Investimenti e consumi
Italia sopra le attese

La ripresa dell’economia italiana, dopo il tonfo causato nel 2020 dalla fase iniziale e acuta della pandemia da Covid, è più sostenuta delle attese. Lo ha certificato il Governo approvando, lo scorso 29 settembre, una nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza che prevede un tasso di crescita del 6% alla fine di quest’anno. Ieri è arrivata l’ennesima conferma, con dati ancora più ottimistici: secondo il Rapporto di previsione sull’economia italiana del Centro studi Confindustria, a fine anno il Pil nazionale crescerà del 6,1%, poi del 4,1% nel 2022. Un’«ampia revisione al rialzo», scrivono i ricercatori di Viale dell’Astronomia, dovuta all’impatto meno grave del previsto della variante Delta del Sars-CoV-2 e a una campagna di vaccinazione capillare ed efficace.

Già l’anno prossimo, la ricchezza prodotta dal Paese dovrebbe tornare complessivamente ai livelli pre-pandemia, recuperando del tutto il pesante calo dell’8,9% registrato nel 2020, anche se tale risultato sarà raggiunto con qualche mese di ritardo rispetto agli altri principali Paesi europei.

Al di là di questa serie pur importante di dati, il rapporto degli industriali si spinge oltre, descrivendo il tipo di espansione economica in corso. Da qui emerge, per esempio, che i consumi privati degli italiani stanno finalmente «subentrando all’export come traino della risalita, a fianco degli investimenti». Per dare un’idea dello shock dal quale ci avviamo lentamente a uscire su questo fronte, basti guardare alle statistiche sui nostri risparmi. Oltre a quegli italiani che hanno subito un brusco ridimensionamento delle proprie entrate e quindi della propria capacità di spesa, c’è un’altra parte della popolazione che - sia per precauzione, sia perché costretta da lockdown e restrizioni varie - ha risparmiato più di prima, riducendo di conseguenza i propri consumi. La propensione al risparmio - cioè la quota del risparmio delle famiglie in rapporto al reddito – prima della pandemia si aggirava attorno all’8%, è salita fino a una media del 15,8% per tutto il 2020, e solo ora sta scendendo (12,9% nel secondo trimestre 2021). È come se queste risorse iniziassero a «scongelarsi» per rientrare in circolo nell’economia.

Non solo consumi. Secondo il pensatoio della Confindustria, gli investimenti sono infatti «la componente più forte della domanda interna nel biennio di previsione. Sono previsti aumentare del 18,3% nel 2021 e del 9,6% nel 2022». Finora si è trattato soprattutto di investimenti in costruzioni, specie in abitazioni grazie agli incentivi fiscali per le ristrutturazioni decisi dal Governo e in fabbricati anche in ragione dei finanziamenti europei. Nei prossimi mesi ci si attende che si rafforzino pure gli investimenti in impianti, macchinari e mezzi di trasporto.

Il centro studi degli industriali valuta poi la performance delle diverse attività produttive, sulla base del valore aggiunto creato. Il comparto più in forze, anche rispetto alla fine del 2019, è sempre quello delle costruzioni. Segue la categoria «informazione e comunicazione» che comprende servizi, come quelli informatici, la cui domanda ha accelerato nel corso della crisi (si pensi a tutto l’«indotto» dello smart-working).

Cosa aspettarsi dalla composizione della crescita nei prossimi mesi? Innanzitutto un prolungato rimbalzo verso l’alto di consumi interni e scambi con l’estero (specie nei servizi, vedi alla voce turismo), affiancato da un aumento di spesa e investimenti pubblici grazie al dispiegamento delle risorse di Next Generation Eu. Dalla ripresa della pandemia alle difficoltà di reperimento delle materie prime, le incognite non mancano - avvertono da Confindustria - ma questo è oggi lo stato dell’arte.

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