Giovani alla Gmg
Domanda nuova

Il raduno mondiale dei giovani nel percorso delle Giornate mondiali della gioventù, ha una storia importante: 34 giornate mondiali e 12 raduni in diversi luoghi del pianeta. Anche la Gmg ha la sua età e come tutte le cose comincia a non essere più ciò che l’ha caratterizzata quando è nata. Allora (siamo a metà degli anni Ottanta) era un’ottima scusa per viaggiare, mentre oggi i giovani possono muoversi agevolmente senza bisogno di trovare ragioni plausibili di fronte ai genitori.

Allora il tema della convocazione era ancora forte: si era in piena Guerra fredda con le ideologie ben salde nella loro tradizione; oggi prevale la globalizzazione e l’individualismo, un miscuglio di istanze che portano a fatiche sociali non indifferenti. Eppure ogni edizione, mentre si apre, offre sempre qualche spunto di riflessione interessante. La partecipazione dei giovani europei (questa volta) non è favorevole: il mese di gennaio non è il più indicato per mettersi in viaggio. Ma a otto gradi sopra l’equatore, non ci sono molte scelte: questa è la stagione secca e si può stare all’aperto.

Panama è l’ennesimo Paese dalle grandi contraddizioni: oggi ho sentito un giovane lamentarsi perché la crescita è «solo» all’8% contro l’11% degli anni scorsi. Ho sorriso: cosa direbbero i nostri economisti? Da quando il Canale è diventato di proprietà dello Stato (2004, nel 2016 è stato terminato il raddoppio grazie al contributo di ingegneri e aziende italiane, proprio come nel 1914 quando fu costruito) ogni giorno questo Paese incassa 40 milioni di dollari al giorno per il passaggio delle navi. Ma la maggior parte della popolazione ogni mattina si alza all’alba per venire in città a servire i ricchi con stipendi piuttosto bassi. Ci sarà mai un Paese su questa terra che sappia trovare un po’ di giustizia? Perché l’uomo finisce sempre per lasciarsi dominare dall’egoismo?

In questi giorni i giovani italiani sono già in viaggio: stanno visitando e incontrando le diocesi di Panama; gli italiani sono nella diocesi di Chitré. Gli scambi sono sempre molto vivaci e coinvolgenti: le famiglie che aprono le loro case ai pellegrini giunti da tutto il mondo, sono molto accoglienti: lunedì i ragazzi si sono diretti verso la capitale lasciando sicuramente qualche lacrima alle loro spalle. Anche perché quei pochi che hanno viaggiato in Italia, conservano del nostro Paese un ricordo da sogno. Papa Francesco sta sviluppando una grande capacità di entrare nel cuore dei più giovani. Questa volta non avrà problemi con la lingua: potendo parlare lo spagnolo, avrà sicuramente una comunicazione più sciolta e spontanea. Ma soprattutto non gli mancheranno gli argomenti: il Centro America è da lui considerata la «terza» America, diversa da quelle del Nord e del Sud e si sta preparando il Sinodo straordinario dei Paesi dell’Amazzonia. È un tema forte per almeno due ragioni: perché questa è terra di grandi migrazioni, perché molti e gravi sono i disordini in diversi paesi e poi perché il tema dell’Amazzonia rimanda a quello dell’ambiente che sta molto a cuore al Papa e troppo poco a chi governa il mondo.

Soprattutto, però, è la prima Gmg dopo il Sinodo dei giovani: un raduno-incontro del Papa con i giovani non può non far risuonare tutto ciò che è stato vissuto nel percorso degli ultimi due anni. È facile immaginare che il Papa prenderà una questione di grande attualità: il narcotraffico che qui ha le sue origini, ma che termina esattamente nelle nostre città europee. Troppo comodo liquidare il problema con la «mancanza dei valori» o la «noia» che prende i giovani. Ci sono in gioco interessi economici grandi e questo influisce sulla politica e sulla vita quotidiana. La sfida del dopo-sinodo chiede di riprendere in mano la questione educativa che non passa certo dalla Gmg ma che questa esperienza di nuovo solleva. C’è una presenza in percentuale molto alta di preti e di educatori in questi giorni: mi chiedo se la stessa disponibilità ad accompagnarli ci sarà anche a casa. Questa è una domanda nuova: una volta ci si chiedeva cosa ne sarebbe stato di questi giovani appena tornati a casa; ora è più spontaneo chiedersi cosa ne sarà di chi li ha portati fino a qui. In questi giorni stiamo vedendo una forma di parrocchia molto efficiente, in grado di erogare molti servizi religiosi (alcuni decisamente esotici): manca, però, la capacità di creare legami e vita di comunità. Aspettiamo quello che il Papa avrà da dire. Ma nel frattempo vorremmo ritrovare il gusto dell’incontro e la bellezza di lasciarsi coinvolgere in una vita di cura e di relazioni.

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