Indifferenza e calcolo sono nemici della vita

MONDO. È la sintesi perfetta del pontificato.

È il sigillo di dieci anni di gesti e parole di Jorge Mario Bergoglio, il Papa che abbraccia bambini, che va a Lampedusa, che porta via nel suo aereo migranti dall’inferno di Lesbo, che tuona contro l’uso della dottrina scagliata come pietre, che contrasta il rigorismo. Tutti segnali ad un mondo e ad una Chiesa senza cuore. Francesco ha scritto la sua quarta enciclica perché, mettendo in fila tutti gli indizi, gli è parso che la china infilata dall’umanità intera e dalla storia di questi anni si sia fatta molto pericolosa e che si stiano percorrendo scorciatoie che tutto assolvono, perché si chiudono gli occhi davanti al dolore, perché si assume la condotta analitica della purezza razionale, perché si è del tutto sguarniti davanti alla disperazione.

Spesse volte è solo una questione di abbracci, di occhi che s’incrociano, di legami. Spesse volte insomma è solo una questione di cuore e di lacrime. Quante volte lo abbiamo sentito dire: «Sei senza cuore!». E dunque «Mettici il cuore!» perché il denaro e la ragione, la teologia e la pastorale, la politica e le istituzioni a volte non sono sufficienti. Alla fine l’idea della quarta

«Dilexit nos» significa «ci ha amati» e Paolo spiega che questa è l’unica, impareggiabile e insuperabile caratteristica di Gesù

enciclica di Papa Francesco è semplice. Inizia con due parole incisive, asciutte, perfino taglienti: «Dilexit nos». Sono di San Paolo, Lettera ai Romani, quelli allora più lontani, quelli al tempo impegnati nella costruzione del loro mondo e della loro pace, quelli che, nonostante tutto, Dio amava. «Dilexit nos» significa «ci ha amati» e Paolo spiega che questa è l’unica, impareggiabile e insuperabile caratteristica di Gesù, il quale nulla chiede in cambio, non fa calcoli, non propone compromessi, non sollecita inutili sacrifici e particolari virtù, non separa buoni e cattivi, eletti e peccatori.

L’amore precede tutto

Cos’è? L’amore di Cristo, risponde il Papa argomentando per 45 pagine che l’amore precede tutto, anche la razionalità, e che nessuna intelligenza artificiale e nessun algoritmo potrà tenere dietro all’amore. L’amore di Cristo è stato spiegato e rappresentato nei secoli con un cuore, forza iconica della pietà popolare, simbolo che travalica il perimetro dell’interpretazione puramente concettuale della storia e dei suoi guai. Senza cuore non si

Senza cuore non si cambia nulla, non si superano le ingiustizie, non si aiuta chi soffre.

cambia nulla, non si superano le ingiustizie, non si aiuta chi soffre. I soldi non bastano. Il samaritano si ferma per misericordia, perché quell’uomo ferito dai banditi lo colpisce al cuore e non sta tanto lì a fare calcoli razionali, non si chiede se conviene, se qualcuno lo giudicherà, se sarà una macchia nel suo curriculum, come hanno pensato forse quelli che non si sono fermati. L’indifferenza e il calcolo sono nemici della vita.

L’insegnamento, anzi si dovrebbe dire il «magistero», di questa quarta enciclica di Bergoglio sta tutto qui. L’ «importanza del cuore» è il cardine su cui tutto gira: «Quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi di ingranaggi di mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore». Sono poche righe del primo paragrafo e sono quelle che risolvono il mistero di un Dio entrato nella storia, che «si è fatto uomo», cioè che ha proposto con la sua vita raccontata nei Vangeli, i suoi gesti e le sue parole, come si fa a prendersi cura della terra e di quanto contiene.

È stato accusato di essere troppo «sociale» e poco «spirituale». La «Dilexit nos» smentisce ogni suo detrattore

Bergoglio precisa nel testo che quanto ha fatto e ha scritto, le sue esortazioni e le sue denunce, le sue invettive e i suoi abbracci, vanno interpretati alla luce di ciò che scrive in queste pagine. È stato accusato di essere troppo «sociale» e poco «spirituale». La «Dilexit nos» smentisce ogni suo detrattore, chi ha tentato di trattenerlo e chi lo ha esaltato. Di nuovo Francesco spariglia le carte e inchioda il mondo e la Chiesa ad una riflessione sorprendente, ancora una volta contro ogni fondamentalismo e ossessione rigorista o progressista. Chiedendo di non fermare il cuore e lasciarlo correre per riparare rovine e opporsi ad altre macerie.

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