L'Editoriale
Mercoledì 28 Dicembre 2022
Gas, ottimisti ma ragionevoli
Italia.Il 2022 passerà alla storia come l’anno in cui l’Europa è stata investita da una crisi energetica con pochi precedenti. Le bollette di luce e gas di famiglie e imprese sono lì a testimoniarlo. Tuttavia a dicembre le quotazioni TTF del gas alla Borsa di Amsterdam, da cui essenzialmente dipendono i costi futuri di riscaldamento ed elettricità, hanno avuto un andamento migliore delle attese.
Sarà bene analizzarne le ragioni, anche per non pensare che ogni difficoltà sia archiviata, cedendo a un pericoloso autocompiacimento. La quotazione del gas è tornata a 80 euro/megawattora, come non accadeva dallo scorso febbraio, cioè da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina. Qual è il motivo di un simile ribasso, visto che la guerra non è ancora finita e i flussi energetici da Mosca verso l’Unione europea non sono ripresi? Si possono elencare vari fattori, alcuni con effetti cumulabili tra loro.
Nei palazzi delle istituzioni comunitarie, per esempio, qualcuno indica come causa l’intesa raggiunta tra i capi di Governo sul «tetto al prezzo del gas» che, pur con tutti i suoi limiti, ha quantomeno un effetto «segnaletico»: l’Europa è intenzionata ad affrontare in modo un po’ più coeso e unitario di prima gli scossoni dei mercati energetici, dunque con un peso specifico maggiore anche rispetto ai venditori. Un motivo meno idealistico della discesa dei prezzi, ma non per questo meno convincente, coincide con le temperature decisamente più miti del solito che caratterizzano per ora il nostro inverno. Si tratta di una situazione che non dipende direttamente da noi, ma che ci consente di consumare meno energia, soprattutto per il riscaldamento, allentando le pressioni sulla domanda. Arriviamo così alla terza ragione della discesa dei prezzi, cioè il livello di riempimento degli stoccaggi di gas che è più alto del previsto. Gli addetti ai lavori hanno osservato che nei giorni di Natale, il 24 e il 25 dicembre, l’Unione europea nel suo complesso è riuscita addirittura a riempire un po’ i suoi serbatoi di stoccaggio del gas; parliamo di un evento non usuale in inverno, quando generalmente la domanda di gas da parte dei consumatori è ben più alta dell’offerta garantita dall’esterno dei nostri confini. Anomalie come questa sono motivo di un certo ottimismo; da qui la convinzione sempre più diffusa che sarà possibile arrivare alla fine dell’inverno senza interruzioni prolungate delle forniture per famiglie e imprese, convinzione che si rispecchia in un andamento discendente dei prezzi.
In campo energetico, però, la «veduta corta» è foriera di disastri, lo abbiamo imparato sulla nostra pelle. Tentiamo dunque di guardare oltre l’immediato. In primo luogo, va osservato che le attuali quotazioni del gas, rispetto al 2020 e al 2021, rimangono comunque relativamente elevate. Inoltre le temibili ondate di gelo e neve che sferzano gli Stati Uniti sono lì a ricordarci che il clima può riservare sorprese; un eventuale calo prolungato delle temperature nel nostro continente, associato a maggiori consumi e dunque a una rapida diminuzione delle scorte, spingerebbe rapidamente i prezzi al rialzo. A proposito degli stoccaggi, occorre anche tenere presente che a marzo inizierà la stagione in cui dovremo ricominciare a riempire questi preziosi serbatoi; e in primavera plausibilmente mancherà ancora il gas russo, dunque dovremo competere sul mercato mondiale delle fonti energetiche, contendendoci per esempio il gas naturale liquefatto con una Cina magari più agguerrita perché in uscita dalle restrizioni pandemiche.
Abbiamo elencato soltanto alcuni degli scenari cui potremmo andare incontro, eppure dovrebbero essere sufficienti a non far scemare quel senso d’urgenza che ci ha fatto procedere più spediti del solito sulla strada della diversificazione delle fonti e della semplificazione legislativa e amministrativa per l’installazione di energie rinnovabili. Sarà bene continuare così, accelerando sulla costruzione di infrastrutture critiche come i rigassificatori, almeno fino a quando non saremo riusciti, in Europa, a ristabilire condizioni di approvvigionamento energetico alla pari di quelle dei nostri concorrenti economici globali.
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