L'Editoriale / Bergamo Città
Sabato 30 Aprile 2022
I morti sul lavoro riguardano tutti
Sembra quasi di parlare di altre epoche e di altri luoghi ritrovarci davanti al messaggio dei vescovi che propone qualche sguardo su questo tema tristemente attuale «dell’elevato rischio per la salute e per la stessa vita a cui sono esposti tanti lavoratori».
Forse anche noi lo percepiamo come qualcosa che appartiene a qualche fatto di cronaca che periodicamente leggiamo sui giornali, rinchiudendolo in quelle superficiali e colpevoli considerazioni del tipo «sono cose che capitano…», non sentendoci poi interpellati personalmente e pensando che queste cose non succederanno mai, per poi ritrovarci a dire: non pensavo che sarebbe capitato proprio a me. Questo denuncia ancora una volta che anche noi facciamo parte di un mondo dove ciò che non mi riguarda personalmente rientra nella tipologia del «non sono affari miei…» ma che poi quando invece capita a me allora esige l’attenzione e la mobilitazione di tutti.
Che una persona esca al mattino e rischi di non tornare a casa sano, tutto intero, o ancora peggio di non tornare a casa vivo alla sera, è un enorme problema che riguarda la struttura, gli investimenti dei mondi del lavoro, della politica, delle istituzioni, ma è anche un grosso problema di una base sociale, «del popolo» (per usare una definizione cara a Papa Francesco) che forse ancora non riesce a sentire che questa riguarda la consapevolezza è l’azione di tutti, e non solo di qualche malcapitato o di qualche zona o parte del mondo dove alla povera gente si può chiedere anche di morire «per portare a casa la pagnotta» e che tanto non interessa a nessuno se loro esistono e come tentano di vivere con dignità. È un’altra delle derive di quell’individualismo che prima che innervare alcune strutture sociali-economiche, ci troviamo addosso in modo profondo anche noi. Anche rispetto a questa questione bisogna che sappiamo recuperare e ricostruire la nostra coscienza di popolo, un popolo al quale sta a cuore il bene comune, la dignità e la centralità della vita delle persone e non solo in teoria.
Mi pare che sia tutt’altro che una questione di cattolicesimo d’altri tempi la questione della formazione delle coscienze che fonda il perché delle grandi questioni sociali di oggi, fonda le motivazioni che ci portano a muoverci contro sistemi ingiusti e a metterci la faccia personalmente e come comunità dove vediamo calpestata la dignità e la vita delle persone al lavoro. Dobbiamo impegnarci a togliere questi fatti dai quei sentimenti e indignazioni da fiction televisiva che nascono di fronte ad una notizia tragica ma che poi se ne vanno appena cambiamo canale e ritorniamo alla nostra tranquilla routine. Parliamo di tante storie, Inail riporta di 555.236 denunce di infortunio e 1.221 morti sul lavoro ne 2021. Numeri altissimi che raccontano di chi si infortuna o muore ogni giorno nelle fabbriche, nei cantieri edili, nelle campagne, nei servizi, nella logistica, negli anfratti dell’economia sommersa e in nero anche qui da noi, anche nella nostra ricca Bergamo e provincia.
Con una certa lucidità ci diciamo che non stiamo parlando di cose che capitano, ma di vite spezzate, di tante famiglie distrutte dal dolore e che vedono stravolto il futuro. Parliamo di bambini e bambine che non avranno più le loro mamme e i loro papà. E tutto questo per cosa? Per chi? Quanto vale la vita di una persona? C’è un impiego che può valere così tanto da chieder l’altissimo costo della perdita della vita? Sono le domande grosse che ci dovrebbero inquietare tutti. Lo dico con umiltà ma anche con una certa consapevolezza: a volte sull’altare della ripartenza economica siamo disposti ad offrire sacrifici che non tengono presente la vita vera, la vita buona delle persone che lavorano. Come ci suggerisce il grande invito verso l’ecologia integrale, qualsiasi rilancio anche economico deve partire da una rinascita dell’umano, anche attraverso il lavoro, libero, creativo, partecipativo solidale. Rimettere al centro la cura delle persone, il prendersi cura delle persone non è una questione tecnica ma una questione di empatia, è una questione etica, una responsabilità che riguarda tutti e dipende da tutti.
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