Italiani disciplinati
Pregiudizi all’estero

Il comportamento degli italiani in questa tragica crisi Covid 19 contraddice il luogo comune. L’italiano allergico alle regole è narrativa diffusa. Tanto radicata da indurre due mesi e mezzo fa i nostri vicini europei a declassare una tragedia a comparsata. Si sono scusati per bocca della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ma ormai era troppo tardi. Il pregiudizio era prevalso. Adesso fuori dai confini si scopre un’Italia disciplinata e composta nel lutto. È una dote che gli italiani stessi non si ascrivono ma che nei momenti opici riemerge. Niente illusioni, la ritrosia ad un codice di vita disciplinata rimane. Si pensi solo al problema del sindaco di Firenze che dopo aver finalmente convinto i suoi concittadini a indossare la mascherina e i guanti, adesso si deve dar da fare per toglierli dalla strada. Molti infatti, fatto l’uso, la buttano dove capita.

Un vizio antico che si fatica a debellare. Ma è un fatto che il divieto di fumare nei luoghi pubblici in Italia è passato in modo naturale . La gente si espone al freddo all’esterno dei locali per l’amata sigaretta ma non protesta. In Austria o Germania ancor oggi si fatica a far passare il concetto. Si pensa che limiti la libertà individuale. Il diritto di cosa fare della propria salute il cittadino del Nord Europa lo riserva a se stesso. Vuole strutture pubbliche funzionanti, prevenzione ma alla fine decide lui. Lo vediamo in Svezia dove ci si affida alla responsabilità individuale e si definisce il danno senza dare limitazioni ai cittadini. Si difendono e tutelano le categorie più deboli o esposte ma per il resto tutto come prima. I morti ci sono, e anche tanti, ma l’idea è che si sarebbero stati comunque e che quindi non andava aggiunta alla sciagura sanitaria anche quella economica.

Del resto in Germania Angela Merkel nei suoi messaggi alla nazione non ha mai imposto, ha sempre solo chiesto a nome di tutti di rispettare le regole del distanziamento sociale. Le mascherine ancor oggi non sono obbligatorie e al Bundestag i deputati parlano senza bavagli alla bocca e rispettando, sì e no, la distanza di due metri . Come dice Wolfgang Schäuble, presidente del Bundestag e coscienza politica e morale della nazione: prima la dignità dell’uomo. Il che tradotto vuol dire prima la libertà di disporre della propria vita.

Quando in Italia scatta il momento della disciplina ecco che nei Paesi germanici succede il contrario. Sono di questi giorni le proteste in diverse città tedesche contro le restrizioni anti-contagio. Si accusa il governo di limitare le libertà individuali e la privacy. Questo spiega anche perché il tracciamento dei contagiati attraverso una app dedicata incontri difficoltà di approvazione a livello politico. In Gran Bretagna il premier Boris Johnson ha dovuto sperimentare sulla propria pelle come questo virus non è una banale influenza. Memorabile la sua conferenza stampa dove spiegava che la via britannica era l’immunità di gruppo.

In America non si danno pace di dover interrompere l’ attività economica e scendono in piazza perché in Usa se si lavora si può essere curati, ma se si è disoccupati e si prende il virus, all’ospedale non si va. In Italia nei momenti tragici della sua storia la bussola che orienta il comportamento dei cittadini è l’ umanesimo cristiano. La solidarietà nel bisogno è il sentimento di chi percepisce i limiti della dimensione individuale e si rimette alla pietà del prossimo. Ed è ciò di cui il popolo italiano ha sentito in Europa la mancanza nelle prime settimane del contagio. Un’ identità culturale che si perde nel tempo e che nel messaggio cristiano ritrova i comuni costumi e il desiderio di riscatto

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