In Ucraina una guerra nella guerra, sull’energia

MONDO. Una strategia esplicita da parte di Mosca che rischia di passare al di sotto dei radar dell’opinione pubblica.

Una guerra dentro un’altra guerra. Questo è l’assalto sistematico della Russia alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Una strategia esplicita da parte di Mosca che rischia di passare al di sotto dei radar dell’opinione pubblica occidentale, certo non di quelli degli specialisti, e che invece merita di essere il più possibile conosciuta e discussa perché le sue conseguenze possono avere un impatto sulla nostra vita di tutti i giorni. I rincari delle bollette e la fiammata inflazionistica che ci hanno investito dal febbraio 2022 a oggi dovrebbero servire da lezione.

Stavolta i gasdotti in arrivo dalla Russia, dalla cui dipendenza ci siamo ampiamente emancipati, sono solo una parte della storia. L’aspetto che dovremmo attentamente valutare è la situazione energetica di Kiev. Secondo la Missione di Monitoraggio dell’Onu sui diritti umani in Ucraina (Hrmmu), tra marzo e maggio le forze armate russe hanno lanciato la più grande campagna di attacchi alle infrastrutture energetiche di Kiev dall’inverno di due anni fa, provocando vittime civili e gravi interruzioni di corrente per milioni di persone in tutto il Paese. Di casi ne sono pieni i bollettini di guerra quotidiani, ma – comprensibilmente – l’attenzione mediatica si volge soprattutto altrove: ai morti e ai feriti tra i civili, alle avanzate e alle ritirate dei due eserciti, alle dichiarazioni bellicose delle parti e alle diplomazie internazionali che si confrontano.

Vediamo allora alcuni esempi di questo stillicidio quotidiano. Lo scorso 27 luglio i bombardamenti russi sulle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia hanno provocato l’interruzione dell’elettricità per diverse migliaia di abitazioni, con 137 insediamenti e 82.800 utenti senza corrente elettrica per più di un giorno. Ospedali inclusi.

Il 23 luglio oltre cinquantamila ucraini sono rimasti senza elettricità dopo che le forze armate di Mosca hanno colpito una centrale elettrica a Sumy, a est del Paese. Il 6 luglio la stessa sorte era toccata a 100.000 famiglie nel nord del Paese. Il 25 giugno oltre 160mila famiglie ucraine, in sei diverse regioni del Paese, erano rimaste al buio dopo una raffica di attacchi russi. Già nel mese di giugno, a margine della conferenza sulla ricostruzione a Berlino, Volodymyr Zelensky aveva parlato dell’impatto del conflitto sulla capacità di produzione di energia elettrica dell’Ucraina: «[I russi] sono riusciti a distruggere 9 gigawatt della nostra capacità energetica, e lo scorso inverno avevamo bisogno di 18 gigawatt – ha detto il Presidente – Quindi la metà [di questa capacità produttiva] ora non esiste più». Da allora la situazione è soltanto peggiorata.

L’intermittenza delle forniture – spesso anche idriche, visto che il sistema di pompaggio funziona grazie all’energia elettrica – punta a generare insicurezza nella popolazione ucraina, a fiaccarne il morale gravando sulla quotidianità, senza contare che in inverno può mettere letteralmente a rischio la sopravvivenza viste le temperature rigide del Paese. L’impatto sull’industria nazionale, non soltanto quella bellica, è pure da considerare, così come l’aumento dei prezzi che ancora una volta ricade anche sulla popolazione locale. C’è inoltre un tema di sicurezza nucleare, ha spiegato Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), sottolineando come gli attacchi mirati russi possono causare tagli alle forniture di quella energia elettrica che le centrali nucleari hanno bisogno di ricevere in modo permanente, e l’Ucraina ospita a Zaporizhzhia la più grande centrale nucleare d’Europa.

Non è l’unica conseguenza, per noi europei, di questa guerra nella guerra. Se Kiev arrivasse in condizioni simili al prossimo inverno, presto potrebbero essere proprio gli europei a dover replicare, su scala maggiore, quanto fatto dalla Polonia nemmeno due mesi fa. Dopo l’ennesimo violento attacco russo, Varsavia ha approntato – su richiesta di Kiev – una sorta di «ponte elettrico» straordinario per sopperire almeno alcuni giorni alla carenza di capacità del sistema ucraino. Secondo le stime di alcuni esperti, l’Ucraina nel solo mese di giugno avrebbe importato 858.400 megawatt all’ora di elettricità dall’Ue, il 6% in più rispetto all’intero 2023. Sono almeno due le strade da percorrere per evitare il tracollo di Kiev e il nostro indebolimento. La prima, che già vede coinvolta l’Italia come ha ricordato esplicitamente questa estate il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano, consiste nell’accelerare su riparazione, rinnovamento e difesa delle infrastrutture energetiche ucraine. La seconda strada è accrescere la sicurezza energetica del continente, senza accontentarsi della buona notizia degli stoccaggi di gas già quasi pieni in molti Paesi (tra cui il nostro), lavorando a un rafforzamento e a un’integrazione crescenti delle reti energetiche europee.

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