I sistemi politici sono pericolosi, non i popoli

MONDO. Da mesi si leggono dichiarazioni dei politici sul rischio di un conflitto tra Occidente e Russia o tra Usa e Cina, nonché sui dubbi dell’applicazione o meno in Europa dell’articolo 5 della Nato sulla difesa collettiva. Se uno scenario del genere dovesse purtroppo realizzarsi, che tipo di ostilità dovremmo affrontare?

Le guerre nel Ventunesimo secolo, diciamolo subito, sono diverse da quelle di cento anni fa. Sono tecnologiche, economiche, ibride. Anche militarmente l’evoluzione è stata enorme. Difficile pensare di assistere all’occupazione di un Paese esteso come la Germania nel 1945. Al momento i russi hanno un milione di uomini in armi nella fascia (circa il 20% di territorio) in Ucraina. Avrebbero bisogno di un numero cinque volte maggiore di soldati per pensare di controllarla tutta.

Deve e per cosa si combatte

Lo spazio e i fondali sottomarini sono i nuovi campi di battaglia. È da lì che passano quasi tutte le comunicazioni. Eliminare i satelliti nemici, che garantiscono i collegamenti di qualsiasi genere, e tranciare i cavi elettrici ed informatici sotto agli Oceani è un obiettivo imprescindibile. E nel mar Baltico nelle scorse settimane abbiamo avuto un’anticipazione di questo tipo di scontro. Le popolazioni resterebbero di conseguenza prive di tutto ciò che è collegato alla società contemporanea. Nelle situazioni più gravi: addio, quindi, agli smartphone, alle linee Internet, alle transazioni bancarie e finanziarie. Fermi i bancomat, il GoogleMap, il Gps. Secondo uno studio di qualche tempo fa gli Stati Uniti sono il Paese che dipende di più dai suoi satelliti. Per questo i militari Usa vegliano senza sosta su possibili velivoli spaziali killer. Recentemente si è letto pure di ipotesi (chissà fantascientifiche?) di un’esplosione nucleare nello spazio per distruggere tutti i satelliti in un colpo solo. Gli attacchi degli hacker militari alle banche dati e a tutto quello che è elettronico sarebbero costanti. Nel 2007, in un periodo di crisi con il Cremlino, l’Estonia ebbe l’intero sistema statale e privato bloccato per giorni. Non funzionava più nulla. Poi vi sarebbero lanci di missili, teoricamente su obiettivi militari e sulle infrastrutture (ponti, stazioni, reti, centrali elettriche). Più o meno come è successo qualche mese fa tra Israele e Iran. Le difese anti missile e i cosiddetti «scudi» diventerebbero fondamentali. I droni entrerebbero in azione non solo sui campi di battaglia terrestri ma anche nelle retrovie.

Se la situazione precipitasse del tutto - il vero equilibro del terrore è ad appannaggio dei 12-15 sottomarini atomici Usa, 12 russi, 4 britannici ed una decina francesi

Russai e Ucraina, Usa e Cina

Oggi la prima linea russa e quella ucraina sono lontane fra loro una decina di chilometri in cui non si muove uno spillo senza essere eliminato. I droni di Kiev sono arrivati ad operare anche a mille chilometri dal loro confine. I militari cinesi, si sa già, tenterebbero di distruggere le portaerei Usa, architrave della potenza navale di Washington, con missili già esibiti in pubblico.

Ma attenzione - se la situazione precipitasse del tutto - il vero equilibro del terrore è ad appannaggio dei 12-15 sottomarini atomici Usa, 12 russi, 4 britannici ed una decina francesi. Almeno una unità per Paese, armata con missili nucleari, è sempre attiva nel profondo degli oceani. L’apocalisse, allora, sarebbe dietro l’angolo. La Scandinavia e i Paesi baltici si stanno preparando ad una guerra convenzionale con il Cremlino entro 5 anni. Alcuni di loro stanno minando i confini e costruendo barriere. Esagerano? Questi popoli, memori del passato, vedono risorgere il vecchio incubo. Il pericolo è per loro tangibile, a giudicare da quanto avviene da tre anni in Ucraina. Ecco perché l’Europa si sta armando per proteggere in futuro i propri cittadini. Prevenire, in questo caso, è meglio che combattere. L’aggressore ci penserebbe due volte prima di agire.

In conclusione, sono i sistemi politici in Russia ed in altri Paesi in Oriente a rappresentare per l’Occidente il pericolo, non i loro popoli. Dopo le tragedie del Ventesimo secolo i russi e i cinesi, ad esempio, desiderano vivere in pace e finalmente prosperare. Sono i loro leader, prigionieri di retoriche o logiche del passato o del futuro, a non permetterglielo.

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