Ferrovie ora servono certezze sui fondi

ITALIA. La buona notizia che arriva dagli Stati generali delle infrastrutture organizzati dalla Regione è che Sistemi Urbani (una delle millemila società della galassia delle Ferrovie) pare fare sul serio nella partita del polo intermodale a Cortenuova.

Quella cattiva è che sul fronte del raddoppio della Bergamo-Montello e del cosiddetto «salto di montone», orribile termine tecnico che indica l’innesto diretto della linea da Treviglio ovest su quella da e per Milano, non vi sono certezze sui finanziamenti e quindi tantomeno sui tempi. Parziale consolazione, la prima opera è già commissariata e quindi si può almeno procedere sul versante della progettazione. Non per fare gli eterni scontenti, e ben consapevoli del fatto che Rfi (altra società del gruppo Ferrovie) ha investito 640 milioni di euro per il potenziamento della rete ferroviaria nella Bergamasca e della stazione del capoluogo, è di tutta evidenza che serva uno sforzo di tutti per un definitivo salto di qualità. Tradotto, bisogna fare squadra affinché i soldi saltino fuori e in tempi ragionevolmente certi, diversamente saremo di fronte al classico lavoro fatto a metà.

Per essere ancora più chiari, il raddoppio fino a Ponte San Pietro è sicuramente un passo in avanti rispetto alla situazione attuale, ma senza il pezzo fino a Montello passando per Seriate un servizio metropolitano (già meno che minimo rispetto a quanto si vede in altri Paesi ) diventa una chimera. O più semplicemente l’ennesima occasione persa. Una visione appena lungimirante dovrebbe semmai pensare al necessario per raddoppiare la linea fino a Rovato e da qui innestarsi sulla linea per Brescia e quindi l’Alta velocità, ma ora come ora non ci sono certezze nemmeno sull’arrivo a Montello.

Discorso analogo si deve fare per il «salto di montone», decisivo per ridurre i tempi delle relazioni da e per Milano, tanto più alla luce del collegamento per l’aeroporto di Orio al Serio che cambierà le modalità d’accesso e fruizione dello scalo ma anche il suo rapporto con il territorio lombardo. Con buona pace di chi, guardando all’orticello, si dice certo che sarà un flop, su quali basi non è lecito sapere, ma tant’è. Vero semmai che senza un innesto diretto sulla Bergamo-Venezia la nuova relazione rischia di essere meno efficace, ovvero più lenta, e francamente non è accettabile.

Più volte nel corso della mattinata di lavori ( format che Palazzo Lombardia intende replicare in ogni provincia) è riecheggiata la parola «sistema», intesa come fare squadra tra i diversi soggetti in campo. Nulla di nuovo, il concetto è un po’ come un fiume carsico che appare e scompare, eppure mai come di questi tempi è l’unica soluzione possibile. Anche perché tra gli aspetti indubbiamente positivi della mattinata di confronto ad Astino c’è stata una (piacevole) sensazione di notevole preparazione da parte dei dirigenti intervenuti a fare il punto della situazione. Spesso in passato abbiamo assistito a relazioni banali, se non peggio, che denotavano una scarsa conoscenza del territorio e dei suoi problemi, ieri non è stato assolutamente così.

Anche per questo motivo non bisogna perdere l’occasione e fare fronte comune per trovare soluzioni ai temi ancora sul tappeto, compresi quelli spinosi, ovvero infrastrutture discusse come la Bergamo-Treviglio e il nuovo (indispensabile, se al plurale meglio) ponte sull’Adda. Dagli Stati generali è emerso che molto è stato fatto, come l’intervento sul rondò dell’A4 per citare un intervento rappresentativo, ma parecchio c’è ancora da fare. La strada è abbastanza tracciata, ora bisogna percorrerla con la decisione necessaria. A cominciare dal Polo intermodale, un’autentica emergenza per il mondo produttivo bergamasco, per proseguire poi (anzi subito) con quegli interventi necessari alla definizione di un quadro infrastrutturale davvero completo. Basta lavori a metà (o fatti male), questo territorio non può più permetterselo.

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