Il difficile equilibrismo sulla scena mondiale

MONDO. In questo momento di passaggio, tra l’Europa e gli Stati Uniti, era ovvio che sarebbe stata osservata con il microscopio ogni mossa di Giorgia Meloni, giunta a New York per partecipare alla 79a Assemblea delle Nazioni Unite e ai suoi eventi collaterali.

E siccome non si sa se il prossimo presidente americano sarà Donald Trump o Kamala Harris e nemmeno è chiarissimo come si muoverà la neo-nata nuova Commissione europea di fronte alle guerre che sono scoppiate alla porta di casa, tutti cercano di capire se Meloni resterà fedele a quella linea che l’ha fatta tanto apprezzare nei primi tempi del suo governo con un preciso sostegno alla linea atlantica ed europea all’Ucraina rispetto all’invasore russo, sostenuta dall’amministrazione Biden e da Ursula von der Leyen.

Ecco perché ha fatto tanto scalpore l’aver accettato che il premio dell’Atlantic Council «Global Citizen Award» le sia stata consegnato con il suo consenso e con pieno favore da Elon Musk, il tycoon di Tesla e di X, che si è ormai radicalizzato in una strenua difesa della ricandidatura di Trump e delle tesi estremiste del Maga («Make American Great Again»). Questa premiazione al Consiglio Atlantico può facilmente essere appaiata alla foto che recentemente Matteo Salvini (che ha invitato Musk a Pontida) si è fatto scattare a Budapest con Viktor Orban, ossia con la quinta colonna putiniana all’interno dell’Unione Europea.

E tuttavia le posizioni di Meloni e Salvini sulla guerra e sui rapporti con la Russia sono ben diverse, tant’è che la presidente del Consiglio negli Usa non ha esitato a ripetere che il suo governo continuerà ad aiutare gli ucraini anche con le armi, e questo nonostante i maldipancia leghisti. Subito dopo aver preso la parola all’Onu - nella giornata di oggi quando da noi sarà notte fonda - l’agenda della premier prevede un anticipato ritorno a Roma, con ciò rinunciando a partecipare all’evento organizzato da Biden con la presenza di Zelensky. Tuttavia lei sarà presente con un collegamento da remoto. Come si vede siamo un po’ sul filo: da una parte la linea ufficiale che non cambia e che ci continua ad ancorare alle nostre tradizionali alleanze, dall’altra però una concessione alle affinità politiche della destra italiana alla destra americana ed europea.

Un comportamento che soprattutto negli Stati Uniti può apparire ambiguo (infatti fonti anonime della Casa Bianca hanno fatto sapere di «aver notato» il duetto con Musk mentre all’interno dell’American Council c’è chi ha obiettato che l’episodio avrebbe potuto dare un sapore elettoralistico alla premiazione) ma che in Italia viene spiegato soprattutto con motivazioni economiche, anzi più che altro commerciali. Come Meloni ha incontrato i Ceo di Google, Motorola e Open AI per sollecitare i loro investimenti in Italia, allo stesso modo – ha spiegato per esempio il ministro degli Esteri Tajani - la presidente del Consiglio ha chiesto a Musk analoghi impegni nel nostro Paese.

Per il resto, nel suo intervento Giorgia Meloni ha ribadito la nostra ultradecennale linea diplomatica a sostegno del multilateralismo e per questo ha elogiato gli sforzi dell’Onu (non accennando alle critiche che da tante parti si levano verso il Palazzo di Vetro e soprattutto il suo segretario generale); ha poi ricordato che l’Italia ha elaborato una strategia di dialogo con i Paesi africani che va sotto il nome di «Piano Mattei» anche perché, ha spiegato, di fronte alle guerre, alle crisi economiche, al cambiamento climatico, alla pandemia «non abbiamo altra scelta che agire». Infine un accenno all’Intelligenza Artificiale, con l’auspicio che di essa «si faccia un uso responsabile che eviti possibili catastrofi».

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