Il potere dilaniato, Cremlino più debole

IL COMMENTO. Evghenij Prigozhin ha presentato il conto al Cremlino. Per anni conosciuto come il «cuoco di Putin» e uomo dell’entourage presidenziale, ha capito di persona al fronte in quale vicolo cieco si è infilata la Russia. Le sue continue esternazioni in questi mesi hanno riempito i social media, tanto da farlo diventare in meno di un anno la quinta personalità più popolare del Paese, stando agli ultimi sondaggi. Ma attenzione, le presidenziali russe di marzo 2024 sono dietro l’angolo.

Le osservazioni del capo dei mercenari «Wagner» - per gli occidentali anche l’organizzatore delle «fabbriche dei troll» propagandistici filo-putiniani sul web - stavano iniziando a far breccia nella sempre più radicalizzata società federale. Permettere che il picconatore potesse continuare a denunciare l’establishment militare, reo a suo dire per il ritardo nella fornitura di munizioni e di chi sa che altro, non era più sopportabile. Addirittura Prigozhin ha affermato nei giorni scorsi che i suoi uomini hanno avuto problemi a ritirarsi da Bakhmut, poiché le forze armate regolari mettevano loro di continuo il bastone tra le ruote.

Ma la Russia non ha le seconde più potenti forze armate al mondo? Allora come è possibile che una compagnia privata operi al fronte? E chi le ha dato l’autorizzazione? Come sostengono gli esperti occidentali, Prigozhin era una «creatura» di Putin, a cui venivano affidati incarichi delicati. All’opinione pubblica interna è stato presentato come un «muzhik» che dava una mano nell’«operazione militare speciale» in Ucraina. Invero per evitare al Paese un nuovo choc, come quello del settembre 2022 con la parziale mobilizzazione di 300mila riservisti (e la contemporanea fuga all’estero di quasi un milione di persone), il Cremlino ha preferito dare spazio alle compagnie militari private. Queste firmano contratti con quanti, sperando di sbarcare il lunario, sono attratti da stipendi altissimi, da sempre sognati nelle impoverite province. E poi se questi disperati muoiono, pazienza. Non entrano nei bilanci ufficiali di vittime.

Prigozhin serviva allo stesso tempo per tenere sotto controllo gli alti comandi, accusati dai nazionalisti di portare avanti una campagna fiacca, ammessa anche dallo stesso Putin. Lo scontro tra la Wagner e i militari è stato frontale. Alla fine, venerdì sera la denuncia di Prigozhin che il ministero della Difesa «aveva imbrogliato il presidente» e che un conflitto in Ucraina non era necessario scatenarlo: gli occidentali non avrebbero mai attaccato la Russia. Quindi la mossa clamorosa di occupare a Rostov il quartier generale, da dove si gestisce «l’operazione militare speciale». In sintesi, quanto sta accadendo era prevedibile. Alcuni specialisti, da mesi, scrivono della «somalizzazione» della Russia con la comparsa di «Signori» armati fino ai denti. Non è un caso che il Cremlino stia ora facendo affluire a Rostov i ceceni dell’«Akhmad», specializzati in combattimenti cittadini. Inoltre entro luglio tutte le compagnie private avrebbero dovuto firmare un contratto capestro con il ministero della Difesa.

Come finirà? La speranza è che si eviti un bagno di sangue. Storicamente in Russia le rivolte, scatenatesi nelle province, vengono prima o poi sedate. Se invece queste avvengono nelle capitali esse hanno possibilità di successo. La seconda lezione è che milioni di soldati non sono mai riusciti a conquistare questo Paese dall’esterno, ma bastano poche migliaia ben armati e nel posto giusto per conquistare il potere dall’interno.

La terza lezione è che tutti i sistemi verticali, anche quelli più saldi, sono inamovibili per decenni, ma possono crollare in poche ore. Quello di Putin non fa eccezione. Da anni scriviamo come Cassandre che la tragedia russo-ucraina (il cui prologo si osservò nell’autunno 2011) è scoppiata a Mosca e proprio a Mosca finirà. Si va adesso verso questa direzione. Il conflitto in Ucraina è soltanto la malattia visibile di un malessere psicologico, generato da una malsana propaganda, che ha ubriacato i russi. Per ironia della sorte quanto sta succedendo potrebbe oggi avvicinare la pace più di tante vuote mediazioni. La Russia, però, fa un ulteriore passo verso il precipizio.

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