L'Editoriale
Giovedì 26 Maggio 2022
Gli innocenti di Uvalde e la voglia di più armi
L’ennesima orribile strage delle armi in una scuola statunitense, a Uvalde in Texas, ha causato la morte di 21 persone: 19 bambini - tutti della stessa classe - e due maestre. Ventuno famiglie piangono per colpa di un folle, strazio e stridore di denti peggio che alla Columbine High School, in Colorado (allora rimasero uccisi 12 studenti e un insegnante), il 20 aprile 1999. È uno dei paradossi orrendi di uno dei Paesi più evoluti del mondo, che però ha retaggi antropologici ancora risalenti a due o tre secoli fa.
La patria della democrazia che conserva in alcuni Stati la pena di morte e la vendita delle armi come se fossimo ancora nel Far West. Un diritto all’autodifesa primitivo, quello di chi si difende o si fa giustizia da solo, inquadrato persino giuridicamente e nutrito della mentalità luterana dei pionieri. Negli Stati Uniti infatti il secondo emendamento della Costituzione prevede che «essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto».
Si tratta di un emendamento introdotto con il Bill of Rights nel 1791, che affonda le radici in un contesto storico nel quale non vigevano ancora i principi di una democrazia pluralista occidentale: si era in pieno colonialismo, in pieno schiavismo, un contesto di violenza che precede di un secolo addirittura il Far West, cui la società americana sembra essersi affezionata, soprattutto in Texas, non solo per i film di John Wayne. L’Europa ha percorso strade diverse. Si è dotata col tempo di una Polizia professionale e di un ordinamento giudiziario che sostituissero totalmente la «milizia» evocata da quell’emendamento. Una concezione dura a morire, quella americana. La Corte suprema nel 2008, con una decisione diventata vincolante per tutti gli Stati dell’Unione nel 2010, rovesciando la precedente interpretazione del secondo emendamento della Costituzione federale, ha dichiarato costituzionalmente tutelato il diritto dei cittadini americani di possedere un’arma da fuoco.
Negli Stati Uniti, dati alla mano, è incomparabilmente più probabile morire per un colpo di pistola, maturato in tutte le possibili sfumature che vanno dall’incidente domestico alla strage premeditata, rispetto a ogni altro Paese dell’Occidente. Tutto questo nonostante gli Stati Uniti siano oggettivamente il meno sicuro degli Stati democratici occidentali. Armarsi fino ai denti serve solo a rischiare di più.
In Texas, poi, dove l’ultima strage è avvenuta, le maglie sono state ulteriormente allargate il primo settembre del 2021 con la legge 1927, fortemente voluta dal governatore repubblicano dello Stato, Greg Abbott, tra i più ferventi sostenitori del Secondo emendamento: una norma che prevede che a chiunque risieda in Texas è consentito non solo possedere, ma pure portare per strada una pistola, un fucile o un mitragliatore, come si porta a spasso il cane, anche senza porto d’armi e senza aver avuto alcuna formazione in materia. L’arma la si può comprare al supermercato e metterla nel carrello, insieme ai pannolini e ai croccantini per il gatto, spesso senza nemmeno esibire la carta di identità per dimostrare che si è maggiorenni. «Forza, comprate più armi, siamo ancora secondi negli acquisti dopo la California», è stato lo slogan elettorale governatore repubblicano amico di Trump. E naturalmente nessun ripensamento da parte sua, a parte le «sentite condoglianze» alle famiglie, nemmeno di fronte a questa strage di innocenti.
La risposta che si dà sta nel potere della cosiddetta lobby delle armi, molto sostenuta dall’ala repubblicana. Naturalmente la strategia per uscire da questa follia armata non è quella di dare più armi agli insegnanti, come qualche deputato del Congresso ha proposto anche in queste ore. La risposta – come ha promesso il presidente Joe Biden, ma lo fanno tutti i presidenti democratici ad ogni strage senza mai passare a iniziative concrete - è vietare questo nefasto commercio e affidare l’esclusiva della protezione alle forze di Polizia e a chi le armi le sa usare. Dovrebbe essere un monito anche per i pistoleri di casa nostra, spiegando loro che la protezione delle persone da noi non è il Far West o giustizia sommaria, ma è frutto di una cultura giuridica di progresso che affonda le sue radici nei secoli scorsi e che evita che si verifichino stragi orrende simili anche in Italia. Speriamo almeno che la strage degli innocenti di Uvalde possa servire come monito ai giustizieri che invidiano il sistema americano.
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