L'Editoriale
Martedì 02 Agosto 2022
Equilibri fragilissimi, ma scelte obbligate
Il commento Il centrodestra, benché fortemente diviso su questioni vitali come la leadership e le alleanze internazionali, ieri si è riunito per esaminare le questioni di programma dopo aver trovato un compromesso sui collegi uninominali e su come si dovrà designare il candidato premier. Insomma, sospinti dai sondaggi che li danno vincenti, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia lavorano e vanno avanti.
Non è una sorpresa: in trent’anni di collaborazione, i tre partiti hanno sempre saputo mettere temporaneamente da parte le divisioni, le contraddizioni, le contrapposizioni personalistiche per concentrarsi sulla campagna elettorale e il risultato da raggiungere con il voto. Certo, un minuto dopo l’apertura delle urne hanno ripreso a litigare come e peggio di prima, ma solo a risultato raggiunto, buono o cattivo che fosse. La caratteristica del centrosinistra invece è sempre stata quella di riuscire a litigare prima delle elezioni, durante la campagna elettorale e subito dopo sia in caso di sconfitta (a chi darne la maggiore responsabilità?) sia in caso di vittoria (di chi è il merito maggiore?). Lo scenario nel 2022 non cambia, con la sola differenza che i tempi sono ristrettissimi, c’è poco più di un mese per fare la campagna elettorale e i problemi sono ancora tutti da risolvere. Per esempio, oggi Enrico Letta e Carlo Calenda si dovrebbero incontrare per chiudere la partita della loro alleanza. Calenda ha posto condizioni molto dure ma altrettanto chiare: no nei collegi uninominali – da votare dunque tutti insieme – a candidati come Fratoianni e Bonelli, contrari al governo Draghi, e no a ex grillini transfughi come Luigi Di Maio e altri; no a proposte di nuove tasse – Letta ne ha appena fatta una, la patrimoniale per dare una «dote» ai giovani – e sì ai rigassificatori, che è come mettere un dito nell’occhio a sinistra e verdi.
L’eterna dialettica tra le mille anime del centrosinistra si complica con i personalismi dei generali (spesso senza esercito) che le rappresentano e che minacciano sfracelli qualora non si assicuri loro un seggio sicuro
In qualche modo questa partita si chiuderà, ma certo se il centrosinistra vuole avere una minima possibilità di battere i vincitori annunciati, deve stare unito come impone la legge elettorale. Questo significa rinunce e bocconi amari per tutti: ma non fecero forse così anche Prodi, Veltroni, D’Alema, Rutelli quando misero in piedi coalizioni che andavano da Mastella a Bertinotti, da Dini a Turigliatto? L’eterna dialettica tra le mille anime del centrosinistra si complica con i personalismi dei generali (spesso senza esercito) che le rappresentano e che minacciano sfracelli qualora non si assicuri loro un seggio sicuro. Tocca a Letta mettere insieme tutte le tessere del mosaico, sperando di comporre un disegno intellegibile: lui si considera, come capo del partito più grosso, come un «fratello maggiore» ma neanche in questa veste è disposto a mettere una pietra sopra l’odio per Matteo Renzi, ormai destinato a correre da solo.
Conte e ciò che resta del M5S faranno una battaglia in solitaria, la pattuglietta che riuscirà a raggiungere Montecitorio lo farà solo grazie ai residui del sistema proporzionale
Allo stesso modo è praticamente certo che Conte e ciò che resta del M5S faranno una battaglia in solitaria, il che da una parte vuol dire che ci sarà una strage di candidati pentastellati negli uninominali e che la pattuglietta che riuscirà a raggiungere Montecitorio lo farà solo grazie ai residui del sistema proporzionale. È questo il definitivo tramonto del cosiddetto «campo largo» del centrosinistra che Letta e Franceschini hanno sognato per battere il centrodestra. Il clamoroso autogoal di Conte che ha fatto cadere Draghi facendo un regalo a Salvini e alla Meloni ha chiuso il discorso con il partito di via del Nazareno. Dove la speranza che si coltiva è molto semplice: e cioè che i voti traslochino direttamente dai Cinque Stelle al Pd. Insomma, fatica improba per Enrico Letta che non solo ha da contentare le correnti interne ma anche i rissosi alleati e i compagni di strada. Solo se riuscirà a trovare un modo per coesistere e combattere insieme si potrà contrastare la «Invincibile Armata» di Giorgia & Compagni.
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