I frutti del buon governo della città

IL COMMENTO. Cominciamo dai punti certi di questa tornata elettorale. Bergamo ha per la prima volta un sindaco donna: è Elena Carnevali, già assessore della Giunta Bruni e parlamentare Pd. Ha vinto contro il centrodestra guidato da Andrea Pezzotta, anzi stravinto: e questo è il secondo dato certo.

Che ci porta quasi automaticamente al terzo, questo risultato va letto in continuità con i 10 anni a Palazzo Frizzoni di Giorgio Gori, culminati con l’elezione al Parlamento europeo. E non per caso e nemmeno per il rotto della cuffia, anzi: l’ormai ex sindaco di Bergamo in Europa ci arriva forte di 210.790 preferenze (secondo risultato del Pd nella Circoscrizione Nord Ovest, dietro solo a Cecilia Strada), 51.248 nella nostra provincia, 11.610 nel capoluogo che ha amministrato per due mandati.

Ed è da qui che bisogna partire, dal giudizio estremamente positivo dei cittadini nei confronti del governo di Gori e del centrosinistra. Era già emerso in modo chiaro 5 anni fa con la vittoria al primo turno contro un centrodestra che nelle contemporanee Europee aveva dilagato, nell’ultimo fine settimana elettorale è arrivata la conferma. Se possibile ancora più fragorosa e che evidenzia ulteriormente una cosa: Bergamo è stata ben amministrata e i cittadini hanno premiato questo modello di gestione e buon governo.

E qui arriviamo al centrodestra che incassa la terza sconfitta consecutiva nella corsa a Palafrizzoni dove non vince ormai dal 2009 e che continua a compiere i medesimi errori di lettura della città già fatti negli anni passati. Non solo a Bergamo, va detto, perché il risultato delle urne è in tutto simile nelle modalità a quello di Brescia lo scorso anno e conseguenza del medesimo approccio, aggressivo e decisamente poco propositivo. Campagne elettorali che descrivono la città come una sorta di terra di nessuno, una Chicago anni ’30 preda di caos, degrado e criminalità diffusa, imbruttita e ai margini. Un ritratto nel quale i cittadini semplicemente non si riconoscono, anche quelli che non negano ci siano cose da migliorare (e ci sono, eccome...) ma sono comunque consapevoli di vivere in realtà ben amministrate. Ed è per questo che scelgono una certa idea di continuità, a Brescia lo scorso anno a Bergamo adesso: senza distinzione tra centro e periferie, con tanti saluti a visioni superficiali su partiti e coalizioni da Ztl.

Ecco, più di una volta in campagna elettorale si è avuta l’impressione che il centrodestra non abbia semplicemente capito la città, cavalcando a prescindere qualsiasi malcontento senza valutarne la reale rappresentatività, non distinguendo i rancori dei social dalla realtà e non capendo che i like non si trasformano mai in voti. Quelli arrivano semmai davanti a una visione di città chiara e strutturata, capace di guardare al futuro e non di muoversi per slogan come nel caso di un centrodestra costantemente oscillato tra parcheggi e sicurezza senza però proporre soluzioni o anche solo suggestioni. Ne ha fatto le spese Pezzotta che ha ottenuto un risultato ampiamente sotto le aspettative.

Ora per il centrodestra si apre una fase complessa: altri 5 anni d’opposizione a Palafrizzoni e tante questioni da risolvere dentro e fuori dalla coalizione. Il radicamento e la costruzione di un’adeguata classe dirigente per FdI che ha sì i voti ma non ancora gli uomini necessari sul territorio (e rischia pure l’assalto alla diligenza), una Lega che lascia sul campo diversi comuni - in caduta libera nel capoluogo - attesa a una lunga rese dei conti a tutti i livelli, Forza Italia che tiene ancora sull’onda emotiva post berlusconiana. Grasso che cola per un centrosinistra (e un Pd) che ha centrato i suoi principali obiettivi di questa tornata a livello locale, l’euroelezione di Gori e la conferma a Palafrizzoni. Dove per i prossimi 5 anni ci sono diverse cose da terminare all’insegna di una continuità che posa su una visione di città: strategia decisamente vincente, lo hanno detto gli elettori. Senza se e senza ma.

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