I nodi economici
sulla strada del governo

Il vertice a Palazzo Chigi di Mario Draghi con Speranza, Figliuolo, Curcio e i due capi del nuovo Cts, è servito a coordinare l’opera di omogeneizzazione della campagna vaccinale sul piano nazionale superando le troppe disparità tra le Regioni e cercando di portare a casa nel più breve tempo possibile la completa copertura della fascia degli over 80 e dei soggetti più fragili, oggi incredibilmente meno estesa di quelle riguardanti età più giovanili o categorie come il generico «personale non sanitario» (dove probabilmente si nascondono gruppi privilegiati o veri e propri abusivi su cui stanno indagando parecchie procure). A guardare le percentuali di vaccinazione delle persone più esposte non c’è solo un caso Lombardia di cui tanto si è parlato nel weekend, e quindi è urgente che la Difesa e la Protezione Civile intervengano laddove la campagna è più indietro o più lacunosa. Tanto per cominciare il governo è intenzionato a far adottare in tutta Italia l’unica piattaforma digitale di Poste Italiane dove effettuare le prenotazioni e altre operazioni (oggi serve solo cinque regioni).

L’arrivo di un milione di dosi Pfizer ieri e di altre quantità entro il 31 marzo è solo un aspetto, sia pur basilare, della campagna: il resto dipende dalla capacità di procedere spediti verso il traguardo dei 500 mila vaccinazioni al giorno: è la missione che Draghi ha affidato a Figliuolo e a Curcio per fare la differenza con la fase incerta e confusa della gestione di Domenico Arcuri. Solo così si abbasserà il numero dei contagiati, dei ricoverati nelle terapie intensive e dei morti (ieri altro picco sopra quota 500) e solo così si avvererà la previsione del ministro dell’Economia Daniele Franco secondo il quale l’economia comincerà a riprendersi già nel secondo trimestre dell’anno per accelerare nel terzo e nel quarto.

Tanto è vero che il governo prevede di «riassorbire» gradualmente verso la fine dell’anno gli aiuti che vengono concessi per sostenere le attività in crisi. Che naturalmente non bastano: Draghi lo ha già ammesso al momento del varo del decreto «Sostegni» ma già ora si vanno moltiplicando le voci che chiedono un ulteriore scostamento di Bilancio di altri 20 miliardi per poter raddoppiare o quasi la siringata di risorse nelle vene dell’economia nazionale. Presto ci sarà un nuovo decreto che probabilmente conterrà anche delle misure specifiche per il Sud. Il presidente del Consiglio ha partecipato ad una riunione sui problemi del Mezzogiorno dove sono stati squadernati dati drammatici sull’andamento dell’occupazione meridionale nell’anno della pandemia e dopo un decennio in cui si è letteralmente dimezzata la quantità di investimenti pubblici. La desertificazione dell’apparato produttivo del Mezzogiorno è uno dei dossier più scottanti di cui si sta occupando il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti alle prese con l’infinito capitolo della crisi dell’ex Ilva che da sola si porta dietro ventimila posti di lavoro costantemente in bilico.

Certo il governo deve affrontare un altro periodo di restrizioni: già si parla di una proroga dei divieti almeno fino all’11 aprile che dovrebbe però essere temperata da un allentamento delle chiusure scolastiche, almeno per quel che riguarda la scuola dell’infanzia.

Le forze politiche dovranno dimostrare di essere solidali col governo. Il neo segretario del Pd Enrico Letta, ora alle prese con i problemi di equilibri interni, intende far di tutto per impedire che Matteo Salvini si appropri della scena cercando di apparire come il tutore dell’esecutivo. Forse soprattutto di questo si parlerà oggi nell’incontro che Letta avrà con Giuseppe Conte, pronto a tornare sulla scena come leader politico del «nuovo» Movimento 5 Stelle.

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