Il fenomeno criptovalute: realtà virtuali e rischi (molto) reali

L’evoluzione della rete con le sue sempre più avanzate tecnologie analitiche fra cui la «crittografia» - applicazione di metodi per rendere un messaggio comprensibile solo a persone autorizzate a leggerlo - ha determinato un cambiamento radicale, per molti versi inquietante, nell’economia globale.

Tra le più significative applicazioni della tecnologia digitale al settore finanziario spicca l’utilizzo delle «criptovalute», cioè di valute nascoste, visibili e utilizzabili solo conoscendo un determinato codice informatico: le cosiddette chiavi di accesso. Il «bitcoin» è il più noto tra le ormai tante criptovalute in circolazione che si generano e si scambiano solo per via telematica. Non è quindi possibile trovare bitcoin o altre valute virtuali in forma cartacea o metallica, non avendo corso legale in quanto non garantite da alcuna banca centrale o governo.

Ne consegue che la loro accettazione avviene unicamente su base volontaria. Chiunque ha la possibilità di creare una valuta digitale, determinando in tal modo la circolazione di centinaia o migliaia di criptovalute. Una volta emesse, le valute virtuali possono essere acquistate o vendute su una piattaforma di scambio utilizzando denaro a corso legale (euro, dollari ecc.). I vantaggi delle criptovalute deriverebbero soprattutto da una maggiore velocità ed efficienza nei pagamenti e nelle rimesse estere e dalla possibilità di promuovere una maggiore inclusione finanziaria. Non sono pochi, peraltro, coloro che affermano di aver conseguito grazie alle criptovalute enormi profitti, essendo abituati a correre il rischio di operare sui mercati con modalità speculative.

Va tenuto conto, peraltro, che le piattaforme di scambio non sono attualmente regolamentate e non è prevista, quindi, una tutela legale specifica in caso di contenzioso o fallimento. È evidente, secondo le ricostruzioni delle autorità di settore, che ciò ha comportato e potrà comportare molti rischi agli utilizzatori di questi strumenti finanziari anche riguardo a svariate tipologie di truffe. Si pongono quindi numerosi interrogativi in termini di protezione dei consumatori-investitori. Su questo tema si sono di recente soffermati il Presidente della Consob Paolo Savona e Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della BCE. Savona ha sottolineato come «le autorità hanno inizialmente considerato modesta l’importanza dello strumento sottovalutandone i rischi per il corretto funzionamento dei mercati e hanno concentrato la loro attenzione solo sulla possibilità che diventassero veicolo di evasione e di riciclaggio». Ha poi aggiunto che negli ultimi tempi c’è stata «una proliferazione delle proposte di regolamentazione, tramutatesi per ora solo in decisioni su aspetti singoli e parziali». Dal canto suo Panetta, nel corso di un’audizione parlamentare sul tema, ha esortato le autorità pubbliche ad avere un approccio «meno tollerante nei confronti delle criptovalute tra cui, in particolare, i Bitcoin evidenziando che il trading di questi strumenti rappresenta una scommessa che spreca energia e non ha alcun ruolo sociale». Anche la Commissaria agli affari finanziari dell’Ue Mairead McGuinness ha dichiarato che «le reti sociali come Tik Tok inducono i giovani a investire in modo rischioso in quanto a differenza del denaro o dell’oro, le criptovalute non hanno vere ancore».

La Bce sta già lavorando sull’idea di un euro digitale da utilizzare quando l’economia, come prevedibile, sarà priva di moneta fisica.

Su questo tema si è impegnato anche il Presidente Usa Biden che l’8 marzo scorso ha dato incarico alle Agenzie governative di studiare i rischi legati al boom delle criptovalute e di valutare la creazione di un dollaro digitale sostenuto dalla Fed.

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