In Ucraina ormai è guerra tra Russia e Occidente: superato ogni confine

Se non stessimo parlando di un dramma vero, di una tragedia che riporta l’Europa indietro di un secolo, potremmo dire: contr’ordine compagni! Per settimane abbiamo sentito ripetere che il 9 maggio (giorno in cui la Russia festeggia la vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale) il Cremlino avrebbe annunciato la fine delle operazioni militari in Ucraina.

Adesso, da fonti inglesi anche autorevoli come il ministro della Difesa Ben Wallace, arriva la notizia che il 9 maggio Vladimir Putin proclamerebbe la «guerra totale» all’Ucraina, cancellando l’ipocrita definizione di «operazione speciale» diventata d’obbligo a Mosca e dintorni. Diciamo che sarà così, e che quel giorno arriverà quel cambio di rotta e di filosofia bellica. Perché? E con quale obiettivo? L’interpretazione generale, ripetuta pari pari da tutti i media occidentali, è che ciò consentirà a Putin di proclamare la legge marziale, imporre una (almeno potenziale) mobilitazione generale e soprattutto dare soddisfazione ai militari inquieti per gli insuccessi sul campo. In sostanza, la dichiarazione di «guerra totale» sarebbe una reazione un po’ disperata al fallimento dell’invasione.

L’interpretazione generale, ripetuta pari pari da tutti i media occidentali, è che ciò consentirà a Putin di proclamare la legge marziale, imporre una (almeno potenziale) mobilitazione generale e soprattutto dare soddisfazione ai militari inquieti per gli insuccessi sul campo. In sostanza, la dichiarazione di «guerra totale» sarebbe una reazione un po’ disperata al fallimento dell’invasione.

È così? È un quadro credibile? Certo, la proclamazione dello stato di guerra consentirebbe il varo della legge marziale. E di cose imprevedibili, incomprensibili e crudeli, a cominciare dall’invasione stessa dei russi, ne abbiamo viste in quantità. Ma a che cosa servirebbe, in concreto, la legge marziale? La legislazione speciale, che prevede anche quindici anni di carcere per chi critica l’attacco all’Ucraina, non basta per tenere eventualmente in riga i russi?

E poi i russi stanno smantellando pezzo per pezzo ciò che fa dell’Ucraina un Paese sviluppato (ieri hanno annientato l’aeroporto di Odessa), ne occupano una parte non piccola e in queste settimane hanno sempre alzato la posta, a dispetto della resistenza ucraina, dei sempre più importanti aiuti militari occidentali e delle sanzioni che ora sfiorano anche il settore energetico. Magari sono in crisi ma si comportano come se non lo fossero.

Quindi, per tornare all’idea della «guerra totale»: è curioso che nessuno pensi al peggio, ovvero che Putin voglia togliere qualche freno ai suoi generali, autorizzandoli magari a bombardare più massicciamente le città, a usare armi più potenti, a impiegare tattiche ancor più spietate. Per fare qualche esempio: in un quadro di «guerra totale», città come Kiev, Odessa e Khar’kiv sono state colpite relativamente poco e soprattutto nelle zone meno residenziali, a scapito invece delle periferie industriali. Sembra paradossale o cinico, ma nel recente passato abbiamo ben visto, da Aleppo a Raqqa, che cosa vuol dire bombardare una città per occuparla o «liberarla». Se «guerra totale» dovesse essere, certe zone dell’Ucraina, come L’viv e la sua regione o l’area appena oltre il confine con la Romania, primo approdo degli aiuti militari occidentali, potrebbero entrare nel mirino dei missili russi. E così via.

Per cui stiamo molto attenti a certe previsioni. Questa allucinante guerra ha ormai molto superato i confini dello scontro tra Russia e Ucraina per il Donbass e i diritti dei russofoni. Questa è ormai una guerra tra Russia e Occidente e tutti hanno ormai abbandonato la speranza (o la volontà) di raggiungere una soluzione negoziata. Questo significa che nessuno accetterà la resa prima di esservi costretto. Soprattutto la Russia.

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