L'Editoriale
Domenica 09 Ottobre 2022
I volontari da applausi ma vanno ascoltati
Quest’anno Bergamo è la prima città Capitale italiana del volontariato. Un titolo guadagnato sul campo, per numero di persone e di enti impegnati in rapporto alla popolazione. Ma anche per un valore simbolico indimenticabile. Pure nei giorni più terribili del Covid l’associazionismo non si è tirato indietro, anzi, dando risposte a problemi personali e sociali imprevisti.
Secondo il censimento Istat del 2011 (in fase di aggiornamento) i volontari nella nostra provincia sono più di 100mila: un bergamasco su dieci. Ma la pandemia ha colpito anche questo ambito ed è urgente avere un quadro nuovo, che verrà ricavato dalla ricerca in corso di realizzazione da parte di Csv, Università degli Studi di Bergamo e Provincia. Uno degli appuntamenti più importanti nel ricco programma di iniziative per Bergamo Capitale è in corso in questo fine settimana in città: 500 giovani da tutta Italia raccontano le loro esperienze di dono con le quali contribuiscono a cambiare le comunità di residenza. Verranno poi redatte dieci «Lettere all’Europa» su altrettanti temi urgenti, dalla salute all’ambiente, dalla pace alla giustizia.
Il mondo del volontariato raccoglie applausi generalmente trasversali ma non ha ancora avuto modo di esprimere in pieno le proprie potenzialità. Non è infatti solo il settore dell’azione, della risposta ai bisogni, tantomeno dei «buoni» (semmai dei generosi e di chi concepisce la vita anche come appartenenza a una comunità) ma pure della conoscenza maturata attraverso l’ascolto delle necessità. In un contesto nel quale aumentano le domande di aiuto per la grave situazione economica e nel quale prevalgono stili di vita individualisti con ricadute sul tessuto sociale, e con la politica in crisi di rappresentanza, andrebbero aperti canali di comunicazione permanenti fra istituzioni pubbliche centrali e partiti con la galassia del non profit, proprio per mettere a frutto la ricchezza di sapienza dei problemi e delle possibili risposte. Un esempio: da anni le associazioni impegnate nella tutela ambientale dei territori denunciano la cementificazione anche lungo le rive dei fiumi. I cambiamenti climatici hanno generato fenomeni di precipitazione violentissimi: l’acqua, uscendo dagli argini, non trova più la terra che l’assorbe ma cemento sul quale correre e creare disastri. Se si fossero ascoltate quelle denunce… Un altro esempio riguarda l’associazionismo impegnato nell’assistenza a persone con disabilità, vittime di una burocrazia talvolta ottusa che intralcia vite già difficili e di un atteggiamento dello Stato per il quale spesso diritti sanciti da norme vanno implorati come se fossero concessioni.
Il volontariato è consapevole di questi limiti e intende giocare un ruolo più «politico», sentinella dei problemi delle comunità. I 500 giovani arrivati a Bergamo da tutta Italia segnaleranno all’Europa le priorità in campi decisivi per la buona convivenza e per una società giusta, parole che l’Ue farebbe bene ad ascoltare per ritrovare lo slancio ideale che ha dato vita all’Unione. Può sembrare, quella dei giovani, un’ambizione sproporzionata ma è invece importante che le voci di chi è impegnato sul campo con generosità trovino ascolto in un sistema democratico. A Bruxelles come in Italia, dove sembrano prevalere le lamentazioni contro tutto e tutti. E invece c’è chi si rimbocca le maniche per migliorare ciò che è possibile. Non bastano la pacca sulle spalle o gli applausi, i volontari vanno ascoltati.
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