
L'Editoriale
Venerdì 11 Aprile 2025
Il riarmo e il ruolo che l’Italia può giocare
MONDO. L’accordo di governo in Germania è fatto. I cristiano democratici della Cdu e i bavaresi della Csu hanno sottoscritto con i socialdemocratici della Spd un contratto di governo che li vincola nei confronti degli elettori. Dopo Pasqua Friedrich Merz sarà il nuovo capo del governo federale tedesco.
Non senza una certa trepidanza perché proprio in questi giorni un sondaggio dell’istituto Insa rende noto che la Cdu è in caduta libera e con un magro 24,5% ha più o meno i voti dei nazi-populisti dell’AfD. Il motivo di questo calo è l’abolizione del vincolo di bilancio. E tuttavia Merz non aveva alternative, le risorse per gli investimenti a bilancio invariato avrebbero costretto a ridurre le spese sociali, a cominciare dalle pensioni e dalla sanità. Da qui il «whatever it takes» di Merz con un fondo speciale di 500 miliardi fuori bilancio per le infrastrutture. Le spese militari dall’1% del Pil in su sono invece a debito illimitato. Con un conflitto alle porte non bisogna farsi trovare impreparati. E questo spiega perché il futuro cancelliere immediatamente dopo il voto al Bundestag si recherà a Parigi e a Varsavia. Dall’alleato francese e dal vicino orientale che dista da Berlino 543 chilometri. Cinque ore e mezza in macchina e per un carro armato una notte.
La pianura polacca
Strategicamente la pianura polacca è un invito per un invasore. Dunque Parigi, Berlino, Varsavia diventano l’asse portante della difesa europea. È questa la lingua che si parla a Bruxelles. L’Italia deve valutare la sua posizione perché il fianco sud è tradizionalmente trascurato. Anche se proprio nel Mediterraneo covano i maggiori focolai di guerra. Un conflitto latente che può allargarsi in qualsiasi momento. È di questi giorni la tensione fra Algeria e regioni del Sahel con Mali, Burkina Faso e Niger. L’Italia è l’unico Paese occidentale a tener aperta l’ambasciata in Niger dopo il colpo di Stato che vede la Russia muovere le sue pedine nello scacchiere.
Il rischio del Sud Europa
È interesse nazionale italiano chiamare il resto d’Europa ad una maggiore condivisione del rischio geopolitico del Sud Europa. E per questo c’è una carta da giocare. I tedeschi hanno mille ragioni per difendersi soprattutto dopo il distacco americano ma lo devono fare all’interno di un coordinamento europeo. Non possono farlo da soli. È troppo rischioso per una nazione come quella tedesca. E se per caso vanno al governo quelli di AfD tra le cui fila vi sono i nostalgici delle SS, lasciamo loro gestire un riarmo che nei prossimi anni porterà all’esercito più efficiente dell’Unione Europea? Sulla capacità industriale dei tedeschi non possono esservi dubbi. Come hanno esportato fino ad ora auto di gran qualità passare ai sistemi d’arma moderni non sarà certo un problema. Al momento della riunificazione nel 1990 britannici e francesi si opposero col timore di una nuova grande Germania al centro d’Europa. Helmut Kohl capì e offrì il marco come agnello sacrificale.
La Germania e il riarmo
Adesso che la Germania segue la via nazionale al riarmo e lo fa in modo autonomo e indipendente tutto tace. E Berlino non paga pegno. Certo l’Europa è presa tra due fuochi tra l’America e la Russia e nessuno osa creare dissidi all’interno dell’Unione. Senza la Germania in Europa non si va da nessuna parte. Questo è chiaro, ma la Germania o è europea o non è. E quindi l’Italia deve assumersi il ruolo di portare avanti il progetto di difesa a livello transnazionale europeo. Il più possibile integrato. È l’unica garanzia contro i nazionalismi. Per l’Europa la possibilità di definire i suoi interessi strategici non secondo le convenienze nazionali. E per l’Italia l’opportunità di togliersi di dosso i panni di cenerentola, la parente povera, quella che viene sempre dopo gli interessi dei primi della classe.
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