L'Editoriale
Venerdì 31 Gennaio 2025
Finita l’eccezione Italia: è il momento di investimenti e lavoro
ITALIA. Per capire l’attuale stato di salute dell’economia italiana sarà bene abbassare il volume della polemica politica.
Diffidare di chi seleziona i dati più rosei per dire che tutto va bene, come anche di chi imputa all’attuale Governo un’apocalisse economica in corso. Meglio guardare, per citare un nostro antenato che incarnava lungimiranza e realismo, alla «verità effettuale della cosa». In estrema sintesi, al momento non esiste più la positiva eccezione italiana sulla crescita, cioè la situazione in cui l’aumento del Pil del nostro Paese era più rapido che negli altri Stati europei. Così è stato, infatti, nel triennio 2021-2023. Un breve periodo aureo che ha colto di sorpresa tanti previsori, che a posteriori ha ricevuto spiegazioni le più diverse (dal ruolo del Pnrr – per esempio – a quello della selezione naturale avvenuta tra le imprese durante la pandemia), e che ora si è concluso. Secondo le stime preliminari dell’Istat, infatti, nel 2024 la crescita tricolore si è fermata allo 0,5%.
Lo stallo in Europa
Lo stallo a fine 2024 si è registrato in buona parte dell’Europa, Germania e Francia addirittura sono scese in terreno negativo, mentre in tutto l’anno la crescita dell’Eurozona è stata dello 0,7%. L’attività economica rimane molto più robusta negli Stati Uniti e in Cina. Così, al cospetto delle difficoltà strutturali del nostro continente (dalla debolezza demografica a quella dell’innovazione) e delle sfide geopolitiche (l’atteggiamento più imprevedibile degli Stati Uniti oltre alla consueta assertività cinese), l’Italia è tornata a essere troppo «piccola» per non risentire della congiuntura avversa che la circonda.
Il nostro Paese rimane però «grande» abbastanza per rimboccarsi le maniche al livello domestico e tentare di attutire i colpi dall’esterno
Il nostro Paese rimane però «grande» abbastanza per rimboccarsi le maniche al livello domestico e tentare di attutire i colpi dall’esterno. Sul controllo del debito pubblico sono già intervenute positivamente le ultime tre leggi di Bilancio, come dimostra lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi ai minimi da tempo. Più ampi i margini di miglioramento sul fronte lavoro: dalla contrattazione aziendale e di secondo livello può arrivare una spinta ai salari in rapporto alla produttività, a sostegno della domanda dei consumatori e della competitività delle imprese.
Infine va migliorata l’attrattività del Paese per gli investimenti internazionali e domestici: con misure «a costo zero», dalle liberalizzazioni alle sburocratizzazioni anche minute, si potrebbe alimentare crescita senza sussidi e dunque risorse pubbliche da indirizzare altrove (natalità e sanità).
Il mercato del lavoro
È il momento giusto per attuare scelte del genere. Il mercato del lavoro è infatti in condizioni positive, dunque si possono avviare riforme senza il timore di quella «tensione sociale» citata spesso come spauracchio. Inoltre, dopo il nuovo taglio del costo del denaro deciso ieri dalla Banca centrale europea, le condizioni di credito per aziende e cittadini miglioreranno almeno di un po’ nei prossimi mesi. Abbiamo davanti a noi, in definitiva, una piccola finestra temporale per agire in modo tale da non tornare a essere l’eccezione italiana di un tempo, cioè il fanalino di coda della crescita dell’Eurozona.
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