L'Editoriale / Bergamo Città
Lunedì 18 Ottobre 2021
Giudice tribuno
Ma dov’è il Csm?
Sconosciuto al grande pubblico, è invece nel pantheon dei miti ideologici dei no-vax e dei no-pass. È il magistrato Angelo Giorgianni, autore con il medico Pasquale Bacco del libro «Strage di Stato: le verità nascoste del Covid-19». Il filo conduttore del testo è il solito greve armamentario del negazionismo complottista: la pandemia sarebbe «uno strumento di ingegneria sociale che serve per realizzare un colpo di Stato globale», i vaccini «acqua di fogna che possono trasformare l’uomo in ogm». Ma c’è anche un passaggio che ferisce impunemente la nostra città e ogni conterraneo che abbia perso un parente a causa del coronavirus, quando gli autori scrivono che «il macabro scoop dei camion dell’Esercito che portavano le salme a Bergamo» è stata una messa in scena «per convincere la città dell’esistenza della peste». Come sappiamo, l’immagine ritrae invece camion in fila in via Borgo Palazzo in attesa di partire per altre città dove poter cremare le salme. Nel mondo è diventata il simbolo della nostra tragedia casualmente.
Un cittadino residente nella via, richiamato da luci e rumori dei mezzi militari in colonna, con il suo smartphone scattò la foto poi condivisa nei social e diventata virale. Quindi altro che messa in scena orchestrata da qualche potere occulto. Il libro è assurto alle cronache nazionali solo perché la prefazione è firmata da un importante magistrato antimafia, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che poi si è giustificato sostenendo di aver letto solo alcuni estratti del testo non corrispondenti al pubblicato. E ha chiesto scusa.
Muto invece il Consiglio superiore della magistratura (Csm). Pur avendo il potere di agire con procedimenti disciplinari, non ha intravisto nelle gravi parole di Giorgianni contro lo Stato, di cui dovrebbe essere un servitore, un motivo di sanzioni. Eppure Giorgianni ricopre il ruolo di responsabile della Commissione di valutazione dei dirigenti del ministero della Giustizia ed è giudice presso la Corte d’Appello di Messina. Era sul palco nel famigerato sabato di devastazione a Roma durante la manifestazione no-pass (a fianco degli squadristi di Forza Nuova che hanno assaltato la sede della Cgil), da dove ha tenuto un comizio eversivo: «Popolo italiano: il green pass è abrogato! Oggi il popolo sovrano ha dato il preavviso di sfratto a coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere! Vogliamo un processo: una nuova Norimberga!». Il riferimento al giudizio dei gerarchi nazisti autori dell’Olocausto non è casuale: no-pass e no-vax si paragonano ignobilmente agli ebrei discriminati, poi uccisi nei campi di concentramento.
Giorgianni ha annunciato l’intenzione di lasciare la toga, ma la decisione rende la situazione ancor più paradossale. Si è reso conto persino lui dell’incompatibilità con il suo ruolo, ma non il Csm. Però nei giorni scorsi la Procura generale della Cassazione ha avviato un procedimento disciplinare a carico della toga per il proclama contro la «dittatura sanitaria», corredato da un’istanza cautelare di sospensione da funzioni e stipendio. Viene contestata la compromissione di «credibilità personale, prestigio e decoro del magistrato».
Dopo la comunicazione a Giorgianni, il Csm sarà chiamato finalmente a costituire un collegio e fissare un’udienza. L’accoglimento dell’istanza priverebbe il giudice della toga fino al pensionamento da lui annunciato nel comizio come immediato ma, secondo quanto risulta al Csm, operativo non prima del 2022.
Nel pantheon dei riferimenti di no-vax e no-pass figurano anche l’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, leader dei fantomatici gilet arancioni, e il vice questore Nunzia Schilirò, in forza alla Criminalpol, che da un altro palco no-pass a Roma invocò «la disobbedienza civile», come «dovere sacro quando lo Stato diventa dispotico». Eppure dovrebbero avere il senso di quello Stato che denigrano pesantemente e dei provvedimenti di cui si dota a tutela della salute pubblica nella lotta al Covid. Eroici combattenti per la libertà ma non fino al punto di rinunciare a pensioni e stipendi da parte delle istituzioni che screditano con parole inquinanti. Un eroismo facile.
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