L'Editoriale
Sabato 24 Luglio 2021
Il business dei no-vax
e i grandi sponsor
C’è chi non si vaccina per paura di possibili gravi effetti collaterali del farmaco, seppure rarissimi. Per altro magari fa uso di medicinali il cui bugiardino mette in guardia da controindicazioni pericolose, che anche in questo caso si manifestano in percentuali irrisorie. E c’è chi invece si oppone alla somministrazione per motivazioni ideologiche strampalate, come presunti disegni nascosti per il controllo della popolazione o regie sotterranee dei gruppi farmaceutici. Meno note sono le organizzazioni no-vax che alimentano queste posizioni negative con una propaganda che spopola soprattutto sui Social e con un ritorno economico. Un rapporto della «Countering digital hate», associazione non profit angloamericana, ha messo in luce come queste organizzazioni si siano espanse esponenzialmente proprio grazie alla pandemia di Covid, con «influencer» (persone capaci di attrarre il consenso del pubblico) e imprenditori che si sono arricchiti diffondendo sfiducia verso la comunità scientifica, le istituzioni, i governi e gli enti sanitari.
Online i leader no-vax avrebbero un seguito di 62 milioni di «follower», di seguaci. Grazie a questi numeri producono ricavi sui colossi digitali, attraverso video sponsorizzati e pubblicità, di almeno 1,1 miliardi di dollari all’anno. La macchina contro i vaccini nello stesso periodo produce invece quasi 36 milioni di dollari, anche se la cifra è molto sottostimata basandosi su dati ufficiali delle parti interessate. Il guadagno deriva dalla vendita di prodotti alternativi e non testati (addirittura un «farmaco» che «ripulirebbe» i vaccinati pentiti dagli effetti delle somministrazioni), di libri (tradotti e diffusi in diversi Stati fra cui l’Italia) e da raccolte fondi.
Lo stesso rapporto mette in evidenza come le notizie contro i vaccini anti Covid partono tutte dalle stesse fonti. In particolare il 70% dell’informazione sarebbe in mano a 12 «influencer» che raggiungono almeno 58 milioni di utenti. Tra questi risalta il nome di Robert F. Kennedy, nipote del presidente John Fitzgerald, ucciso nel 1963, che guadagna 255 mila dollari all’anno come presidente dell’organizzazione contro i vaccini «Children’s health defense». Ha pubblicato con successo il libro «Thimerosal: let the science speak» dove espone la tesi ampiamente contestata dagli studiosi secondo cui nei vaccini c’è un composto mercuriale, il thimerosal, capace di alterare lo sviluppo neurologico dei minori provocando l’autismo.
Tra i 12 c’è poi il guru della medicina alternativa Joseph Mercola, autore di bestseller venduti anche in Italia, a capo di un giro d’affari da 100 milioni di dollari frutto della vendita di integratori alimentari spacciati ora pure come cura anti Covid. Rashid Butter è invece un sostenitore della «terapia chelante», a base di composti capaci di legarsi a metalli pesanti, proposta come terapia universale. Erin Elizabeth (fra le poche cancellate da Facebook) ha sparso il falso mito dell’infertilità provocata dal siero. Christiane Nortrup sostiene invece che fare pilates permette di non ammalarsi. Judy Mikovits è la screditata autrice di uno studio sulla fatica cronica, protagonista del video virale «Pandemic», dove sostiene la tesi del virus scatenato per profitto.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha accusato le organizzazioni no-vax con parole inequivocabili: «La disinformazione da voi diffusa uccide». Ma continuano a operare in nome di un’errata concezione della libertà di pensiero, priva di responsabilità e di fondamenti scientifici. Per il virologo Anthony Fauci «se anni fa fossero circolate le false informazioni di oggi, avremmo ancora vaiolo e poliomielite». Nel mirino dei movimenti contrari al siero anti coronavirus c’è anche Bill Gates. Il fondatore di Microsoft è accusato di aver ordito l’intera pandemia per impiantare dei micro-chip attraverso l’iniezione dei vaccini. L’ipotesi del complotto di Gates si sovrappone a un’altra tesi in voga ai tempi della prima ondata del virus, quella del 5G. Allora si raccontava la fola che le reti di quinta generazione lo propagassero, poi si è diffusa la bufala che proprio i «chip via vaccino» ideati da Gates servissero al controllo della popolazione via 5G. Ma qui siamo oltre la fantascienza.
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