Il pericolo Musk per le democrazie

MONDO. Tra le questioni che hanno spinto la premier Giorgia Meloni alla visita lampo a Palm Beach, nella residenza di Mar a Lago, in Florida, presso la «corte» di Donald Trump, c’era anche il dossier, fermo da tempo, del contratto quinquennale con SpaceX, società che fa parte dell’universo di Elon Musk, per avere servizi criptati sicuri nelle telecomunicazioni.

Il progetto sarebbe già stato approvato dai servizi segreti italiani e dal ministero della Difesa (ma il governo smentisce), mancherebbe solo la firma del magnate, il secondo o il primo uomo più ricco della Terra. E sarebbe il più grande progetto del genere in Europa. Un bel regalo per Musk, un affare inquietante per l’Italia, visto che il tycoon sudafricano naturalizzato statunitense, alleato di Trump, è uno dei personaggi più minacciosi del nostro tempo dal punto di vista politico. «X» infatti è anche la sigla di uno dei social network planetari con cui influisce nelle campagne elettorali di tutto il mondo, spesso e volentieri distorcendole a colpi di fake news. E quando parliamo di «influenze» non si parla mai di partiti politici moderati, bensì di formazioni populiste, sovraniste e ultimamente neonaziste, così da creare una sorta di «internazionale reazionaria» che fa venire i brividi a chi crede nel processo democratico europeo che ha portato la pace - e continua a mantenerla - da oltre 80 anni.

La disinformazione sui Social

Da dove partire? Dal primo ministro britannico Keir Starmer, investito da una terribile ondata di disinformazione? I social del proprietario di Tesla, oltre a sostenere figure dell’estrema destra, come il noto attivista xenofobo Tommy Robinson, tanto per cambiare, hanno anche diffuso notizie false che lo accusavano di essere complice negli abusi sessuali su minori di origine pachistana nel Regno Unito durante il suo mandato di direttore della procura della Corona. Nei mesi scorsi aveva già accusato il governo Starmer di essere «tirannico» per la repressione dei «riots» anti-migranti di agosto, evocando «una guerra civile inevitabile» nel Regno Unito; e più di recente ha preso di mira la giustizia britannica per la detenzione dell’estremista di destra Tommy Robinson o, ancora, ha denunciato la politica economica del Labour come un disincentivo agli investimenti internazionali in Inghilterra. Tutti attacchi che rischiano di deteriorare quel rapporto speciale di amicizia tra Usa e Regno Unito che data fin dai tempi della Seconda guerra mondiale e di cui Churchill (di padre inglese e madre americana) era il simbolo vivente.

Quando parliamo di «influenze» non si parla mai di partiti politici moderati, bensì di formazioni populiste, sovraniste e ultimamente neonaziste, così da creare una sorta di «internazionale reazionaria» che fa venire i brividi a chi crede nel processo democratico europeo che ha portato la pace - e continua a mantenerla - da oltre 80 anni

La menzogna come arma politica

La menzogna spudorata come arma politica. Come si vede il magnate non va tanto per il sottile e non esita a mettere in pratica il vecchio adagio volteriano che conoscono tutti i diffamatori del mondo: «Calunniate calunniate, qualche cosa resterà». C’è poi il sostegno aperto in Germania alla formazione di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), dove l’alternativa sarebbe un governo filonazista, condito da critiche feroci all’attuale cancelliere Scholz. Tutte azioni di propaganda e disinformazione che si inseriscono in un contesto più ampio di preoccupazione da parte dei leader europei, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron. «Cosa sarebbe successo», si è chiesto il presidente francese, «se dieci anni fa ci avessero detto che il proprietario di uno dei più grandi social network al mondo avrebbe sostenuto un nuovo movimento internazionale reazionario e sarebbe intervenuto direttamente nelle elezioni, anche in Germania? Chi lo avrebbe immaginato?». Una preoccupazione che si estende perfino alla Norvegia: il premier laburista Jonas Gahr Stoere ha espresso inquietudine per l’influenza di Musk sugli affari politici interni dell’Europa. La Norvegia terrà le elezioni a settembre e il partito laburista di Stoere al momento è dietro la destra nei sondaggi.

Giorgia Meloni piace tanto a Trump ed è stata definita un ponte straordinario tra gli Stati Uniti e l’Europa

La concezione italiana

Da noi invece Musk è un simpatico imprenditore con cui procacciare affari, da invitare alle feste dei giovani di Fratelli d’Italia, come Atreju, e ccon il quale scambiare languide occhiate alle cene di gala e alle cerimonie come quella del Global citizen award 2024 dell’Atlantic council a New York, nel settembre scorso. Forse è per questo che Giorgia Meloni piace tanto a Trump ed è stata definita un ponte straordinario tra gli Stati Uniti e l’Europa? Un ponte per veicolare che cosa?

© RIPRODUZIONE RISERVATA