Herr Draghi in Germania
Gli onori e le critiche

A Mario Draghi il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier conferirà venerdì prossimo 31 gennaio la croce al merito della Repubblica Federale di Germania. «Bundesverdienstkreuz», questa la denominazione tedesca, è il massimo riconoscimento che la Repubblica Federale assegna a chi ha acquisito meriti per il bene comune. Così si legge sulla pagina web della presidenza tedesca. La proposta del nome spetta al ministero degli esteri e quindi al governo.

Angela Merkel condivide e anche Wolfgang Schäuble, ex ministro delle finanze, nel frattempo approdato alla presidenza del Bundestag, il parlamento tedesco, sembra convenire. Non così la stampa e la maggioranza silenziosa, cui esponenti politici hanno dato voce. Il segretario generale della Csu bavarese, Markus Blume: «Perché l’ex presidente della Bce debba ricevere questa onorificenza resta un mistero. Quali sono i meriti di Mario Draghi per il nostro Paese?». Il liberale Florian Toncar, esperto finanziario della Fdp a ruota: «Non si capisce quali meriti abbia acquisito da capo della Bce». Markus Ferber, parlamentare ascoltato della Csu al Parlamento Europeo: «I meriti di Draghi per la Germania si sottraggono alla mia capacità di comprensione». In tutte queste prese di posizione emerge la volontà dei politici di andare incontro al loro elettorato. Del resto anche Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, si trincera dietro a un diplomatico: «Non spetta a me dare giudizi. Comunque mi congratulo».

La grande colpa di Draghi agli occhi della pubblica opinione sta sul libretto di risparmio: interessi zero e anche sottozero. La Bild Zeitung l’ha messo in numeri: in otto anni di presidenza Bce, 120 miliardi persi in potere d’acquisto. Il giornale tedesco a massima diffusione, voce profonda del sentire popolare, lo chiama Conte Draghila perché ha succhiato denaro al risparmiatore tedesco con i tassi bassi, il ricorso agli acquisti di titoli di stato e ad una politica espansiva. Eppure c’è stato un momento in cui Draghi piaceva. Nel 2012 sempre la chiacchierata Bild Zeitung ha inviato il suo capo redattore all’Eurotower per regalare al capo della Bce, ad un anno dall’entrata in carica, il classico elmo prussiano con il classico chiodo, simbolo di virtù prussiane.

Draghi veniva dalla lettera inviata congiuntamente al suo predecessore Trichet al capo di governo italiano Berlusconi per esortare a varare le riforme attese, senza le quali il collasso delle finanze pubbliche italiane era dietro alle porte. Seguì infatti Mario Monti che ebbe l’ingrato compito di rassicurare i mercati e quindi sventare il rischio speculazione sui titoli italiani. Un’emergenza affrontata nel silenzio delle parti politiche che hanno scaricato sulle spalle dell’economista italiano prestato alla politica, il fardello di difficili interventi fonte ancor oggi di malumore.

Ma a Berlino avevano festeggiato convinti che far fare ad un italiano quello che volevano i tedeschi era la miglior politica per affermare gli interessi della Germania in Europa. Grande quindi la delusione che si riflette infatti nelle critiche: di Europa non c’è voce, la vera colpa di Draghi è di aver danneggiato i risparmiatori tedeschi. Adesso la Bild Zeitung rivuole indietro l’elmo prussiano ma Mario Draghi ha già fatto sapere intende dar seguito al detto tedesco «regalo è regalo» e che quindi l’icona del prussianesimo traslocherà a Roma. Alla cerimonia di commiato Angela Merkel ha dato testimonianza: «Lei ha governato l’euro in un mare tempestoso». Un modo come un altro per ringraziare. Mario Draghi ha salvato l’euro e quindi tutelato al massimo gli interessi dell’economia tedesca.

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