Futuro giusto
e sostenibile

Fino a qualche decennio fa la parola «sostenibilità» era confinata a pochi gruppetti d’intrepidi ambientalisti, visti con sospettoso fastidio da quanti avevano subito danni per iniziative spesso poste in essere in modo per lo più episodico, sulla base di una visione ecologistica talvolta estrema e di maniera. La crescente presenza di diffusi fenomeni di degrado ambientale, d’impoverimento delle risorse naturali e di compromissione di interi ecosistemi, hanno fatto sì che imprese, istituzioni e intere comunità iniziassero a porsi l’obiettivo di cercare un equilibrio tra profitto, responsabilità individuale e bene comune. La stessa Unione europea, spesso criticata per la frammentarietà e il carattere eccessivamente burocratico e disorganico delle proprie iniziative, si è aperta a queste riflessioni proponendosi come anticipatrice di un nuovo modello di sviluppo a livello mondiale.

Lo testimonia l’approvazione del piano New Generation Ue che, guardando soprattutto alle nuove generazioni, ha stanziato 750 miliardi a favore dei 27 Paesi europei, di cui 209 all’Italia. L’elemento caratterizzante del piano è l’indicazione che detti fondi siano utilizzati per progetti d’investimento, da realizzare entro il 2026, orientati al perseguimento di un’economia sostenibile e inclusiva che contribuisca a mitigare la crisi climatica.

L’Europa si pone così da stimolo alle grandi potenze economiche mondiali, per una presa di coscienza planetaria che si estenda a macchia di leopardo. Non a caso Angela Merkel ha già deciso di procedere verso la «decarbonizzazione» della Germania, dando un segnale importante soprattutto ad Usa e Cina che producono la fetta più consistente di Co2. Ci si aspetta, ora, che il neo Presidente Biden, partendo da posizioni totalmente contrarie a quelle di Trump che si era ritirato dagli accordi di Parigi sul clima, si attenga con sollecitudine e coerenza alle promesse fatte in campagna elettorale.

Un segnale molto incoraggiante è giunto dalla telefonata intrattenuta con Papa Francesco, nella quale Biden si è mostrato in sintonia con le posizioni assunte dal Pontefice, da tempo impegnato con preziosi interventi a stimolare la costruzione di un’economia solidale e rispettosa della «madre terra». Questa visione così precisa e determinata ha costituito il filo conduttore del convegno che il Papa ha voluto fosse svolto tra il 19 e il 21 novembre scorso ad Assisi, con la partecipazione dei più importanti economisti mondiali, tra cui alcuni Nobel, e di duemila giovani economisti interessati ad operare per uno «sviluppo umano integrale».

Anche nel nostro Paese alcuni dati cominciano a dare ragione e sostegno alle sempre più coinvolgenti tesi avanguardiste di matrice green. Il rapporto «Symbola Unioncamere» del 2019 ci dice infatti che ben 432 mila imprese italiane hanno investito sulla green economy, producendo 3,1 milioni di posti di lavoro e che si è raggiunta una percentuale di riciclo pari al 79%, il livello più alto dell’Unione Europea.

Il Presidente del Consiglio - per ottenere l’assegnazione dei fondi rispettando gli obiettivi fissati dal New Generation Ue - ha costituito un’apposita task force, formata da figure apicali dei ministeri e delle società controllate, che si avvale anche di strutture tecniche altamente qualificate nella valutazione dei programmi d’investimento.

Ad essa è stato affidato il compito di selezionare e affinare la valanga di progetti presentati frammentariamente da enti, associazioni e istituzioni locali e provvedere alla redazione di un piano d’investimenti organico che rientri nella griglia dei requisiti Ue.

Una volta definito il piano, il Presidente Conte lo presenterà alle Regioni, agli enti locali e a tutte le parti sociali, per poi portarlo all’esame del Parlamento. Un iter di passaggi informativi certamente dovuto, che dovrà essere compiuto con la massima trasparenza ma rispettando le prerogative del piano. Il rischio, altrimenti, sarebbe anche questa volta di disattendere le aspettative di buon governo del nostro paese a causa delle solite pastoie burocratiche e mediazioni speculative di parte.

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