
(Foto di Ansa)
MONDO. Deterrenza o dissuasione. All’indomani della fine della Guerra fredda l’umanità sperava di dimenticarsi rapidamente delle loro cupe definizioni. Ed invece, dopo circa quattro decadi di pace o quasi, siamo punto e daccapo.
Per non esporsi al pericolo di finire, nel prossimo futuro, alla mercé del prepotente di turno o per non essere vittima del disimpegno di altri - che hanno garantito finora la sicurezza - tocca riarmarsi. Tocca essere pronti a difendere noi stessi e la nostra libertà, «dissuadendo» indirettamente i potenziali malintenzionati, riportandoli così a più miti consigli. La logica è elementare: chiunque voglia attaccarci sa che siamo armati e risponderemo. Quindi rischia di farsi male. Di conseguenza, il «cattivo» evita azioni violente.
Durante la Guerra fredda, nonostante lo scoppio di frequenti crisi politiche o di ostilità armate periferiche in un’epoca piena di tensioni, l’equilibrio del terrore e la deterrenza scongiurarono l’apocalisse atomica. Adesso il primo risultato di questo cambiamento epocale è che, purtroppo, il progetto europeo, nato per costruire un’area di democrazia, Stato di diritto, economia di mercato e quant’altro, ma non una potenza militare – è costretto a cambiare la sua natura. L’Europa necessita urgentemente di una difesa comune oltre a quella finora assicurata dall’Alleanza atlantica. La ragione è che gli Stati Uniti di Donald Trump potrebbero all’improvviso defilarsi dal Vecchio continente, lasciandolo sguarnito.
I pericoli, rappresentati dai Capi di Stato che tornano a parlare di un mondo di «potenze», come si faceva nel XX secolo, e dai politici ultranazionalisti, vanno presi sul serio, ricordando le tragedie passate. Come sarà disegnata questa difesa comune, lo decideranno gli Stati e la Commissione europea. Ma intanto i due punti di riferimento in campo militare sono Gran Bretagna e Francia, le due uniche potenze atomiche europee.
È triste doverlo osservare, ma avere un ombrello atomico sulla testa ed avere a disposizione una bomba sul proprio territorio sono le uniche garanzie di sicurezza in un mondo,diventato tempestoso. C’è qualcuno che può credere che Putin avrebbe iniziato «l’operazione militare speciale» se l’Ucraina avesse avuto ancora in dotazione l’arsenale nucleare, ereditato dall’Urss, ma consegnato a Mosca a seguito della firma del Memorandum di Budapest del 1994 su indicazione occidentale?
La Polonia, che ha le terze forze armate più potenti della Nato dopo quelle Usa e turche, ha appena chiesto alla Casa Bianca di essere dotata dell’arma atomica. Follia oppure si sono ridestati a Varsavia storici incubi geopolitici? Sorge una domanda: ma se gli Usa si ritirassero dalla Nato, che fine farebbero le circa 250 bombe atomiche già presenti sul territorio dell’Alleanza? Il presidente Macron ha proposto di allargare l’ombrello atomico francese a tutta l’Europa. È possibile realizzarlo? E a che costi? Gli specialisti ce lo spiegheranno presto. Intanto Parigi e Londra hanno ciascuna un arsenale da 200 a 300 testate nucleari. I francesi le hanno dislocate prevalentemente sui loro nove sommergibili, mentre i britannici sui loro quattro. Almeno una di queste unità è sempre in navigazione.
Lo stesso più o meno vale a rotazione, da decenni, per la maggior parte dei 12 sottomarini americani e dei 12 russi in giro per gli oceani del globo. Parigi può anche contare su aerei Rafale, capaci di trasportare missili nucleari. Verranno utilizzati? Per ora è difficile capire cosa succederà. L’unica certezza è che gli incubi si sono ridestati.
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