L'Editoriale
Giovedì 22 Luglio 2021
Il ricco Bezos in orbita
Le parole non dette
Cosa fanno i multimiliardari quando si ritirano in pensione? Ultimamente vanno nello spazio. C’è chi guarda i cantieri stradali, loro invece guardano la curvatura terrestre. Lo ha fatto qualche settimana fa il patron di Virgin Richard Branson, lo ha seguito inaugurando il turismo intergalattico Jeff Bezos, 57 anni, l’imprenditore più ricco del mondo, detentore di una fortuna personale che vale quanto un Recovery Fund: oltre 200 miliardi di dollari. Di ritorno dalla stratosfera l’uomo delle stelle si è concesso una conferenza stampa in tuta da astronauta e vistoso cappello da cowboy (come dire: sto cavalcando tra gli astri verso la nuova frontiera) divertendosi a prendere in giro dipendenti e clienti Amazon: «Voglio ringraziarli tutti perché sono loro ad aver pagato tutto questo». In realtà i ringraziamenti avrebbero dovuto essere più estesi. Ad esempio ai miliardi di cittadini degli Stati in cui Amazon paga poco o punto le tasse poiché ha la sede fiscale in un Paese «tax free».
Con gli ultimi accordi internazionali la musica sta cambiando e le nuove multinazionali digitali pagheranno i tributi in proporzione ai luoghi dove vendono prodotti e servizi ma per decenni così non è stato ed è certamente questo (ma non solo naturalmente) uno dei fattori che hanno portato Amazon a divenire un colosso dell’e-commerce sbaragliando la concorrenza.
Come da tradizione (Bill Gates, Steve Jobs) anche l’ingegnere informatico Bezos aveva fondato la sua Amazon.com in un garage 27 anni fa. Oggi che ha 57 anni, quattro figli e un divorzio alle spalle ha deciso di lasciare la guida del colosso della distribuzione e del dettaglio on line (ma rimane presidente esecutivo) e di togliersi tutti gli sfizi possibili. Al suo posto il fidato collaboratore Andy Jassy, 53 anni. Nel 2020 Amazon ha aumentato il fatturato del 30 per cento per un totale di 340 miliardi di dollari.
Ora il tycoon della logistica con ramificazioni nella musica, nei generi alimentari, della robotica, nella stampa (nel 2013 si è comprato il Washington Post) e nell’intelligenza artificiale, vuole inaugurare la stagione del turismo spaziale attraverso la società privata Blue Origin. Sarebbe stato più bello se si fosse dedicato alla filantropia come Bill Gates, ma evidentemente non lo si può costringere. Non avrebbe fatto male anche prendersi cura di tutti i lavoratori che ancora hanno un contratto precario e che secondo i sindacati sono sottoposti a pressioni legate al tempo e al numero delle consegne (per i dipendenti assunti a tempo indeterminato invece anche le rappresentanze riconoscono che le condizioni di lavoro sono buone o addirittura all’avanguardia nel campo del welfare e dei benefits).
Fatto sta che Bezos ha inaugurato la sua nuova vita salendo a bordo del lanciatore suborbitale New Shepard per un’avventura spaziale. La navicella, progettata per trasportare 6 persone in modo autonomo a oltre 100 km nello spazio, gli ha fatto sperimentare l’assenza di gravità e vedere la curvatura del pianeta prima di fare ritorno. Con lui anche tre passeggeri, il fratello Mark, la 82enne prima astronauta dello spazio mancata Wally Funk (doveva partecipare al progetto Mercury del 1961) e il rampollo del multimiliardario Joes Daemen, di appena 18 anni, il più giovane uomo mai entrato in orbita. Pare che papà abbia staccato un biglietto per la modica cifra di 28 milioni di dollari. Con quei soldi - a parte la beneficenza - a nostro avviso si sarebbero potute fare un sacco di cose anche più ganze che entrare in orbita.
Evidentemente nel campo dei ricconi i gusti sono stellari. In ogni caso nel turismo spaziale il concetto di low cost va ancora perfezionato. Bezos a tutti.
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