Italia, nuove reti per l’energia

I contraccolpi energetici ed economici della crisi ucraina, che si sono aggiunti tra l’altro a una situazione di prezzi già in rialzo dallo scorso anno, sono stati al centro dell’incontro bilaterale a Washington tra il presidente del Consiglio italiano Draghi e il presidente degli Stati Uniti Biden fin dalle prime battute.

Draghi ha fatto subito riferimento alla necessità di continuare a lavorare per la «sicurezza energetica» dei rispettivi Paesi, poi ha ricordato come «l’invasione della Russia ha fatto salire il prezzo del gas a livelli molto alti», per questo motivo «c’è bisogno di un tetto al prezzo del gas a livello europeo. E c’è bisogno - ha aggiunto - che l’Europa sia unita nel gestire anche finanziariamente le sfide che abbiamo davanti: la difesa, la ricostruzione dell’Ucraina, i costi della crisi». Biden ha risposto congratulandosi con il nostro premier per quanto fatto sul fronte della diversificazione energetica, quindi ha annunciato che gli Stati Uniti sono pronti ad accrescere la produzione di petrolio e di gas naturale liquefatto (Gnl) per sopperire ai mancati approvvigionamenti energetici dalla Russia. Entrambi i leader, al termine del colloquio a porte chiuse, hanno riferito infine di aver ragionato su misure utili a «rimodellare i mercati energetici globali».

È ben comprensibile perché si ponga tanta enfasi sul tema dell’energia, specie da questa parte dell’Atlantico dove gas e petrolio non abbondano a differenza di quanto avviene negli States. I prezzi di elettricità e gas alle stelle, se prolungati ancora nel tempo, rischiano di provocare strappi irreparabili nel tessuto economico e sociale dei nostri Paesi. Diversi settori industriali europei, negli ultimi decenni, hanno perso terreno rispetto alla concorrenza asiatica o americana, vuoi per i maggiori costi sostenuti (per esempio sul lavoro) vuoi per la minore dinamicità (per esempio su innovazione e Ict in particolare). Un aggravio ulteriore delle bollette energetiche potrebbe spiazzare definitivamente i nostri produttori nella competizione globale. Il Governo italiano per ora è intervenuto, in maniera opportuna, attutendo l’impatto su famiglie più povere e imprese maggiormente colpite. Tuttavia occorre prendere atto che una «fiscalizzazione» perpetua di simili rincari non sarebbe alla portata di nessuno, figurarsi di uno Stato - e di un continente - indebitato come il nostro.

Siamo dunque di fronte a un rischio di natura eminentemente economica che può avere ampi riflessi politici e diplomatici, considerato che un peggioramento generalizzato della performance economica potrebbe erodere il consenso politico e dell’opinione pubblica che sono vitali per la tenuta dell’alleanza occidentale di fronte all’aggressione russa (e in prospettiva all’assertività cinese). Il Governo italiano, a detta di molti analisti anche internazionali, si è mosso con solerzia per individuare un nuovo corso energetico - e non era scontato che avvenisse - e per avviare interlocuzioni con altri Stati-fornitori di gas e petrolio alternativi alla Russia. Per non vanificare tale sforzo, ora tutto il nostro Paese - inclusi cittadini e istituzioni locali - dovrà compiere una rivoluzione in un campo in cui di raro abbiamo brillato. Dovremo predisporre cioè per tempo le infrastrutture necessarie a raggiungere l’obiettivo, dalle nuove reti che servono per trasportare l’energia rinnovabile (che non sempre può essere prodotta lì dove serve) ai nuovi rigassificatori per trattare maggiori quantità di Gnl proveniente dall’estero, da Stati Uniti e altri Paesi. Il Governo italiano punta a installare due nuovi rigassificatori galleggianti al largo delle nostre coste, uno a inizio 2023 e uno a fine 2023, ma già montano opposizioni localistiche e di breve respiro. In Germania, l’attuale esecutivo Scholz punta a quattro nuovi rigassificatori, due dei quali da connettere alla rete già entro fine anno. E per facilitarne l’installazione, Berlino ha avanzato una proposta di legge che prevede tempistiche straordinariamente brevi per studi di impatto ambientale e permessi vari. Un testo legislativo cui potrebbe essere utile guardare se vorremo davvero diversificare le nostre fonti di approvvigionamento rispetto a Mosca, far progredire la transizione energetica verso le rinnovabili, e fare tutto questo in tempo utile per non compromettere la tenuta economica e democratica del Paese.

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