Integrazione e dinamismo, gli artigiani più avanti

ITALIA. Compie un anno meno di 80, ma Confartigianato Bergamo non li dimostra davvero, celebrando oggi al Donizetti la sua Assemblea pubblica annuale 2024.

La verità è che l’associazione mantiene la continuità storica, ma nel nuovo millennio si è rinnovata profondamente, assumendo il piglio e il dinamismo cui anche l’artigiano singolo ha saputo adattarsi. Chi non lo ha fatto è stato tagliato fuori, chi l’ha capito è interprete di una nuova centralità imprenditoriale, diciamo pure la rivincita della piccola impresa, ora che l’industria chiede sempre più dimensione. È davvero superata la stagione della disintermediazione, che ha impoverito la rete delle relazioni, tentando di svuotare la rappresentanza. Non a tutte le associazioni è andata bene. Confindustria e grandi sindacati hanno pagato di più. Confartigianato ha resistito.

È davvero superata la stagione della disintermediazione, che ha impoverito la rete delle relazioni, tentando di svuotare la rappresentanza. Non a tutte le associazioni è andata bene. Confindustria e grandi sindacati hanno pagato di più. Confartigianato ha resistito

C’è stato un momento di svolta, un salto in avanti, e oggi la presidenza di Giacinto Giambellini e la direzione di Stefano Maroni cavalcano un cambiamento che non fa sconti a nessuno, e con 14mila associati rivendica giustamente un ruolo primario nel panorama economico bergamasco. Ma anche in quello sociale, perché una tale partecipazione di massa incide sul territorio in modo capillare, attraverso 8 poli, 26 sedi, 200 dipendenti. E non può non avere un’influenza culturale e in senso lato politica, spesa con neutralità, rispetto al collateralismo del passato. La flessibilità e la capacità di adattamento della rappresentanza è dimostrata dal titolo stesso che è stato dato all’Assemblea, incentrato su un tema che solitamente attira solo strumentalizzazioni di parte: quello dell’inclusività e del suo impatto diretto sullo sviluppo «diverso» che il Paese si attende.

La manodopera

L’Italia ufficiale, tutta presa da scontri sull’argomento immigrazione, che in realtà non è ai primi posti nei sondaggi delle preoccupazioni dei cittadini, è davvero lontana dalla concretezza di chi ha crescente bisogno di mano d’opera, in proporzioni multiple rispetto all’offerta esistente. E gli ultimi decenni hanno visto proprio nell’artigianato una capacità di assorbimento e integrazione, nonché la nascita e l’affermazione di imprese gestite direttamente da immigrati. Confartigianato valorizza proprio per questo il punto decisivo della formazione, consapevole - questo dovrebbe far riflettere la politica - che è proprio la diversità delle culture che alimenta la ricchezza di un sistema imprenditoriale aperto al mondo.

Il realismo di chi, alla guida personale della propria azienda-famiglia non si fa deviare dalle vere priorità. L’Italia ha bisogno degli artigiani dell’edilizia, del trasporto, dei servizi benessere, delle arti manuali (il vero tesoro della nostra tradizione) e trae da occasioni come questa una speranza, che dovrebbe innanzitutto attrarre i giovani

Né si può ignorare, in un contesto di caduta demografica e di invecchiamento, che l’8,5% della popolazione straniera oggi regolarmente presente in Italia (l’invasione?) è troppo poco per affrontare le sfide che ci attendono. Il Governo ha allargato di recente il flusso riconosciuto degli arrivi con una delle tante contraddizioni realistiche di programmi elettorali costruiti su consensi devianti, ma non basta ancora. Anche i 10 miliardi pagati dai contributi pensionistici e dalle imposte di questi neocittadini italiani sono salvifici per oggi e per domani. Nelle scuole c’è un 10% di giovani che parlano il nostro dialetto e riempiono i club atalantini. Quanto dovremo ancora aspettare per considerarli cittadini italiani come i loro compagni di banco? Il discorso ci porterebbe lontano, ma Confartigianato Bergamo, mettendo queste sensibilità al centro di un’Assemblea in un momento come questo, è già più avanti. Non fa sconti, si diceva, e non ha tabù. Ancora alla vigilia dell’Assemblea ha svolto un seminario di studio sul tema dell’energia nucleare, perché questo è il realismo della società civile.

Il futuro

Il realismo di chi, alla guida personale della propria azienda-famiglia non si fa deviare dalle vere priorità. L’Italia ha bisogno degli artigiani dell’edilizia, del trasporto, dei servizi benessere, delle arti manuali (il vero tesoro della nostra tradizione) e trae da occasioni come questa una speranza, che dovrebbe innanzitutto attrarre i giovani, troppo spesso ancora schizzinosi davanti all’orario di lavoro e alle altre concrete occasioni di sacrificio, che hanno però fatto la grandezza delle generazioni che li hanno preceduti.

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