L'Editoriale
Lunedì 03 Febbraio 2025
Intelligenza artificiale, i pericoli geopolitici
MONDO. Per gli americani è stato come il ronzio del Vostok con a bordo Jurij Gagarin nell’aprile 1961. Anche i cinesi possono oggi produrre efficienti piattaforme di Intelligenza artificiale e per di più lo possono fare a basso costo, questa l’amara sorpresa.
Il predominio occidentale nel settore tecnologico è messo in discussione dall’inattesa apparizione di «DeepSeek» - prodotto di una minuscola start-up di Hangzhou - tanto che l’indice Nasdaq ha subito un brusco dimensionamento. Lasciando da parte le questioni tecnico-finanziarie e quelle sulla privacy, confrontare le piattaforme occidentali in circolazione con «DeepSeek» aggiunge ulteriori preoccupazioni a chi osserva questa incontenibile rivoluzione comunicativa globale e solleva perplessità di altro genere.
La censura e l’Intelligenza artificiale
Basta digitare innocenti domande su argomenti «borderline» che si pone il classico dito nella piaga. Interrogativi come - «Chi è Mao?», «A chi appartiene Taiwan?», «Cosa è successo nel 1989 a piazza Tienanmen?», -provocano rallentamenti nella piattaforma cinese fino alla comparsa della scritta in inglese «Scusa, ma non sono sicuro di come affrontare questo tipo di domanda. Parliamo d’altro». In quelle americane si ricevono, invece, risposte su argomenti scomodi come «chi ha ucciso John Kennedy?». Tale inatteso diniego svela un primo aspetto, ossia il tentativo di non parlare di questioni divisive, tipico di certe autocrazie, in cui la versione dei fatti è sempre una e la narrativa è quella approvata dal potere.
La storia in discussione
Il dubbio in tali realtà non deve esistere: quella è la «verità». Logico è che spiattellare certe «verità» ad un pubblico diverso, per di più occidentale, rischia di provocare dei boomerang commerciali sulla scelta di una piattaforma piuttosto che un’altra. Meglio non rispondere, evitando il confronto. Anche perché un pubblico di specialisti occidentali chiederebbe subito su quali fonti primarie e su quali testimonianze dirette è basata tale «verità». E poi: sono state fatte le relative verifiche? Quali studi sono stati svolti? Nell’epoca in cui, soprattutto grazie alla loro ampia capacità di diffusione, i nuovi mass media non tradizionali tentano di imporre le narrazioni e le post verità sulla veridicità dei fatti quotidiani, assistiamo adesso alla concretizzazione del rischio di vedere addirittura le culture e le scienze essere messe seriamente in forse o mistificate se tali piattaforme di «Ai» dovessero finire nelle mani sbagliate di gestori senza scrupoli.
Già ad inizio secolo, al tempo della prima smaterializzazione e informatizzazione della comunicazione, delle culture e delle scienze, c’erano stati dei pericoli, ma essi erano circoscritti anche dalle ridotte (rispetto ad oggi) potenzialità della tecnologia a disposizione
Il livello della sfida, quindi, si eleva. Meno male che dallo spazio ci arrivano fotografie sulla rotondità del nostro pianeta, altrimenti, chissà i «terrapiattisti» potrebbero avere ancora uno spazio... Come diceva Umberto Eco, prima le sciocchezze degli «imbecilli» non uscivano dalle porte di un bar, mentre con Internet sono diventate «globali». Il problema è che oggi, a causa dello scontro geopolitico in corso, la gravità del fenomeno è ben più alta. Non siamo più al livello, come evidenziava Eco, dello «scemo del villaggio elevato a detentore della verità». Ma ben più su, dove si nascondono gli Stati e gruppi di influenza.
Già ad inizio secolo, al tempo della prima smaterializzazione e informatizzazione della comunicazione, delle culture e delle scienze, c’erano stati dei pericoli, ma essi erano circoscritti anche dalle ridotte (rispetto ad oggi) potenzialità della tecnologia a disposizione.
In ultimo. Sarebbe bene che l’Europa favorisse la nascita di una sua valida piattaforma «Ai» e non si limitasse a definire dei regolamenti sul suo uso. Meglio allontanare così il pericolo di essere «colonizzati».
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