L'Editoriale / Bergamo Città
Mercoledì 06 Novembre 2024
Industria, alleanza in un’epoca tormentata
ITALIA. Con la sua Assemblea generale, significativamente convocata al Logistic Park dell’aeroporto, luogo strategico, Confindustria Bergamo riprende il suo discorso esattamente là da dove lo aveva lasciato lo scorso anno, ovvero dall’intesa con l’industria bresciana.
Non era dunque soltanto simbolica la convergenza fra le due Associazioni presiedute da Giovanna Ricuperati e da Franco Gussalli Beretta, né solo un segno di continuità essendo state Capitali della Cultura, dopo la comune sofferenza per il Covid. Brescia-Bergamo, «piattaforma manifatturiera d’Europa», è un soggetto protagonista dell’intero continente. Lavorare insieme è più importante che fondersi in termini associativi, come pure chiederebbe lo Statuto di Confindustria. C’è orgoglio, ma c’è anche una comune consapevolezza dei risch i che la manifattura e l’industria corrono in questa fase stressante dello scenario internazionale. Non è ancora una fase difensiva, ma è giusto parlare di inquietudine, perché non ci si può fidare delle apparenze positive, che pure continuano ad emergere, specie in termini di occupazione ed export.
Non deve sorprendere che il futuro di due province italiane sia tanto legato a un quadro geopolitico mondiale tormentato, con due guerre in corso, un’Europa fragile non solo nelle istituzioni centrali
Non deve sorprendere che il futuro di due province italiane sia tanto legato a un quadro geopolitico mondiale tormentato, con due guerre in corso, un’Europa fragile non solo nelle istituzioni centrali (alle elezioni di giugno gli europeisti hanno vinto di poco ma restano strascichi da superare proprio in queste settimane), ma soprattutto nelle realtà nazionali, con una Francia in bilico, una Germania in affanno, un’Italia che cerca di sottrarsi alla minoranza di destra cui appartiene, fortemente condizionata da estremismi pericolosi, sostenuti peraltro da un vice premier in carica. Le elezioni americane hanno tenuto ferme, per mesi, le forze centripete che ora potranno essere liberate, con conseguenze dirette sia sui conflitti in corso o latenti (si pensi a Taiwan) che sul ruolo della Nato, sia per questioni decisive come costo dell’energia e cambiamenti climatici. E ombre sulla libertà dei commerci, proprio ora che l’Italia punta a 100 miliardi di export. Problemi mondiali che toccano però da vicino le nostre terre, il lavoro e il benessere conquistato.
Serrare le file
L’imponente (ma frastagliato) apparato industriale bergamasco e bresciano fa bene a serrare le file, perché le sfide potrebbero essere devastanti, per chi esporta e dipende da crisi altrui (vedi Germania). Gli ultimi dati sull’andamento dell’economia nazionale non sono tranquillizzanti. Il Pil frena, c’è persino lo spettro di un dimezzamento di quell’1% su cui si basavano i piani settennali. Un tempo si parlava, in queste Assemblee, di costo del lavoro e del vetusto art. 18 (che ancora affascina nostalgie retrò), ora si assume, per fortuna, ma anche per risparmiare sull’uso di macchine che però assorbono energia che costa dal 30 al 60% in più dei nostri concorrenti.
All’Assemblea risulta non convocata la politica, forse perché le due associazioni vogliono prima confrontarsi al proprio interno su questo orizzonte complicato e quindi si parlerà molto dei problemi reali, quelli con cui devono fare i conti le promesse da campagna elettorale
All’Assemblea risulta non convocata la politica, forse perché le due associazioni vogliono prima confrontarsi al proprio interno su questo orizzonte complicato e quindi si parlerà molto dei problemi reali, quelli con cui devono fare i conti le promesse da campagna elettorale. Confindustria stessa è alle prese con una fase di transizione, dopo una scelta molto animata del nuovo presidente. Emanuele Orsini alla fine ha vinto per un suo maggiore pragmatismo, dopo gli stress della presidenza Bonomi. L’asse che guida Viale dell’Astronomia è pressoché inedito, con radice in Emilia e Veneto e baricentro a Roma, dove l’associazione locale è diventata, per aggregazione, più forte di quelle del Nord. Queste ultime, Milano e Torino in particolare, avevano puntato su un esponente della tradizione, Edoardo Garrone, mentre Brescia e Bergamo avevano sostenuto il leader dell’acciaio Antonio Gozzi (che parlerà a questa Assemblea), ma tutti hanno perso, rispetto all’ascesa di un presidente percepito molto affine alla sua base: poca politica e molta attenzione ai problemi di fabbrica.
Nella perdurante crisi della rappresentanza, si vedrà se l’industria - già alle prese con la crescita dell’organizzazione concorrente di Paolo Agnelli - tornerà protagonista. È certo comunque che Bergamo e Brescia saranno imprescindibili anche in questo.
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