Il disarmo nucleare
è in un vicolo cielo

Il mondo non ha più paura dell’apocalisse nucleare? Al momento americani e russi, pare, abbiano altri problemi più urgenti. Così, a poco più di tre mesi dalla conclusione legale dell’ultimo trattato in vigore sul disarmo – lo Start-3 – le due superpotenze della Guerra Fredda continuano a rimandare il negoziato ufficiale. La ragione è semplice: il futuro anche in questo campo dipenderà dall’esito delle presidenziali Usa del 3 novembre. Se i repubblicani di Donald Trump vogliono avere le mani libere per ammodernare l’arsenale nucleare dello zio Sam, i democratici di Joe Biden intendono - al contrario - prolungare la vita del trattato, firmato da Barack Obama e Dmitrij Medvedev nel 2010 a Praga. Lo Start-3, ha osservato Vladimir Putin in un messaggio alla 75ª sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, è di vitale importanza per garantire la sicurezza globale. Altrimenti, conclusione condivisa da numerosi leader internazionali, potrebbe iniziare una spaventosa corsa agli armamenti con il rischio di rivoluzionare i già precari equilibri strategici odierni. Lo Start-3 definisce infatti i limiti massimi di missili balistici, testate e sistemi di lancio che americani e russi possono detenere legalmente.

L’Amministrazione Trump, che ha già cancellato circa un anno e mezzo fa il trattato Inf sui missili a medio-corto raggio del 1987 (riportando il Vecchio continente ad un possibile scenario, simile a quello della crisi degli «euromissili» di inizio anni ’80), spinge adesso per includere la Cina nell’accordo. I russi rilanciano: bisogna inserire nel negoziato, dice Mosca, gli arsenali francese e britannico, che insieme equivalgono attualmente quello di Pechino. Il vero nodo è, però, che, secondo osservatori Usa, i cinesi sono in grado di raddoppiare la loro capacità militare nell’arco di 10 anni.

Ed allora, come se ne esce da questo vicolo cieco? Gli specialisti stanno studiando da tempo la questione, ma il 5 febbraio 2021 si sta avvicinando inesorabilmente. E poi, cosa ne pensano i cinesi, al momento fuori da qualsiasi accordo internazionale? Potenzialmente, come chiariscono gli esperti, l’arsenale nucleare serve più ai russi che agli americani, protetti dai due oceani. È utile per mostrare i muscoli e per scongiurare un conflitto, meno per usarlo in un reale scenario di guerra. Nel 2010 furono la fiducia reciproca tra Mosca e Washington e la volontà di vivere in un mondo più sicuro le ragioni che portarono alla firma dello Start-3.

Oggi, dopo la frattura ucraina del 2014, le relazioni russo-americane attraversano un periodo poco felice. Sul piano militare continui sono i giochi di guerra, con intercettazioni aeree reciproche, sul mar Nero, sul Baltico e sullo stretto di Bering. Per non parlare delle stagionali imponenti manovre tenute quasi in contemporanea non lontano dai rispettivi confini.

Sembra quasi che non si abbia più paura di causare un incidente che porti al disastro planetario. Disastro, ad esempio, evitato nel settembre 1983, quando il sistema di allerta sovietico si azionò per errore. Soltanto il sangue freddo e la professionalità di un ufficiale russo in servizio evitarono l’apocalisse.

Oggi si ha fiducia massima nella tecnologia, nelle macchine in genere. Gli specialisti ripetono che i veri pericoli sono altri e che l’impossibile non può accadere. Parole e concetti, già letti sui libri di storia, che si riferiscono ad epoche passate prima delle cicliche tempeste umane. Come al solito sarà la volontà politica delle leadership a fare la differenza.

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