L'Editoriale
Martedì 20 Ottobre 2020
Fondi Ue da utilizzare
Burocrazia in agguato
Lo storico accordo europeo del «Next Generation Ue» rappresenta il punto di partenza di un percorso che si presenta piuttosto complesso. Il piano e il bilancio pluriennale dovranno infatti essere approvati all’unanimità dai Consigli dei ministri nazionali dei 27 Stati membri e, successivamente, dovranno ricevere il consenso del Parlamento europeo. Entrambi questi organismi, inoltre, dovranno concordare un regolamento sul quadro finanziario pluriennale che stabilisca la spesa annuale e le condizioni del suo utilizzo. Prima che tutto ciò avvenga, sono prevedibili non pochi intoppi. Il primo si è già presentato quando la Commissione ha proposto che i fondi non vengano assegnati a quei Paesi che non rispettino lo stato di diritto al loro interno come l’Ungheria, definita dalla vicepresidente Vera Jourova una «democrazia malata».
La reazione del premier ungherese Viktor Orban non si è fatta attendere, con la minaccia di mettere il veto sull’approvazione del piano. È assai improbabile che ciò avvenga perché l’Ungheria, che rappresenta il 2% della popolazione e l’1% del Pil totale dell’Ue, riceve dal bilancio europeo fondi annuali superiori al 5% del proprio Pil. Tuttavia, si sono già fatti sentire anche i Paesi «frugali» del Nord, chiedendo che le erogazioni siano rappresentate ancor più da prestiti, piuttosto che da elargizioni a fondo perduto. In Europa, ad una tecno-struttura molto attrezzata e capace di elaborare piani complessi non corrisponde un governo politico che possa garantire tempi e modalità di attuazione di ogni decisione.
Le deliberazioni del Parlamento richiedono il voto unanime e ciò offre l’opportunità ai vari leader nazionali di porre il veto su ogni provvedimento che non risponda a loro specifici interessi. Una volta approvato il Next Generation Ue, i fondi saranno assegnati a fronte di progetti che dovranno essere conformi alle linee strategiche del piano. Tenuto conto di ciò, il nostro Governo ha affidato al Comitato interministeriale per gli affari europei, coordinato dal ministro Amendola, il compito d’individuare le linee guida relative all’utilizzo dei fondi cui dovrà seguire un organico e dettagliato piano d’investimenti. Non mancano al riguardo più che legittime perplessità sul fatto che la realizzazione di tale piano sia affidata alle burocrazie dei vari ministeri, dimostratesi fino ad oggi inadatte ad assumere decisioni rapide ed efficaci. Sarebbe preferibile avvalersi di un’autorità di coordinamento autonoma, legittimata da indiscutibili competenze tecniche e votata da maggioranza e opposizione, che nell’interesse generale del Paese s’impegnasse a tradurre le linee guida del Governo in progetti concreti da realizzare in tempi attendibili e a costi ben definiti.
Disporre di un’autorità di questo tipo garantirebbe una continuità di lavoro anche in presenza di crisi o di cambi di governo. La Francia, ad esempio, pur disponendo di una burocrazia notoriamente efficiente, ha ritenuto opportuno ricostituire «l’Ufficio del Piano» - creato da De Gaulle all’indomani della Seconda guerra mondiale - cui assegnare il compito, secondo le parole di Macron «di animare e coordinare il lavoro di pianificazione e lungimiranza rispetto all’utilizzo dei fondi europei». Proprio ispirandosi a questa esperienza, l’ex ministro del Tesoro Giovanni Tria ha proposto che la realizzazione del programma d’investimenti del Next Generation Ue venga affidata a un organo costituzionale esistente e opportunamente rivitalizzato come il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), che potrebbe costituire «il luogo dove, oltre ad essere rappresentate le componenti della società, vengano chiamati dei team tecnici di alto livello, prestigiosi e multidisciplinari, con l’obiettivo di elaborare e tracciare le strategie economiche e sociali insieme a quelle di rafforzamento istituzionali e amministrative serventi allo scopo». Una soluzione di questo tipo garantirebbe al Governo, al Parlamento italiano e alla Commissione europea un continuo quadro di riferimento, concreto e dettagliato, degli investimenti pubblici da effettuare in perfetta adesione alle linee strategiche indicate nel Next Generation Ue.
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