Emergenza alluvioni, prevenire funziona

ITALIA. Ha fatto il giro del mondo lo spezzone video in cui un meteorologo statunitense commenta l’arrivo dell’uragano Milton, in diretta sulla Nbc, con la voce rotta dalle lacrime. «È semplicemente orribile» ha detto, scusandosi con i telespettatori.

In quei pochi secondi di clip abbiamo assistito alla resa totale dell’approccio scientifico di fronte a una natura che travalica ogni più nefasta immaginazione. Naturalmente, alle nostre latitudini, niente di paragonabile alla furia devastatrice di Milton. Eppure, i due nubifragi che a distanza ravvicinata hanno colpito la Bergamasca hanno fatto davvero paura, in particolare quello di ieri mattina (10 ottobre). Più che per l’evento meteorologico in sé (ce ne sono stati altri molto più intensi, in passato), per gli effetti che ha portato in un territorio che, proprio per le piogge dei giorni scorsi, era già saturo d’acqua, con terreni molto meno permeabili del normale.

Le immagini e i video del Brembo e del Serio a pochi centimetri dagli argini ci hanno fatto tenere il fiato sospeso per qualche ora. Gli smottamenti, nelle zone di montagna, non si contano

Le immagini e i video del Brembo e del Serio a pochi centimetri dagli argini ci hanno fatto tenere il fiato sospeso per qualche ora. Gli smottamenti, nelle zone di montagna, non si contano. Così come gli allagamenti nelle aree adiacenti a laghi e corsi d’acqua. Se non per l’intensità, senz’altro per il numero di eventi critici, questa ondata di maltempo dell’8 e 10 ottobre 2024 resterà sicuramente nella memoria di tanti. E va a segnare, inevitabilmente, un prima e un dopo nella storia delle calamità naturali nella Bergamasca. Innanzitutto per la portata e la vastità del fenomeno, che ha riguardato quasi tutte le zone della provincia. Ma soprattutto per la gestione con cui è stata affrontata l’emergenza.

Va detto, infatti, che al netto dei disagi e dei danni (che ovviamente ci sono, e bisognerà farci i conti nei giorni a venire), il bilancio poteva essere ben più drammatico. Invece, la combinazione di previsioni meteo millimetriche e la mobilitazione di centinaia di volontari della Protezione civile, questa volta, ha fatto trovare tutti gli attori preparati

Va detto, infatti, che al netto dei disagi e dei danni (che ovviamente ci sono, e bisognerà farci i conti nei giorni a venire), il bilancio poteva essere ben più drammatico. Invece, la combinazione di previsioni meteo millimetriche e la mobilitazione di centinaia di volontari della Protezione civile, questa volta, ha fatto trovare tutti gli attori preparati. E anche la scelta di chiudere le scuole, pur dolorosa, alla fine si è rivelata il classico dei mali minori. La presenza di molta meno gente in transito, proprio nelle ore in cui la pioggia era al massimo della sua intensità, ha evitato infatti, molto probabilmente, interventi aggiuntivi che in una giornata come ieri non sarebbero stati gestibili. Se diventasse più frequente la scelta di chiudere le scuole in caso di eventi estremi (e la storia recente ci porta a pensare che sia così), potrebbe essere interessante pensare a come ripristinare, in caso di emergenza, la didattica a distanza. Infine, mai come in questi giorni abbiamo potuto saggiare l’importanza delle vasche di laminazione (vedi quella per il Lesina a Locate o il bacino di raccolta realizzato a Gandosso, che hanno funzionato a dovere). Così come fondamentale si è rivelata la manutenzione dei torrenti e dei fiumi: l’alveo del Morla, ripulito in parte dalla violenza dell’alluvione di un mese fa e in parte dall’azione delle ruspe che sono entrate in azione nei giorni seguenti, ieri ha retto bene all’improvvisa ondata di piena. La prevenzione, di fronte a fenomeni di questa portata, è tutto.

Fenomeni in crescita

O quasi. La macchina dell’emergenza ieri si è dimostrata all’altezza della situazione. Ma la domanda è: fino a quando potremo reggere il colpo senza precipitare nello sconforto, come è successo al meteorologo d’oltreoceano? Perché va bene l’accuratezza delle previsioni, va bene l’organizzazione capillare della Protezione civile, la mobilitazione dei volontari e delle forze dell’ordine, la buona volontà di tantissimi sindaci... Ma la variabile più decisiva, e purtroppo in crescita (ormai è sotto gli occhi di tutti) è la frequenza di questi fenomeni. E in un territorio già fragile come quello bergamasco potrebbe rivelarsi un fattore di vulnerabilità micidiale.

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