegare perché questo bagno di benevolenza dei leader europei e occidentali. In particolare c’era una frase che aveva allarmato i leader dell’Unione: quell’appello ai «pieni poteri» reclamato, forse un po’ ingenuamente, dal leader dei sovranisti europei Matteo Salvini. Un allarme che è arrivato fino al Colle del Quirinale. L’essere arrivati a una compagine che ha tenuto fuori le formazioni sovraniste verrà ricompensato da Bruxelles. Probabilmente gli eurocrati saranno più elastici nei confronti del nostro deficit, anche perché il nuovo governatore della Banca Centrale Europa ha promesso di continuare la politica monetaria espansiva del suo predecessore Mario Draghi. Se poi Gentiloni dovesse occupare addirittura la poltrona degli Affari economici, la possibilità di sforare sul deficit aumenterebbe ancora di più. Il 10 settembre il ministro dell’Economia italiano Roberto Gualtieri interverrà alla sua prima riunione con i colleghi dell’Eurozona all’Eurogruppo del 13 settembre a Helsinki, e parteciperà poi anche al suo primo Ecofin, il summit dei ministri economici, previsto il giorno dopo, sempre nella capitale finlandese. Sapremo se avremo la conferma che qualcosa è cambiato.

Inutile stupirsi o gridare al complotto. Anche la politica internazionale, che è l’espressione del voto alle europee, dove i sovranismi hanno vinto ma non hanno sfondato, rimanendo minoranza, ha le sue regole di scambio, le sue benevolenze e i suoi diplomatici giochi di squadra, per quanto si possa gridare alle dietrologie e ai giochi di potere. In questo contesto entra a far parte della Commissione l’ex premier del Pd Paolo Gentiloni, che va idealmente ad affiancarsi al compagno di partito David Sassoli, eletto presidente del Parlamento europeo. La scelta di alto profilo di Gentiloni, una delle prime attuate dal nuovo governo giallo-rosso, è letta da molti come un chiaro segnale lanciato a Bruxelles dell’intenzione del premier Conte, già fin dal suo insediamento, di riprendere un dialogo costruttivo con le istituzioni europee dopo un anno e mezzo di attacchi e polemiche accese dal precedente governo a trazione Lega-Cinque Stelle. Insomma, la stessa storia politica dell’ex premier discendente del conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, autore del patto che «sdoganò» i cattolici nella vita politica, rappresenta la volontà del governo di dare all’Europa un’immagine diversa dell’Italia, recuperando i rapporti deteriorati dalla compagine guidata da Salvini e Di Maio e rilanciandone la vocazione europeista. Con quali risultati, è ancora presto per saperlo. Anche perché uno dei due, quello che andò a Parigi a solidarizzare con i gilet gialli, è rimasto nel governo e fa addirittura il ministro degli Esteri. Tutto può accadere in un futuro prossimo.

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