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L'Editoriale
Martedì 18 Febbraio 2025
Il silenzio di Giorgia Meloni non potrà proseguire
MONDO. È noto che la premier Giorgia Meloni non ha condiviso l’iniziativa di Emmanuel Macron di convocare in fretta e furia un vertice informale a Parigi per discutere in un gruppo ristretto di Paesi e reagire alla bufera che dagli Stati Uniti sta investendo l’Europa.
La presidente del Consiglio lo ha detto chiaramente per telefono al presidente francese prima di salire sull’aereo: lei avrebbe preferito un Consiglio europeo straordinario a 27. Nonostante le sue riserve, però, Meloni non se l’è sentita di disertare l’appuntamento: del resto non poteva provocare un così eclatante isolamento dell’Italia di fronte a francesi, tedeschi, inglesi, polacchi, spagnoli, danesi, olandesi, alla Nato e alla Commissione. Però il suo persistente silenzio sulla politica estera – l’ultimo intervento pubblico ieri a Roma ad una riunione di prefetti – segnala uno stato di difficoltà della posizione italiana.
La divisione tra Usa ed Europa
Più si allarga la divaricazione tra Ue e Usa, deflagrata a Monaco durante il discorso del vicepresidente statunitense Vance e proseguita nell’avvio dei colloqui russo-americani in Arabia Saudita sull’Ucraina che escludono in partenza gli europei, più si allarga la «voragine che si è aperta nell’Atlantico», per usare le parole di un esponente del Pd, e più la nostra premier deve accettare la sfida di Elly Schlein: «Dicci da che parte stai».
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Ma Meloni non può non stare dalla parte dell’Europa e nello stesso tempo non può rinunciare alla consonanza politica con Trump e tutto quello che il trumpismo rappresenta, e se ha pensato in un primo momento di poter fare da «pontiere» tra le due sponde dell’Atlantico, questa ambizione è stata velocemente e realisticamente archiviata, sicché ormai non ne parlano più né Tajani né Crosetto.
Ma Meloni non può non stare dalla parte dell’Europa e nello stesso tempo non può rinunciare alla consonanza politica con Trump e tutto quello che il trumpismo rappresenta
Fortunatamente il vertice di Parigi non ha avuto altro scopo che «allineare» le posizioni europee che non sono consonanti, né sull’idea di mandare una forza di interposizione in Ucraina come vorrebbero francesi e inglesi («Sbagliato e prematuro», dice il cancelliere Scholz) né sulla prospettiva di aumentare a dismisura le spese per il riarmo («Impensabile per noi» spiega il ministro degli Esteri spagnolo) e tantomeno dal progetto di defalcarle dal patto di stabilità (no secco dalla Germania) che pure era stato vantato come un successo diplomatico italiano.
Come gestire i problemi esteri nella politica interna
Insomma, tra le tante voci, in assenza di una decisione comune, la riservatezza di Meloni dopo il vertice di Parigi è riuscita a passare quasi indenne. Ma il problema resta anche in termini di politica interna: dentro il centrodestra ci sono posizioni che possono scontrarsi in qualunque momento. Forza Italia, che fa parte del Ppe, è stata bruscamente richiamata da Marina Berlusconi a sostenere coerentemente l’europeismo del fondatore anche in rotta di collisione con le posizioni trumpiane, e questo obbliga Tajani a prese di posizioni più nette e meno mediatorie.
Giorgia Meloni deve mantenersi in equilibrio sia sul fronte estero che su quello interno; il suo silenzio non potrà proseguire a lungo: le opposizioni chiedono insistentemente che lei vada in Parlamento a riferire su quanto sta accadendo di fronte alla porta di casa
Nello stesso tempo, la Lega è sempre il partito che ha accettato con più difficoltà l’invio delle armi a Kiev per combattere l’aggressore russo. E Salvini, che si considera equivicino sia a Trump che a Putin, è stato l’unico leader che non ha aperto bocca in difesa del Capo dello Stato Sergio Mattarella attaccato dalla portavoce russa Zakharova, preferendo delegare l’incombenza ad un comunicato di partito.
Dunque Giorgia Meloni deve mantenersi in equilibrio sia sul fronte estero che su quello interno; il suo silenzio non potrà proseguire a lungo: le opposizioni chiedono insistentemente che lei vada in Parlamento a riferire su quanto sta accadendo di fronte alla porta di casa, un impegno che non potrà certo delegare al ministro degli Esteri.
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