Gasdotto danneggiato, chi sono i colpevoli

Sabotaggio. I primi a pronunciare la parola fatale, ieri, sono stati gli svedesi, che avevano registrato sui loro sismografi forti esplosioni sottomarine proprio nella zona in cui il gasdotto Nordstream1 faceva registrare una forte fuoriuscita di gas in mare. A ruota, il ministero della Difesa della Danimarca mostrava le foto della perdita: una grande macchia sotto la superficie, una specie di calderone ribollente in superficie.

Questa è dunque l’ipotesi: che qualcuno abbia piazzato una bomba, o comunque un ordigno esplosivo, sul gasdotto. Il risultato si era già visto ieri, quando la condotta aveva cominciato a perdere pressione, il flusso di gas verso l’Europa era drasticamente calato e il prezzo dell’oro blu era di nuovo volato alle stelle. Com’è ovvio, è subito partito il ping pong delle accuse. Gli Usa accusano la Russia di voler assiderare l’Europa togliendole il gas. Non spiegano, però, perché la Russia avrebbe dovuto usare le bombe quando le basterebbe chiudere il rubinetto all’origine, visto che il Nordstream1 lo riempiono i suoi giacimenti. La Russia accusa gli Usa: fermando il gasdotto, è la tesi, danneggiano la Russia e, nello stesso tempo, bloccano qualunque ripensamento sulle sanzioni energetiche dell’Europa, in particolare della Germania, che dall’Ocse è data sull’orlo della recessione e dove manifestazioni e proteste contro il caro-vita sono ormai all’ordine del giorno. I russi, che adorano immaginare complotti americani e qualche volta ci azzeccano, aggiungono qualche elemento. Il 27 settembre, dicono, tre navi della marina Usa (la «Oak Hill», la «Arlington» e la «Gunston Hall»), prima attraccate nel porto polacco di Gdynia, sono transitate nel tratto di mare presso l’isola danese di Bornholm dove, appunto, il gasdotto poche ore dopo avrebbe manifestato la falla.

Nel clima della guerra in Ucraina e dello scontro epocale tra Russia e Occidente, e dopo anni di intenso lavoro delle opposte propagande, distinguere la verità dalle narrazioni di comodo è diventato ormai quasi impossibile. Si sa che gli americani hanno sempre detestato il legame particolare tra Russia e Germania, sancito appunto dal cordone ombelicale dei gasdotti. Non è un mistero che siano assai felici che si sia interrotto (tra l’altro, ci vendono il gas a 7 volte il prezzo del loro mercato interno), e che in generale si siano interrotte le relazioni economiche tra la Russia degli estrattori e l’Europa dei produttori. Per il resto, qualsiasi giudizio sui fatti relativi al gasdotto sarebbe ora prematuro.

Certo, non mancano le suggestioni. È di certo solo un caso ma proprio ieri, nella città polacca di Goleniow, il presidente polacco Andrzej Duda, il premier polacco Mateusz Morawiecki, la sua collega danese Mette Fredriksen e il ministro norvegese per l’Energia Terje Osland hanno inaugurato insieme il nuovo gasdotto che unisce Norvegia e Polonia.

Non è un mistero che la Polonia ambisca a diventare l’hub energetico europeo e a ergersi a barriera gasiera e petrolifera rispetto alle forniture russe, con il solito beneplacito degli Stati Uniti che proprio a Varsavia trovano, in funzione anti-russa, gli alleati più pugnaci e combattivi. Eliminare un concorrente come il Nordstream1 vorrebbe dire, tra l’altro, conquistare un sacco di alleati e, soprattutto, di clienti. Oltre che una influenza molto maggiore dell’attuale, già notevole, in ambito europeo: ve l’immaginate la Von der Leyen, domani, che fa la predica alla Polonia sull’indipendenza della magistratura o minaccia di buttarla fuori dalla Ue, come succedeva solo sei mesi fa? Insomma, che ci sia stato un delitto pare sicuro. Il problema è che ci sono troppi potenziali colpevoli.

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