L'Editoriale
Giovedì 31 Marzo 2022
I due obiettivi della Russia e la Cina gioca da sola
Da quasi un mese e mezzo le cronache raccontano l’invasione russa dell’Ucraina come una serie di insuccessi. A dar retta alla gran parte dei media, ci sono state stragi indicibili di soldati russi, devastazione delle loro armi e dei loro mezzi militari, la decimazione dei generali, il crollo del morale. Vladimir Putin le ha sbagliate tutte e i suoi servizi segreti lo hanno riempito di frottole.
Nel frattempo Khar’kiv (seconda città del Paese) continua a essere bombardata, Mariupol’ (il più grande porto commerciale) è stata devastata e presa, i miliziani della Repubblica di Luhansk hanno allargato il controllo al 93% della regione e quelli di Donetsk al 53%, e gli uni e gli altri già parlano di referendum per l’annessione alla Russia. Stesso discorso per il gas. Putin aveva annunciato che da oggi i clienti europei avrebbero dovuto pagarlo in rubli. Ha incassato una serie di no e ieri i suoi portavoce hanno detto che, semmai, se ne parlerà più avanti, «per ragioni tecniche». Un mesto dietrofront? Forse. Ma forse c’entra anche il fatto che la quotazione del rublo rispetto all’euro e al dollaro è tornata quella di prima della guerra, e dunque non è così necessario sostenerlo obbligando gli altri Paesi ad acquistarlo in grande quantità.
È umiliante che un dramma colossale come quello dell’Ucraina venga vissuto e raccontato come un derby di periferia. Si scambiano per svolte epocali e risolutive le evoluzioni tipiche di una guerra che è tuttora in pieno svolgimento, e che purtroppo lo sarà ancora a lungo. Le trattative diplomatiche finora hanno dimostrato soprattutto che le parti non sono pronte per un accordo, nemmeno per uno minimo come un cessate il fuoco per ragioni umanitarie. E quando Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, scandisce che la Russia «non parlerà con nessuno della Crimea, perché la Crimea è Russia», si capisce subito che il dialogo ha, almeno per ora, poco spazio. Né contribuisce a crearlo l’atteggiamenti di diversi Paesi occidentali. Con le delegazioni russa e ucraina riunite a Istanbul, il premier inglese Johnson ha fatto sapere che le sanzioni contro la Russia resteranno in vigore anche in caso di accordo, e che anzi bisognerebbe incrementarle. Più che un modo per premere su Putin, pare un modo per allontanare la fine della guerra. Non è un mistero, peraltro, che anche all’interno della Nato vi siano opinioni diverse sul da farsi. Francia e Germania pensano che il primo obiettivo sia fermare la guerra e salvare le vite, dunque che vada conservato un canale di comunicazione con il Cremlino. I Paesi dell’Est, con gli Usa e il Regno Unito, credono invece che conti soprattutto sconfiggere la Russia per costringerla a cambiare politica.
Come sempre si svolgono due partite, una sul campo di battaglia e una nelle cancellerie. Dal campo, l’unico dato davvero importante degli ultimi giorni è la caduta di Mariupol’ dopo 27 giorni di assedio. Il sindaco, Vadim Boychenko, ha tracciato l’allucinante bilancio: 5 mila abitanti uccisi (tra loro anche 210 bambini), 30mila persone portate (o deportate) in varie località russe, altre 170mila rimaste in una città dove il 90% degli edifici è danneggiato e il 40% distrutto. Dei sette ospedali della città, tre sono distrutti e quattro danneggiati. L’accanimento feroce contro Mariupol’ dimostra quanto scriviamo da tempo: l’interesse strategico dei russi è per l’Est e il Sud dell’Ucraina, non per Kiev.
Intanto il ministro degli Esteri russo Lavrov è volato in Cina per consultarsi con l’omologo cinese Wang Yi. I due hanno formulato le rituali dichiarazioni sul mondo multipolare, e non più unipolare, e sull’illegittimità delle sanzioni anti-russe, dichiarazioni che servono a tenere a bada gli Usa. Ma avevano argomenti assai più concreti da discutere. Per esempio il fatto che le grandi aziende statali cinesi, dopo un iniziale interessamento, stanno cancellando i piani di investimento nei colossi russi dell’energia. Prezzi troppo alti, quindi una mezza ritirata per costringere Mosca ad abbassarli? È difficile capire che cosa passi per la testa dei cinesi, che finora sono riusciti a tenere un certo equilibrio scontentando, senza esagerare, sia i russi sia gli americani e gli europei. Certo è che la Cina gioca sempre in proprio e con lo sguardo al futuro.
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