Informare bene: la sfida dell’Ue ai populismi

MONDO. Finalmente! Non se ne poteva proprio più. L’Unione europea sta per iniziare una sua controffensiva in campo informativo.

Al tempo della globalizzazione, della polarizzazione delle masse e della disinformazione utilizzata come arma non è più possibile fare finta di nulla. È venuto il momento di evidenziare ulteriormente le proprie posizioni e ragioni, divulgandole in maniera più decisiva, facile e moderna. Quante volte è stato sentito il candidato repubblicano Usa Donald Trump affermare imprecisioni, ad esempio, sullo scarso impegno finanziario degli europei nell’Alleanza atlantica, sul loro insufficiente sostegno all’Ucraina a scapito degli Stati Uniti e sulla mancanza di chiarezza del Vecchio continente nei più diversi settori economico-commerciali? Quante volte la disinformazione populista ha mistificato a propria convenienza questioni complicate, facendo passare messaggi finali non veri se non infondati?

In un momento di grave crisi internazionale ci sono Paesi che su questi aspetti ci stanno marciando, mirando ad allontanare le due sponde dell’Atlantico. È questo il senso di un relazione appena presentata dalla delegazione polacca alla riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette. I liberal-riformisti del premier Donald Tusk, del resto, hanno dovuto affrontare problemi simili prima in casa propria, con l’aggravante di essersi trovati a confrontarsi – una volta tornati al potere - con l’occupazione dei mass media di Stato a danno di una informazione libera e non di parte. Vittimismo, piagnistei, miti nazional-patriottici artefatti – con annessi pericoli immaginari inventati – sono di solito l’armamentario contro cui ci si batte. L’ultimo elemento nuovo di zecca è quello del desiderio di vivere in un «mondo più giusto», ma non si capisce «giusto» per chi e da quale punto di vista.

Nella loro relazione i polacchi puntano il dito in particolare contro la propaganda russa che sfrutta le divisioni nella società statunitense per minare il sostegno a Kiev e l’impegno Usa alla difesa degli alleati europei. «È fondamentale – scrivono i diplomatici di Varsavia – che noi collettivamente assumiamo immediate e decisive azioni per il rafforzamento dei rapporti transatlantici attraverso comunicazioni strategiche sull’Unione europea negli Stati Uniti».

Varsavia propone, in pratica, di iniziare d’urgenza durante le Presidenziali Usa in corso una campagna informativa in cui vengano esposte le «posizioni» dei Ventisette, correggendo «errate comprensioni», «nell’interesse della sicurezza collettiva e di una società aperta». Come realizzare tecnicamente questi intendimenti non è ancora chiaro, ma vi è la necessità di farlo al più presto, poiché, dopo 7 decadi di pace – a parte la parentesi locale in Jugoslavia negli anni Novanta –, c’è qualcuno nel Vecchio continente che ritiene possibile risolvere certe dispute con l’uso delle armi.

Rispondere all’euroscettico Donald Trump sugli argomenti sopramenzionati, ad esempio, non è affatto difficile: basta far circolare meglio le tabelle con i dati finanziari aggiornati. L’ex presidente Usa, forse, è in possesso di informazioni un po’ datate e non ha ancora realizzato che il mondo successivo al 24 febbraio 2022 è diverso da quello precedente. Il nodo centrale è, però, uno: l’Ue si trova oggi nella situazione di dover fare uno sforzo di semplificazione comunicativa per farsi comprendere meglio nei 5 continenti. Solo così ci si potrà garantire globalmente pace, democrazia e diritti. È venuto il tempo di gridare le proprie ragioni ai 4 venti per non piangere poi lacrime amare.

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