L'Editoriale
Mercoledì 29 Gennaio 2025
Il nuovo scontro con i giudici tra sospetti
ITALIA. È stata Giorgia Meloni ad informare l’opinione pubblica di essere stata iscritta dalla Procura di Roma, insieme ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano, nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato per la vicenda di Al Almasri.
Il libico è stato arrestato a Torino su richiesta della Corte penale internazionale dell’Aja, rilasciato a Roma e riportato in Libia con un volo di Stato. La presidente del Consiglio, nel video, ripete che a scarcerare Almasri è stata la magistratura e che, trattandosi di un soggetto pericoloso ormai a piede libero, il governo ha deciso per ragioni di sicurezza di rimandarlo nel suo Paese con un volo dedicato. Quindi né favoreggiamento verso quello che, pur essendo il capo della polizia giudiziaria libica, è ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità; e nemmeno peculato per via dell’uso («consueto») dell’aereo di Stato.
Il messaggio social di Meloni
Ma Meloni nel suo messaggio non si risparmia le polemiche e i sospetti. In primo luogo attacca il Procuratore di Roma Lo Voi come «autore della fallimentare inchiesta su Salvini», considerando quindi il suo atto un gesto di ostilità simile a quello nei confronti del vice premier. Poi evoca una sorta di complotto della sinistra perché ricorda che l’informazione di garanzia deriva dalla denuncia presentata da un avvocato ex parlamentare, Luigi Li Gotti. Solo che Meloni sbaglia la biografia di Li Gotti attribuendogli un legame con Romano Prodi quando in realtà l’avvocato è stato a lungo militante e dirigente del Msi, poi parlamentare di An e infine dell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro, e in questa veste indicato come sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi del 2008. Difficile insomma vedere un legame tra lui e il Professore o genericamente, con la sinistra.
L’arresto in Italia
Infine la premier riprende il sospetto che nelle ore della vicenda di Almasri più d’uno nel centrodestra sollevò: e cioè che il mandato di cattura raggiunse Almasri quando si trovava in Italia e non nei quindici giorni in cui aveva girovagato per l’intera Europa. Come dire: avete voluto mettere in imbarazzo l’Italia facendoci arrestare un pezzo grosso della polizia libica quando sapete quanto controversi sono i rapporti tra noi e la Libia da dove partono le barche dei trafficanti libici. E siccome questa vicenda è immediatamente successiva ai contatti tra Trump, Musk e Meloni, compresa la presenza di quest’ultima in Campidoglio il giorno dell’insediamento, unica fra i leader europei, quello che a Palazzo Chigi sospettano è che si sia trattato di una sorta di vendetta politica dei circoli europei che sono già in trincea contro la nuova amministrazione americana e i suoi alleati del Vecchio Continente, a cominciare proprio da Giorgia Meloni.
Lo scontro con la magistratura
La magistratura e l’Anm danno una versione diversa di come sono andati i fatti del meccanismo giudiziario, e ricordano che quello nei confronti del vertice del governo è una semplice «informazione di garanzia» che è stata Meloni per sua scelta a voler rendere pubblica. Sta di fatto che siamo ad un altro momento dello scontro tra il centrodestra e la magistratura dopo le manifestazioni dei togati contro la riforma della giustizia durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario, con in ballo le inchieste su Santanchè e La Russa e con tanti altri elementi di frizione.
Sufficiente per far dire ai giornali vicini al governo che ormai l’opposizione alla destra di governo la fanno i giudici più ancora che i partiti del centrosinistra, e per questo invocano al più presto l’attuazione della riforma, a cominciare dalla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
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