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L'Editoriale
Sabato 22 Febbraio 2025
Il rispetto, contrasto alla deriva violenta
MONDO. Alcuni importanti dizionari inglesi e l’enciclopedia Treccani hanno scelto la parola simbolo del 2024, indicandone le ragioni. L’«Oxford Dictionary» ha scelto la parola «brain rot», un neologismo che sta a indicare il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona.
Ha inteso in tal modo «mettere sotto accusa il consumo eccessivo di cose, soprattutto di contenuti online, poco stimolanti e banali, che filtrano la realtà sotto l’unica lente del virtuale, barattando il rapporto umano con la mediazione dominante, spesso unica, della tecnologia». A sua volta il «Cambridge Dictionary» ha scelto come parola dell’anno «manifest»: «Immaginare qualcosa che si desidera e volerla fortemente sapendo che se è una comunità intera a desiderarla aumentano le probabilità che si realizzi». Appare evidente come, nell’era della rivoluzione digitale con il passaggio dalla tecnologia meccanica ed elettronica analogica a quella elettronica digitale, le parole scelte dai dizionari inglesi vogliano essere un esplicito stimolo di comune riflessione sulla necessità che le dinamiche sociali restino saldamente orientate alla socializzazione e all’umanizzazione dei rapporti interpersonali.
«La mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale»
Sullo stesso piano sostanziale si è posta l’Enciclopedia Treccani scegliendo come parola per il 2024 il «rispetto», definito come «un sentimento e atteggiamento di stima, di attenzione ma anche di riguardo verso una persona, un’istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni e parole». Nel corso di una conferenza stampa, i condirettori del Vocabolario Treccani Valeria Della Valle e Giuseppe Patota hanno tenuto a sottolineare che «la mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale». Hanno anche aggiunto che «nei rapporti interpersonali esigere rispetto a tutti i costi con l’imposizione o la sopraffazione è esso stesso mancanza di rispetto». Ne discende che prima di esigere rispetto occorra offrirlo agli altri, adoperandosi per conquistare la loro stima e la loro fiducia. C’è da chiedersi, però, come si faccia a farsi rispettare dagli altri. Ce lo dice la stessa Treccani richiamando, al riguardo, «l’importanza delle parole e delle azioni».
Le «parole» sono importanti perché usare un linguaggio gentile, misurato, appropriato, rispettoso delle argomentazioni dell’altro, consente di sviluppare confronti e dialoghi sereni, anche quando si esprimono opinioni nettamente contrastanti
Le «parole» sono importanti perché usare un linguaggio gentile, misurato, appropriato, rispettoso delle argomentazioni dell’altro, consente di sviluppare confronti e dialoghi sereni, anche quando si esprimono opinioni nettamente contrastanti. «Le parole sono pietre» è il titolo di un famoso libro di Carlo Levi. Altrettanto importanti sono le «azioni», con riferimento a quei «comportamenti esemplari» che servono come modello da imitare e che esercitano un ruolo di straordinaria importanza per generare rispetto. Nella storia dell’umanità si trovano innumerevoli e costanti richiami all’importanza costruttiva dell’esempio proprio quale principale generatore di rispetto.
Affrontare oggi temi così importanti con animo proattivo e positivo potrebbe apparire illusorio, e in parte lo è. Immersi come siamo dentro bolle digitali di autoreferenzialità fine a sé stessa, abbiamo tutti inconsciamente scisso il collegamento etico-filosofico che dovrebbe sempre esservi fra «pensiero» e «azione», fra «giustezza» e «vantaggio personale»
Don Milani amava ripetere ai suoi allievi della scuola di Barbiana che «l’esempio primario deve consistere nel fare ciò che si chiede agli altri di fare». Per lui era proprio questa integrità dell’agito a garantire fondamenta in grado di «creare basi positive di comportamento in famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella società». Affrontare oggi temi così importanti con animo proattivo e positivo potrebbe apparire illusorio, e in parte lo è. Immersi come siamo dentro bolle digitali di autoreferenzialità fine a sé stessa, abbiamo tutti inconsciamente scisso il collegamento etico-filosofico che dovrebbe sempre esservi fra «pensiero» e «azione», fra «giustezza» e «vantaggio personale». Abbiamo, cioè, dimenticato il più abissale monito che la parola «rispetto» contiene etimologicamente in sé: l’amore verso sé stessi: il «rispetto» di sé. Basterebbe questo, per guardare gli altri con occhi nuovi e più accoglienti.
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